Il Savonese alle prese con una crisi industriale che non conosce fine
LA STAMPA
  Qualcuno riesce anche a scherzare sul gol in fuorigioco di Trezeguet al Parma, ma nei loro occhi e nelle loro parole c’è la preoccupazione di chi guarda al futuro e ci vede un precipizio. Cinquantun licenziamenti, questo attende i 165 dipendenti della ex Vetrotex di Vado Ligure.
Uno su tre si ritroverà senza lavoro, in un’area che da tempo sta conoscendo una dura crisi economica. Ed è per dire no agli esuberi, «almeno non a un numero così elevato» che ieri, alle 14, i dipendenti della fabbrica di fibre di vetro, che lo scorso novembre è diventata di proprietà dell’americana Owens Corning, si sono riuniti in assemblea con i rappresentanti sindacali. Si è deciso di applicare un pacchetto di 51 ore di sciopero, tante quanti gli esuberi, ma ancora l’rsu non ha stabilito le modalità. È stato anche fissato un incontro per oggi pomeriggio in Comune a Vado, alle 17, con il sindaco Carlo Giacobbe, l’assessore provinciale Roberto Peluffo e i sindacati, alla presenza dei dipendenti dell’Ocv. Così da rendere sociale il problema «perché in questa fabbrica lavorano molti vadesi - dice l’operaio Emilio Lottero - e quindi chiediamo l’aiuto delle istituzioni, affinché non ci abbandonino».
L’età media degli occupati è, grosso modo di quarant’anni, e chi fa i turni guadagna tra i 1200 e i 1300, meno chi non li fa. I più giovani sono lavoratori interinali e fuori da qui la situazione non è più allegra, anzi: «Altre realtà lavorative in zona non ce ne sono - continua Lottero - e non possiamo certo pensare alla piattaforma Maersk. Di quella si parlerà tra dieci anni, ma noi il lavoro rischiamo di non averlo più il prossimo anno». «Diventeremo precari » è la paura. «Cinquantun licenziamenti è una cifra notevole - aggiunge il collega Antonio Murru -. È un chiaro tentativo di ridurre i costi il più possibile. E temiamo anche l’esternalizzazione dei servizi». «Ad ogni ristrutturazione abbiamo sempre avuto la chiusura di uno o più reparti - ricorda Osvaldo Veglio, dipendente dall’84, quando c’erano circa 500 dipendenti (550 nel ‘76) - ma adesso si esagera. Non abbiamo mai puntato i piedi, ora ho paura che sia tardi». «La verità - osserva amaro Vincenzo Esposto - è che ormai gli americani e anche i sindacati hanno già deciso tutto e a noi resta ben poco da dire o da fare».
La maggior parte di loro ha moglie (qualcuno almeno lavora) e figli che senza lo stipendio della ex Vetrotex rischierebbero di trovarsi all'improvviso dall’altra parte della barricata, sul lato dell’indigenza. La paura è più forte di qualsiasi rassicurazione. Venticinque o trenta lavoratori potrebbero, in due o tre anni, sfruttare lo scivolo del prepensionamento, ma gli altri? «A noi chi lo dà un lavoro?».
Fulvio Berruti, segretario provinciale della Filcem-Cgil promette battaglia: «È una condizione inaccettabile - ma concede - almeno la costruzione del nuovo forno è una buona notizia ed evita la temuta chiusura dello stabilimento».
Reazioni
Pino Congiu Carlo Giacobbe Luciano Pasquale

“Cerchiamo insieme la soluzione migliore”
La perplessità del sindacato è tutta nelle parole di Pino Congiu, segretario provinciale della Uilcem: «Gli elementi di chiarimento sul nuovo forno forniti la dirigenza dell’Ocv non ci hanno convinto. L’entità dell’investimento di 8 o 9 milioni di euro sembra troppo basso rispetto a quello che sembra essere un progetto di questa entità». E qui il sindacalista porta un esempio pratico: «Dieci anni fa il rifacimento del forno costò 24 miliardi di lire, qualcosa come 12 milioni di euro, ecco perché oggi mi sembrano pochi. Il rifacimento è una buona notizia, senza dubbi, ma che tipo di intervento sarà?».
Ovviamente il no ai 51 esuberi è totale: «Ci sembra una riduzione poco razionale. La sensazione è che vogliano tagliare i costi per rientrare dell’investimento in pochi anni. Dobbiamo partire da un confronto negoziabile e chiedere alla dirigenza di entrare maggiormente nel merito di molti aspetti, così da avere più chiarezza».
