versione stampabile

 Ciclone Teardo”/ventesima puntata con documenti “sconosciuti”

Quel“dossier” finito a Pertini

Le lettere di Boccia, di Astengo

La ricostruzione storica di questa puntata porta alla ribalta un capitolo noto a pochissime persone e che fu solo accennato dai giornali dell’epoca, in particolare scrisse “Paese Sera” e il collaboratore Ennio Remondino. Cosa consegnò Renzo Bailini al presidente della Repubblica, il savonese Sandro Pertini? Come reagì il procuratore della Repubblica, Boccia, alle notizie della sua iscrizione agli Anysetiers che il ten.Col. Bozzo definì <presunta loggia massonica>? Cosa scriveva, all’epoca, il politologo Franco Astengo? Cosa è accaduto fino ad oggi?

di Luciano Corrado

 


Sandro Pertini

Savona – Ventesima puntata del “ciclone Teardo”, in chiave storica. Ai lettori proponiamo un documento conosciuto da pochissime persone. E’ il dossier, citato in alcuni articoli nella fase iniziale delle indagini (in particolare da Paese Sera di Roma), che Renzo Bailini firmatario dell’esposto-trappola contro il “clan”, inviò/consegnò (?) al presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Impossibile, per motivi di spazio, riportare le 29 pagine e i 27 allegati.

Ci limiteremo alla sintesi e a riprodurre il “comunicato stampa”, firmato da Bailini, su carta intestata di un’associazione della quale non si era mai scritto. (vedi documento….).

L’intestazione: “Associazione Italia agli Italiani”, con sede (allora) e indirizzi. Nessuno ha mai scritto che tutto ebbe inizio da Albenga e poi fu la volta del Savona-Calcio.

Scriveva Bailini nel comunicato stampa (allora ignorato perché nessuno dava credito ad un sconosciuto “presidente generale dell’Associazione Italia agli Italiani”): <Informo i signori corrispondenti della stampa locale  che in data 18 cm (siamo nel luglio 1981 ndr) ho fatto pervenire al Presidente della Repubblica, on. Sandro Pertini, un dettagliato rapporto riguardante l’incredibile situazione politica di Albenga>.

E aggiungeva: <Il “dossier Albenga” composto da 29 pagine dattiloscritte e 27 allegati, consegnato al presidente Pertini, spiega tutti gli avvenimenti che hanno visto come protagonista la vita amministrativa della città dalle elezioni comunali dell’8 e 9 giugno 1980 ad oggi. Nel documento vengono elencati i nomi dell’attuale giunta, dei consiglieri comunali e …basta agli amministratori comunali corrotti alla guida della Città, giù le mani dalle città…è giunto il momento, caro Presidente di togliere la Città delle Tre Torri dalle mani di occulti personaggi…colgo l’occasione, signori corrispondenti della stampa per respingere le accuse (democristiane) secondo cui mi sono prestato al “gioco dei comunisti”…>.

Chi ha vissuto quel periodo da cronista locale ritenne di trovarsi di fronte un esaltato in delirio di esternazioni. Poi si saprà, invece, che Bailini a Milano aveva rapporti, assai confidenziali, con un paio di big socialisti a livello nazionale. Nel savonese, dove si erano trasferiti i genitori prendendo in affitto un esercizio alberghiero, Renzo Bailini, fece conoscenza con alcuni esponenti della massoneria e per un breve periodo entrò anche in un loggia di Imperia.

 E’ in quell’ambiente che maturò le prime conoscenze del gruppo teardiano – come abbiamo pubblicato in precedenti puntate – molto presente con buona parte dei suoi esponenti finiti in carcere in una o più logge massoniche anche di diversa obbedienza (Palazzo Giustiniani e Piazza del Gesù). 

LA COPIA DELL’ESPOSTO

A questo punto vale il caso offrire ai lettori la copia integrale (mai pubblicata) dell’esposto-denuncia che Bailini firmò nell’ottobre 1981. La prima inviata per lettera alla Procura della Repubblica andò smarrita. La seconda, come abbiamo ricordato nella precedente puntata, fu consegnata e “verbalizzata” dal maresciallo Pietro Moretti della squadra di polizia giudiziaria della Procura. Esposto indirizzato  al sostituto procuratore della Repubblica, Filippo Maffeo, all’epoca in servizio a Savona (vedi esposto... trattandosi di fotocopia, gli anni l’hanno “schiarito…).


