versione stampabile

 Ventunesima puntata del “ciclone Teardo”/ Un libro da dimenticare

LA “STELLA” DI PALAZZO SISTO?

QUANDO DEL GAUDIO SCRIVEVA…

Storia di Luca Martino, l’assessore che sta conquistando quasi ogni giorno le prime pagine dei quotidiani locali. Ormai sono lontani i tempi in cui il giudice che fece arrestare Teardo e soci denunciò di essere stato preso a botte da padre e figlio che avrebbero sfasciato pure l’ufficio. Seguì una denuncia per calunnia, poi la pace e due milioni in opere di bene. A Savona va di moda “dimenticare”, ma tornano in auge, sui giornali ed in tivù, anche coloro che Del Gaudio definì <un tempo politicamente alleati di Teardo>.  E’ diventato un “lasciapassare”, un titolo di merito? Il grande “perdono”? La riabilitazione piena?

di Luciano Corrado

Savona – Ventunesima puntata della “Teardo story”, con un nuovo confronto tra passato e presente. Con “protagonisti” di ieri e di oggi, in primo piano. La novità dell’affresco è l’assessore al Bilancio e allo Sport del Comune di Savona, Luca Martino.

Per la cronaca, Martino negli ultimi mesi è l’assessore più presente nelle pagine di cronaca locale de Il Secolo XIX (27 fotografie dall’inizio dell’anno sul quotidiano genovese), un po’ meno sul concorrente torinese La Stampa.

Il ministro Melandri con Luca Martino in Sala Rossa
il 5 aprile scorso

L’assessore più gettonato, forse per le sue scelte innovative. La persona giusta al posto giusto? Promoter infaticabile della “buona amministrazione” di palazzo Sisto?

Non vogliamo ergerci a giudici in questa nostra ricostruzione storica. C’è  l’aggiunta di brevi annotazioni, per meglio spiegare gli eventi.

Ricostruzione che vede Luca Martino tra i “personaggi” di un libro ormai dimenticato, coperto di polvere, di Michele Del Gaudio, il giudice-artefice con Francantonio Granero, della caduta del “regime” teardiano, colpito quando il plotone comandava e molti ubbidivano, tacevano, subivano, giornalisti compresi.

Del resto salire sul carro del più forte, del vincitore, è lo sport praticato non solo nel mondo dei partiti, ma anche di chi scrive articoli e di chi appare sul piccolo schermo. Essere “amici” o “giullari” dei potenti di turno gratifica quantomeno con il premio della “riverenza”, della “considerazione”, della porta aperta nelle stanze del potere.


Michele Del Gaudio il giorno
degli arresti, in primo piano
Giampaolo Carlini

La storia è zeppa di episodi e meschinità umane, professionali.  Non a caso prolifica la categoria degli “afflitti da memoria corta”cosi invisi ai “grillini”.

E il giornalista più gettonato del momento come fustigatore, Marco Travaglio, ci ricorda sul Blog di Beppe Grillo, che <Un paese senza memoria è destinato a ripetere i propri errori>. O ancora: <Un paese che vive di menzogne è destinato a non conoscere neppure i propri errori>. Oppure, sempre Travaglio, <L’Italia è sommersa dalle menzogne e non ha più memoria…L’informazione di regime è il virus che l’ha ridotta cosi…>. 
Cosa ha rappresentato il personaggio pubblico Luca Martino nella storia Savona degli anni ottanta, quando militava in un partito di sinistra?

Tenuto conto che, all’epoca, Del Gaudio era anche osannato, con agiografi viventi ed in attività (vedi le interviste ed i ritagli stampa), ci limitiamo a ricostruire cosa scrisse l’ex giudice, poi parlamentare, ora ignorato dai più e rigorosamente non citato.

