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Qualcosa di bene si fa

Margherita pira

 

Tentando di digerire, anche col magone, il dolore di vedere nella città delle “Fosse Ardeatine” salire in Campidoglio un sindaco il cui partito si ispira, anche se in forma moderata, al fascismo alleato con i Tedeschi, cerchiamo di vedere se , sia pure in piccole cose, qualcosa di buono si fa.

Mi sono veramente stufata di sentir elencare e ripetere sino all’esasperazione tutte le cose che non vanno e non andavano bene già nel passato.

Credo che ora il mio sport preferito sarà quello di cercare le cose che funzionano.

Magari non molte, ma qualcuna c’è. Proprio, se vogliamo, nelle cose più semplici, ma bisogna partire da lì per cercare di ricostruire una credibilità alla politica.   

Ad esempio, nello scorso ponte del 25 aprile non ho osato mettermi in strada con  l’auto per paura di code estenuanti e ho deciso di fare un giro in centro per capire come funzionava  il “centro città in festa”

Avevo molte cose da fare e quindi le mie intenzioni erano quelle di dare un’occhiata e di tornare poi subito a casa a lavorare.

Non è stato così.

C’era veramente un’aria festosa!

Le pazze erano occupate da tanti bimbi e ragazzi che praticavano o imparavano a praticare qualche sport o erano impegnati in attività creative.

C’era anche un mini – circo con pagliacci e mimi.

Non credo che sia costato uno sproposito organizzare questo perché le attività mi sembravano in gran parte gestite da associazioni.

L’allestimento degli spazi probabilmente aveva un costo ma ampiamente giustificato dallo scopo.

Dato che io proprio bimba non sono, ho pensato bene di procedere oltre .

C’erano le bancarelle con prodotti tipici e biologici. Qui ho acquistato qualcosa. E’ divertente. Perché non farlo?

Avevo letto che in piazza del Brandale veniva presentato uno spettacolo da parte di un gruppo folcloristico piemontese. Queste cose a me piacciono e sono andata con la ferma intenzione di fermarmi pochi minuti. Mi aspettavo le solite danze tradizionali che somigliano un po’ tutte.

In effetti all’inizio è stato proprio così. Ho indugiato ad andar via ed ho visto iniziare uno spettacolo in cui era drammatizzato un episodio della storia del paese di provenienza del gruppo.
Si trattava della guerra del sale,un episodio quasi sconosciuto, probabilmente, anche agli abitanti della zona.


Era messa in scena con un’evidente scarsità di mezzi per cui era stato necessario a sceneggiatori, regista ed attori aiutarsi con la fantasia.

Quello che stupiva era la capacità di captare completamente l’interesse del pubblico, senza l’ausilio degli effetti speciali  e di una scenografia d’effetto che sono di grande importanza negli spettacoli teatrali dei palcoscenici.

   Si trattava di una vera e propria rivoluzione , già del tipo rivoluzione francese, nella zona delle Langhe: una rivolta dei contadini che avevano rifiutato di sottoporsi al pagamento della gabella sul sale imposta dai Savoia.

Alla fine del 1600 questa nuova imposta aveva messo completamente in crisi la popolazione, ma mentre tutti gli altri ad uno ad uno si erano dolorosamente assoggettati, un solo paese aveva stabilito di reagire con una sommossa.

Si era creato un comitato di ribelli e si erano scelti i capi poi questi gruppi si erano preparati allo scontro

Data la concomitanza con la data del 25 aprile, a me questo ricordava molto la Resistenza partigiana e questo mi coinvolgeva molto.

Mi è stato impossibile andare via e sono rimasta lì sino alla fine. Volevo proprio sapere come sarebbe andata a finire.

I ribelli erano ovviamente stati decimati al primo scontro ed erano stati uccisi i capi i cui corpi erano stai presentati in un lugubre spettacolo al popolo.

A me tutto ricordava terribilmente un film cui i partigiani massacrati erano presentati con la dicitura Banditi.

Poi la riorganizzazione, l’assalto tipo guerriglia alle truppe regolari,la successiva terribile rappresaglia conclusa però con un ridimensionamento della tassa.

Una storia semplice, naturalmente realizzata più con la buona volontà dei singoli e sulla loro creatività che su mezzi finanziari.

Proprio questo mi è sembrato importante.

Credo veramente che valorizzando l’individuo e sulla sua forza nella comunità, si possa ripartire.

Non mi sento abbastanza vecchia da non crederci più!

 Margherita Pira