Renzo Bailini

Il lettore che ha seguito le precedenti puntate potrà rendersi conto quale livello informativo aveva Bailini e come sia stata l’allora cronaca sportiva de Il Secolo XIX ad essere, involontariamente, il tassello che permise di far emergere il filone  “finanziamenti-tangenti”.

Renzo Bailini, a conoscenza delle tangenti, aveva gettato l’amo in attesa di abboccamenti. Cosa che avvenne con Leo Capello e che sfuggi anche a Camillo Boccia, procuratore della Repubblica, il quale con la sua richiesta di archiviazione acceleratissima permise al neo capo dell’ufficio istruzione Antonio Petrella (già allertato) di negare l’archiviazione con la richiesta di indagini. Un autogol che qualcuno non perdonò proprio a Boccia.


LETTERA DEL PROCURATORE

Quel Camillo Boccia che il 12 giugno 1985 (a due anni dagli arresti del clan), con una lettera al direttore del Secolo XIX, scriverà: <Ho conosciuto ed incontrato in alcune manifestazioni pubbliche e meeting culturali Teardo, in allora presidente della Regione; Abrate, presidente della Provincia, Caviglia, presidente della Camera di Commercio, nonché gli architetti Gaggero e De Dominicis>.

Altra cartina di tornasole e della cronache sportive: <Ho conosciuto ed incontrato alcune volte sulle tribune del Campo sportivo della squadra di calcio del Savona, Capello Leo, da me poi sentito in merito alla vicenda del finanziamento alla suddetta squadra. Ricordo di aver conosciuto l’ex sindaco di Albenga, Testa in occasione di una manifestazione floreale. Degli altri imputati è possibile che abbia conosciuto l’ex sindaco di Finale Bottino Lorenzo

La notizia che io sia iscritto a logge massoniche coperte e o non, è destituita di qualsiasi fondamento e, pertanto, del tutto fantasiosa. E’ vero invece che sono iscritto al Club degli Anysetiers che secondo il rapporto dei carabinieri del  ten .col. Nicolò Bozzo, e di cui sono venuto a conoscenza solo in epoca recente, potrebbe essere una loggia coperta della massoneria. Al riguardo al presidente del Club (non cita il nome perché il personaggio risulterà poi un massone ndr) testualmente ho scritto: <Mi rifiuto di pensare che la notizia possa essere vera, in quest’ultima ipotesi il club avrebbe carpito la mia buona fede all’atto della mia iscrizione, non avendo mai inteso iscrivermi a logge massoniche>.

Orbene il rappresentante in Italia del citato ordine degli Anysetiers – proseguiva la lettera al Secolo XIX di Camillo Boccia – mi ha dato ampie assicurazioni che detto club non ha nulla di segreto e non è collegato a logge massoniche coperte o non, comunicandomi che ad esso è iscritto un alto Ufficiale dei carabinieri, di grado ben più elevato di quello del ten.col. Bozzo…>.

Per la cronaca aggiungiamo che, purtroppo, molti alti generali dei carabinieri risulteranno iscritti alla massoneria deviata e non, e persino alla P2 di Licio Gelli e dove era “tesserato” anche Alberto Teardo, ma lui sostenne di essere stato ingannato e di non aver mai inteso appartenere ad una loggia segreta.

Un balzo in avanti. I due tempi: epoca teardiana e post teardiana.

C’è chi sostiene, citando un susseguirsi di avvenimenti e la rete di interessi creatasi, di persone al potere, che siamo lentamente tornati, pure in provincia di Savona, ad un decadimento di valori.

Giorgio Bocca ha scritto: <Sono scomparse la decenza e la vergogna, la ricerca della stima altrui…, il nuovo potere può contare sull’impunità del denaro…è un caposaldo del sistema>.


Franco Astengo

 

LETTERE DI FRANCO ASTENGO

In effetti, a Savona, tra le pochissime persone che almeno ufficialmente hanno tenuto desta (con ripetuti interventi sulla stampa) la “questione morale” c’è il politologo Franco Astengo.

