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                 Appunti di Viaggio

Silvio Rossi

 

Mi ritrovo in Cina dopo trent’anni e non posso che essere favorevolmente impressionato dagli enormi cambiamenti avvenuti dall’ultima volta che sono stato in questo grande paese.

 Allora avevo visitato una Cina appena uscita della rivoluzione culturale di Mao portata avanti dagli ultracomunisti Lin Piao e Cian Cin che avevano non pochi ammiratori tra i nostri militanti dell’allora PCI .

Chi ha la mia età ricorderà benissimo quanti italiani si vestivano e mostravano con fierezza i libretti rossi e gli  emblemi di quella che era considerata la chiave della emancipazione dei popoli e il mezzo  per realizzare la umana felicità, che sono poi  gli stessi che ora hanno trovato in Chavez (!!!) il loro nuovo idolo,  mi riferisco a quelli che vorrebbero rifondare il comunismo duro e puro e che in Italia sono ancora “nostalgicamente” non pochi.

 Peccato che, ovunque il comunismo si sia affermato abbia solo creato disastri economici e soppresso la libertà dei popoli e naturalmente abbia ridistribuito il 100% del  nulla.

 Veniamo alla Cina di trent’anni fa, un paese poverissimo dove la uguaglianza era all’infimo basso livello, tutti vestiti uguali, tutti a mangiare un pugno di riso, tutti a papagallare quello che il regime propagandava;  non vi era un’automobile, se non quelle dei mandarini rossi,  non vi era un negozio che offrisse  qualcosa di diverso dalle tuniche blue con la stella rossa,  gli unici libri a disposizione erano solo quelli del regime.

 Fortunatamente la politica di Nixon (il tanto detestato presidente americano  da noi allora giovani comunisti italiani) e l’intelligenza e la pragmaticità di Deng Xiaoping hanno aperto le porte di questo immenso paese all’occidente e l’occidente è penetrato, certo con tutte le sue contraddizioni, ma anche con la vera chiave per la emancipazione dei paesi poveri: lo sviluppo economico.

 In pratica il partito comunista cinese ha compreso bene che per salvarsi doveva sfamare e fare il popolo felice e per farlo doveva lasciare libertà all’iniziativa privata , eliminando tutte quelle leggi egualitarie tanto care ai nostri comunisti locali,  insomma doveva aprire le porte al tanto detestato capitalismo liberista .

 “Cinesi rimanete comunisti ma arricchitevi!” fu in pratica il messaggio “cifrato” dei seguaci di Deng Xiaoping e i cinesi, liberati dalle briglie dei piani economici dettati dall’alto,  hanno invaso il mondo con i loro prodotti.

 Shanghai è una città straordinaria, è la città che più ti impressiona per la sua dinamicità, una New York con ancora più voglia di stupire.

Hanno perso trent’anni, ora vogliono recuperare il tempo perduto a grandi passi:  grattacieli mozzafiato ultramoderni, elettronica alla portata di tutti , negozi immensi con le più grandi firme mondiali, da Armani a Cartier, da Lanvin a Gucci, nel centro vedi girare Bmw e Porche Cayenne e la prima donna alla guida di una Ferrari, io l’ho proprio vista nel Bud di Shanghai.

 Che dire poi della gioventù…tutti vestiti con firme (in verità per lo più contraffatte) ma significatamene vestiti all’occidentale e muniti di tutto quello che hanno gli occidentali, anzi di più, infatti non so quanti in occidente hanno  nel loro telefonino il collegamento internet e la posta elettronica in tempo reale; i giovani cinesi pullulano nelle discoteche, si ritrovano ai Mc Donald, sono sempre sorridenti.

 Io in una settimana non ho visto per strada che gente sorridente, al contrario di quando trent’anni fa mi aggiravo per le vie di Canton e percepivo  la tristezza e vedevo la povertà, anche se in verità era una povertà dignitosa.

Certo Shanghai è una città terribilmente inquinata,  migliaia di industrie sono concentrate nella cintura metropolitana, il traffico è smisurato e malgrado che le strade siano ben tenute e  i mezzi pubblici siano funzionali (vi è pure un treno  che viaggia a 420 km/ora) solo il fatto che la popolazione raggiunge i 18 milioni di abitanti incide enormemente sull’ambiente

In futuro, mi dicevano,  le industrie saranno delocalizzate verso il centro del paese e certamente saranno equipaggiate di mezzi sullo standard occidentale per abbattere le conseguenze sull’impatto ambientale, certo in futuro sarà così, ora purtroppo devono recuperare il tempo perduto in trent’anni di comunismo alla Lin Piao…quello che i nostri “giornalisti” alla  Minà allora decantavano come il baluardo alla società capitalista  assieme naturalmente al Fidel; ora che purtroppo  per loro questo filone è terminato  è rimasto loro solo Chavez!..un po’ pochino, anche  perché  mentre una volta quando non vi erano parabole e viaggiare era più problematico e l’Unità era il vangelo ed  era più facile farsi infinocchiare dagli incantatori di serpenti, oggi basta prendere un aereo e farsi un volo in Venezuela per toccare con mano.

 Ah …dimenticavo di menzionare lo scopo del mio viaggio (volo via Parigi visto che Malpensa non è più hub) : 

La settimana scorsa ha avuto successo a Shanghai la quarta Fiera della Nautica,  perché adesso anche i cinesi cominciano ad arricchirsi e a interessarsi alle imbarcazioni di lusso, già sono in progetto 15 marine da realizzarsi nel comprensorio di Shanghai e ulteriori progetti sono in embrione.

Naturalmente noi italiani, che in questo settore siamo all’avanguardia, in seno all’esibizione l’abbiamo fatta da padroni e sono certo  che vi saranno possibilità future di esportazione dei nostri prodotti (Una barca Azimut, con a bordo due belle cinesine in bikini, proveniente da Savona faceva bella mostra all’ingresso della Fiera) per cui in periodi di stagnazione economica sapere di poter sfondare in un paese con potenzialità infinite è una bella consolazione per la nostra industria. 

Speriamo che non sorgano anche laggiù gruppi tipo i nostri pseudo  ambientalisti  che possano rallentare la costruzione delle suddette marine e quindi dello sviluppo nostro e loro.

 Sono molto ottimista tuttavia, credo proprio che laggiù  nessuno bloccherà lo sviluppo  perché al contrario dei nostri  comunisti (ora trasformatisi in comunistoambientalisti),  in Cina  i Lin Piao li hanno potuti provare dal vero e della triste esperienza del trentennio “duro e puro”  ne hanno fatto tesoro. 

Silvio Rossi (Lega Nord)