Ici. Già il governo Prodi aveva previsto sgravi sull’Ici prima casa per i contribuenti meno abbienti: nel caso di Savona, ad esempio, il mancato introito è di un milione e 200 mila euro. Ma le misure compensative furono contestuali e sono già in atto. Ora invece si parla di abolizione totale dell’odiato balzello, ma non si sa con quali risorse si tapperà la falla aperta nei bilanci - già difficilissimi - dei Comuni. Il capoluogo perderebbe 4 milioni, i Comuni principali della provincia cifre che si aggirano tra i 700 mila euro e il milione. «L’abolizione dell’Ici prima casa è una cosa condivisibile - ha detto ancora Martino - ed è in linea con la politica fiscale di questo Comune, in un momento di grande difficoltà economica per i cittadini e le famiglie. Ma è uno sforzo che gli enti locali non possono sopportare, se ne deve fare carico lo Stato». «Non c’è dubbio - ha detto il sindaco di Finale Flaminio Richeri (Pdl) che spetterà al governo compensare il mancato introito». Cauto il sindaco di Loano Angelo Vaccarezza, coordinatore provinciale del PdL: «Aspettiamo che venga approvata dal consiglio dei ministri». L’assessore al bilancio di Alassio, Fabrizio Calò (PdL), dice: «Sono d’accordo sul principio. Ma come tutti i Comuni abbiamo un bilancio ridotto all’osso e non possiamo rinunciare a risorse che servono per garantire i servizi». Giuseppe Pelosi (Pd), assessore al bilancio di Albenga: «L’Ici ci serve per pagare gli stipendi ai 242 dipendenti comunali e se venisse ridotto non sapremmo proprio come fare. Potremmo alzare di due punti l’addizionale Irpef, ma è un momento di difficoltà economiche per le famiglie». A Cairo il sindaco Fulvio Briano (Pd) e l’assessore al bilancio Stefano Valsetti (Pd) sono netti: «Il discorso è semplice. Senza gli introiti Ici si va tutti a casa». Alternative? «Hai voglia ad aumentare l’aliquota Irpef, ma sarebbe una briciola». A Carcare il sindaco Angela Nicolini (Pd): «Se venisse cancellata l’Ici, si dovrebbe ripristinare un trasferimento di risorse statali come era prima del 1993 quando l’Ici fu istituita. Altrimenti è bancarotta».
Centrale e industrie. Il neosenatore Franco Orsi ha dichiarato con chiarezza il suo favore all’ampliamento della centrale di Vado, se questo significa diminuire le emissioni e aumentare la produttività. Sasso nello stagno anche su Ferrania: «Bisogna vedere se ci sono i soldi. Più ampio il respiro dell’accordo che volle Scajola». Finale e l’area ingauna attendono con il fiato sospeso che si firmi l’accordo sul trasferimento Piaggio. L’Aurelia bis è pronta a partire, mentre il completamento del raddoppio ferroviario Finale-Andora attende i finanziamenti. A far discutere è soprattutto la centrale. Subito in campo l’ex vicesindaco Margherita Attilio Caviglia, passato ad una dura opposizione sulla vicenda piattaforma: «Il fatto che gli esponenti savonesi eletti in Parlamento abbiano dichiarato il loro parere favorevole a piattaforma container e potenziamento della centrale termoelettrica mi spaventa». Ma è dal sindaco Giacobbe (Pd) che arriva lo stop: «Prima di parlare di qualunque potenziamento bisogna intervenire sull’esistente, a partire dalla questioni aperte come la copertura del parco carbone e i controlli puntuali e rigorosi delle emissioni prodotte già oggi». Prosegue Giacobbe: «Ero e rimango scettico sull’impiego del carbone. Un nuovo gruppo a carbone significherebbe avere un impianto nuovo, ma che tra appena 10 anni sarà obsoleto: con le normative europee sulle emissioni, il rischio è di trovarsi in fretta fuori dai parametri».