Ecco una prima carrellata, da tempo nel dimenticatoio generale, di alcune sue lettere/interventi sui giornali.

Primo intervento. Scriveva Astengo quando ricopriva la carica di segretario  del Pdup di Savona: <Alcuni giorni fa “il manifesto” ha ospitato un’aggiornata e dettagliata cronaca degli ultimi avvenimenti relativi al “caso Teardo” e alla gravissima questione morale che ha investito l’intero tessuto istituzionale degli enti locali liguri…Dalle vicende liguri emergono alcuni dati molto precisi: non ci troviamo di fronte ad un comune caso come a Torino. E’ invece emersa la formazione progressiva di un contro-potere organizzato sul modello della P 2. …Questo contropotere ha occupato le istituzioni…presidenze di enti….sindaci…installandosi in gangli vitali del potere e non incontrando

 alcuna resistenza da parte delle forze alle quali era storicamente delegata la gestione amministrativa….

Si è proseguito sul modello di sviluppo fondato sul rapporto “cultura del cemento/pratica delle tangenti….con una grande concentrazione di capitali sul territorio, favorendo lottizzazioni, gigantismi, distorsioni clamorose nell’uso degli strumenti urbanistici…al Pci è toccato innalzare la bandiera della difesa dell’esistente, sulla base di un industrialismo ormai buono soltanto a conservare i voti…agli altri sono spettati invece i settori emergenti nei quali si è dato vita ad una privatizzazione selvaggia, sul quale è fiorito l’impero delle connessioni tra mafia e politica….> .

“il manifesto” ricordava che, dopo il “caso Teardo”, a Savona, quasi non c’è stata discussione, se non tutta interna al Pci. Il sindacato non ha detto parola. …Qui la sinistra governa da sempre, eppure è stata incapace di discutere, cosi come è stata incapace di proporre una politica economica alternativa ed un’ innovazione del tessuto produttivo>.

Altro intervento di Astengo sempre su “il manifesto”: <..L’allontanamenton di Granero e Del Gaudio da Savona appare un episodio inquietante…i due giudici se ne vanno, ma il loro lavoro non è certamente ultimato (invece tutto finirà in una bolla di sapone, per merito o demerito di chi? ndr).Fra le pratiche giacenti ve ne sono almeno due (Astengo non immaginava che la terza arriverà con le aree Italsider, altra bandiera bianca della resa ndr). Eccole: la Teardo bis, più estesa e dirompente della precedente se guardiamo alla quantità di comunicazioni giudiziarie già partite…Per di più è ancora in piedi, dopo 12 anni, l’inchiesta sugli attentati dinamitardi che colpirono Savona nell’inverno 1974 ed esistono fondate ipotesi di collegamento, a livello di cospirazione politica ed esecuzione materiale, con lo stesso gruppo che malversava sulla cosa pubblica ligure. Le vere ragioni del trasferimento dei due giudici – proseguiva Astengo -  sono da ricercarsi nell’isolamento nel quale sono stati lasciati dall’intera struttura del tribunale, di fronte all’enorme mole di lavoro accumulatasi in questi anni, e alla precisa volontà espressa di portarla avanti si è risposto con l’impossibilità di ottenere l’aiuto…la mia opinione è di un ritorno di fiamma mai spenta P 2, vero centro motore di tutte le molte operazioni a delinquere sviluppatesi in Liguria negli ultimi 15 anni….Le  forze politiche tacciono o si muovono timidamente, per paura di rovinare precari equilibri politici. E’ la solita storia. Serve a tutti, in particolare alla sinistra, governare in discesa con questi personaggi, permettendo loro non tanto e non solo di curare i propri interessi, ma soprattutto di continuare a danneggiare gravemente l’economia e la società>.

Per ora ci fermiamo qui, Proseguiremo con la prossima puntata. Savona, la Liguria, l’altro ieri, ieri, oggi, domani. La non memoria, la non informazione cancella, deturpa, deforma. Consente persino scambi di ruoli. Da accusatori ad accusati. Da sconfitti a vincitori, magari con il voto popolare, anche grazie all’informazione imbavagliata, servile che attacca il carro dove il “padrone di turno” vuole.

E solo due anni fa Franco Astengo (vedi…) che riproponiamo. Per non dimenticare.

Luciano Corrado