Scriveva Del Gaudio a pagina 126 del libro “Due anni nel Palazzo” di Tullio Pironti Editore, con prefazione di Franco Astengo, savonese doc e stretto collaboratore. L’edizione  è di dicembre 1996. La dedica: <A tutti i parlamentari che operano nell’interesse del Paese, riservando a sé solo il piacere dell’onestà>. E ancora, la citazione di Jovanotti: <Niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare>.

Nel capitolo X- Conclusioni, con la cronistoria-sintesi della sua attività, Del Gaudio ricordava: <Il 18 marzo del ’94 viene presentato a Savona il mio volumetto sulla Costituzione da Giancarlo Caselli, Alessandro Natta e don Luigi Ciotti. In sala circa 800 persone, non se ne vedevano tante da anni…Il 10 maggio 1995 viene pubblicata una mia interrogazione sul generale della Guardia di Finanza, Acciai ( P 2), sul generale Pasini (anche lui massone), su Ciliberti (numero 2 del Sismi, servizio segreto militare a Bologna). Il 3 maggio Vittorio Sgarbi  mi attacca nella rubrica “Sgarbi quotidiani”. Mi accusa  di aver arrestato Alberto Teardo perché mio nemico politico. Lo querelo il 18 maggio. Il 19 maggio vengono a Savona per trattare di “Stragi, mafia, tangentopoli”, Gherardo Colombo, Libero Mancuso, Peppino Di Lello. Ancora una volta – è sempre Del Gaudio che scrive – 7/800 persone gremiscono la sala. Il 20 maggio presento un’interrogazione parlamentare sui 12 agenti della Cia individuati dal giudice Felice Casson>.


L' assessore Luca Martino

Segue un riferimento, molto particolare, per i protagonisti savonesi. Lasciamo parlare il libro.

<Il 22 maggio Vittorio Martino e suo figlio Luca mi aggrediscono e sfasciano l’ufficio di Savona, perché rifiuto di fare una raccomandazione.

Chiamo i carabinieri….Il 27 giugno presento un’interrogazione sulle scorie radioattive. In questi giorni i Martino mi denunciano per calunnia dicendo che mi sono inventato tutto.

Intanto una fetta del PDS di Savona mi impedisce all’ultimo momento di tenere un dibattito alla locale Festa dell’Unità con Petrini, Bodrato, Bonsanti e Garavini sul centrosinistra. Appaiono articoletti sui giornali locali che evidenziano la diffidenza di una parte del PDS contro di me, anche a seguito della vicenda Martino. La solidarietà espressami dal segretario provinciale non è condivisa da alcuni: un tempo politicamente alleati di Teardo>.

Sarà solo un caso, una semplice coincidenza, ma questi “alcuni”(?), menzionati da Del Gaudio, li ritroviamo spesso nelle interviste della cronaca dei nostri giorni, tornati in auge con compiti, mansioni e ruoli vari. Di loro si ricorda anche una tivù regionale Rai che il fustigatore (solo di giornalisti, Claudio Scajola) aveva bollato come partigiani, di parte, faziosi, come raccontò un esemplare articolo de La Stampa-Liguria, ben presto dimenticato. Nessuno, come accade quasi sempre, ha chiesto conto al politico Scajola (uomo pubblico) come “andò a finire”, visto che promise di rivelare l’esito di un’indagine rigorosa sulla partigianeria del servizio pubblico ligure (Rai).

Michele Del Gaudio, invece, raccontò come si concluse quella storiaccia con i Martino.

Eccola, sempre ripresa dal libro:

Il libro di Michele Del Gaudio

<In gennaio 1996 la mia posizione è archiviata dal Gip di Savona e si procede per calunnia contro Vittorio e Luca Martino. Il 26 gennaio raggiungiamo un accordo. Ritiro la querela in cambio di una lettera di scuse ed il versamento di due milioni dei Martino per scopi sociali. I giornali ne parlano mettendo in evidenza la mia correttezza. La vicenda Martino era stata strumentalizzata perché stavo diventando troppo forte…dovevo capitolare… non dovevo essere ricandidato in caso di elezioni. Il 10 febbraio 1996 un politico pidiessino mi dice “la sera dell’11 ottobre 1995 quando vi è stata la rottura per la tua candidatura a sindaco, siamo venuti lì con la volontà di costringerti a rompere. E avevi, secondo nostri calcoli e sondaggi l’80 per cento delle preferenze al primo turno. Io ho obbedito – conclude Del Gaudio nel suo libro – ma mi accorgo che ho sbagliato>.

