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E’ maturo, oggi, discutere sulla RU 486 ?

Carla Venturino

 

L’RU 486 (la pillola abortiva) rappresenta soltanto un metodo (di esclusiva pertinenza scientifica e tecnica) per realizzare un intento attualmente consentito dallo Stato, ritengo non rappresenti pertanto un principio sul quale discutere.

Prima di entrare nel merito della discussione sulla Ru 486 è necessario quindi delineare i principi a monte del suo utilizzo: se porsi a favore o contro l’aborto, con quali regole e limiti: confermare quelli di oggi o modificarli.

 

Nel caso in cui si dovessero continuare a riconoscere i diritti sanciti dalla legge 194 del 1978, che regolamenta l’interruzione volontaria della gravidanza, sarà la comunità scientifica, dopo aver svolto le dovute, precise verifiche sul farmaco (eventuali controindicazioni mediche, effetti collaterali, rischi per la salute), ad indicarne l’uso.

 

 Fare ulteriori distinguo sarebbe soltanto ipocrisia.  

 

Qualche riflessione: 

 

  • Allo stato attuale, finché rimane in vigore una legge nazionale che consente l' IVG (attraverso un intervento chirurgico), per coerenza si deve anche accettare l'uso della RU 486.

  • Rispetto all'intervento chirurgico tradizionale è meno invasiva, probabilmente meno traumatica dal punto di vista psicologico, più economica e rappresenta soltanto l'evoluzione di un metodo vecchio di trent 'anni.

  • Darebbe alle donne appartenenti ai diversi ceti sociali pari opportunità.
  • Diminuirebbe il numero di IVG clandestine.

  

Non bisogna però dimenticare che:

 

  • Esiste il rischio è che la RU 486 possa diventare una sorta di "comodo" contraccettivo, nel caso in cui fosse confermato il diritto all’I.V.G. si dovranno perciò cercare e trovare regole perchè ciò non si verifichi

 

In conclusione: 

  • Il dibattito non dovrebbe vertere su: “RU 486 sì”, “RU 486 no”, bensì sul rispetto della vita in senso generale: su quello della donna? Della coppia? Su quella della vita intrauterina? Individuare i diritti e i doveri dei protagonisti, decidere se l’essere più debole, colui che non ha voce ha  diritto ad avere una voce.

  • Decidere quindi le priorità, chi salvaguardare, chi tutelare e in che tempi e in che modi.

  • Tutto deve essere tenuto in considerazione: dalle nuove opportunità offerte dalle biotecnologie, all’educazione finalizzata alla procreazione responsabile, alla tutela dei vari protagonisti.

E oggi?  

Nella realtà oggi  l’Italia dice “no” a chi, al TERMINE della sua vita,  consapevolmente chiede di interrompere, su di sé, l’accanimento terapeutico e dice “sì” all’interruzione della vita di chi non ha la possibilità di esprimersi, pur essendo  ALL’INIZIO della sua vita.

 Coerenza?

 

 Carla Venturino                                             Celle Ligure, 13 aprile 2008