Il sindacato chiede di confrontarsi su problemi concreti e gestibili e di coinvolgere nelle trattative le istituzioni. Ecco perché oggi ci si siederà intorno al tavolo in Comune con il sindaco Carlo Giacobbe: «Il nostro sostegno si muove su due livelli: intanto la vicinanza sociale e politica che chiama in causa altri lavoratori e livelli superiori con la Provincia e la Regione, perché l’ex Vetrotex è una delle realtà industriali più importanti del Savonese ma anche della Liguria; poi vedere se ci sono strumenti amministrativi in azienda per gestire la situazione e verificare la congruità degli interventi, la garanzia che siano a lungo termine e vedere se ci sono altri investimenti che pongano l’impianto al massimo della competitività». Giacobbe è dunque contrario al ridimensionamento: «Dobbiamo capire qual è il vero numero di esuberi a cui mira l’azienda, perché 51 credo che sia il punto di partenza della trattativa». Niente drammi, comunque: «Nel Vadese non c’è crisi occupazionale, anche se è vero che manca l’offerta di lavori stabili. Certo, non possiamo accettare che l’industria scelga il ridimensionamento».
Guarda agli ammortizzatori sociali Luciano Pasquale, direttore dell’Unione Industriali: «È con essi che va gestita la situazione. Portare alla pensione dove è possibile a verso altra occupazione negli altri casi». Pasquale guarda indietro: «Nelle ristrutturazioni del passato non si sono creati lavoratori precari, penso ad esempio alla Roland di Altare, cinque anni fa. E poi se oggi a Vado lavora ancora la Bombardier è perché negli Anni 80 si è intervenuti per ristrutturare. É dunque una buona cosa che si investa a Vado e che l’ex Vetrotex non chiuda come paventato. Ora abbiamo la certezza che questo stabilimento avrà un futuro». \
ALBISSOLA M.PROSEGUONO GLI SCIOPERI DOPO L’ALLONTANAMENTO DI QUATTRO DIPENDENTI
Sindacati e proprietà della Fac sono ancora lontani dall’intesa
Continua il braccio di ferro tra maestranze e proprietà della Fac (Fabbrica Albisolese Ceramiche) di Albisola Superiore. Lunedì il licenziamento di 4 operai dell’officina ha provocato reazioni a catena e scioperi a singhiozzo. Gli incontri dei giorni scorsi tra il prefetto Nicoletta Frediani, l’assessore della Provincia Roberto Peluffo, Claudio Banci dell’Unione Industriali, il sindaco di Albisola Nello Parodi e i fratelli Alberto e Silvia Canepa, amministratore delegato e presidente della Fac, non hanno portato a nulla.
Irremovibile l’azienda, irremovibili i sindacati. Ieri totale astensione dal lavoro con il corteo di lavoratori che al mattino ha stazionato ai cancelli della fabbrica sul lungotorrente Sansobbia per sfilare fino al municipio, dove una delegazione è stata ricevuta dal sindaco e dal vice Guido Di Fabio. Oggi si riprende con il primo turno delle 6, in attesa dell’esito dell’incontro mattutino tra le parti all’Unione Industriali di Savona. Se i sindacalisti usciranno a mani vuote, in calendario sono già previste almeno altre 48 ore di serrata.
Intanto, esce allo scoperto la dirigenza della Fac-Porcellane Afc: «La nuova presidenza (subentrata nell’agosto 2007, ndr.), si batte per salvaguardare l’occupazione, grazie ad un piano di rilancio che punta sulla qualità assoluta del prodotto e sulla modernizzazione dei reparti produttivi, come è necessario per chi affrontata le sfide del mercato globale puntando sull’eccellenza del made in Italy - spiegano dal direttivo - . I quattro esuberi non sono né improvvisi né ingiustificati. Se ne era discusso in due incontri all’Unione Industriali con i sindacati e in altre riunioni con le rsu. Colloqui da noi voluti nell’ottica della concertazione e mirati a discutere soluzioni alternative compatibili con le inevitabili esigenze economiche e finanziarie della società». Dalla direzione si aggiunge: «L’atto nulla c’entra con una situazione di crisi. Piuttosto, è frutto di una necessaria attività di riorganizzazione per il rilancio e l’incremento in un mercato globale sempre più aggressivo».
«Non si può parlare di una fabbrica in difficoltà - ha aggiunto Luciano Pasquale, direttore dell’Unione Industrali di Savona -, quando ha sempre e regolarmente pagato stipendi, contributi previdenziali, imposte dirette e indirette, dei fornitori e senza aiuti esterni». \