I giornali, seppure tra mille difficoltà e contrasti, rivelarono che al centro della poco esaltante disputa Martino-Del Gaudio c’era un problemino: fare o non fare il servizio militare per lo Stato democratico.

Michele Del Gaudio è finito nel dimenticatoio, lontano da Savona, per sua scelta? Luca Martino è diventato una “stella” di Palazzo Sisto, della giunta “illuminata” del sindaco Federico Berruti, all’epoca delle elezioni appoggiato con convinzione anche dal gruppo di Franco Orsi che se vuole smentire può farlo e ne prendano atto in Forza Italia. Luca Martino è uscito scagionato da una piccola vicenda più recente sulle firme “apocrife” elettorali. Cose da prima o seconda Repubblica.


L' assessore Luca Martino

Non è tema di oggi giudicare il “governo Berruti”, la ragione di alcune scelte, chi l’ha spinto a scegliere alcuni uomini (assessori) anziché altri. Un errore è palese: giullari e smemorati contribuiscono, da sempre, a far perdere la bussola della storia e del ragionamento razionale persino alle persone più capaci e preparate come Berruti.

Si pensa troppo ai “padreterni”, si perde il senso, come spesso ricordano Bocca e Pansa, del pudore, della decenza, della vergogna (in senso politico, ovviamente). Intanto il “popolino” dimentica in fretta.

Accadeva quando Alberto Teardo era riverito e i suoi colonnelli comandavano Savona, buona parte della Provincia, una fetta di Liguria. Il “pensiero Teardo” aveva grandiosi progetti, strategie di lungo respiro. Il tempo non ha insegnato nulla. Come rimasero lettera morta gli appelli-denuncia, scritti e pubblicati, di Franco Astengo. Le sue lucide analisi si riveleranno quasi una “profezia”.  Chiusa a chiave.


Da destra: Luca Martino, Roberto Ulivi, Giovanni Lunardon
e Massimo Zunino
(in piedi)

Fa copia, seppure tra i due “pensieri” esista un abisso, con quanto ha dichiarato nel corso di una serata di storia su “massoneria ieri ed oggi” ai giovani e agli aderenti di reteLilliput e Libera di Savona e provincia, l’avvocato Renzo Brunetti (vedi altro servizio in questo blog).E’ la storia di Savona politica, partitica, economica, amministrativa, giornalistica. Soprattutto affaristica e riverita.
E’ l’evoluzione dei comportamenti (vedi a proposito un eloquente ritaglio de Il Secolo XIX del 23 febbraio 1994...)

Non serve mettere in “castigo”, ridurre al silenzio i giornalisti ed i politici scomodi, irriverenti, fare casta, magari organizzare ritorsioni occulte, avvertimenti in stile mafioso.

Prima o poi c’è sempre qualcuno che parla, ascolta, rivela. Lo accenna anche un editoriale del direttore de Il Secolo XIX a proposito della vicenda da squallore accaduta nel porto di Genova in tempi non remoti. Gli accordi – sottobanco – tra chi “comanda” in Liguria (Burlando-Scajola).

E chi comanda a Savona e decide nel bene o nel male le sorti della città? Dei giornalisti? Esiste solo l’eccezione di quel giornalista di Repubblica-Lavoro, di Genova, citato con disprezzo dal direttore Vaccari? Le “gole profonde” assicurano che non è così. Invitano ad aspettare perché il tempo è galantuomo. Lo fu con Teardo e soci. La storia dovrebbe perlomeno fare scuola. Senza rancori.

Luciano Corrado