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Comunque vada…
bisogna riprendere il cammino

 Domenico Maglio

Immagine elezioni

 Ci siamo.

Francamente non ho idea cosa succederà anche se presumo un esito come quello che da tempo si sente sotto la pelle dell’Italia.

Elezioni democratiche, certo, ma vista da sinistra campagne elettorali impostate in modo forse non adeguato all’avversario che si ha di fronte, un avversario che è tale per noi che da sinistra crediamo nella

disputa democratica, ma che viceversa egli ci vede non come persone che hanno progetti diversi ma come dei veri e propri nemici.

Forse sta qui l’errore, se tale risulterà.

Una divisione a sinistra, deleteria, con la rincorsa al furto elettorale sulle stesse sponde dimenticandosi della sponda opposta.

E’ la sponda sinistra del paese che è divisa non la sponda destra, sulla prima vivono gli ideali sulla seconda gli interessi, molto più forti per fare da collante e riunire un’armata.

Alla violenza fisica non bisogna mai rispondere con una violenza identica, altrimenti ci si metterebbe sul livello di chi provoca, ma quando sono in gioco futuro e sviluppo di un paese, serenità e prospettive sociali non rinviabili è la dialettica deve fare la sua parte con forza e veemenza, una forza che non ho notato, una lotta verbale molto, troppo flebile per far capire l’importanza di questa tornata elettorale, di ciò che stava avvenendo.

E questo indipendentemente dalla condivisione o meno dei nuovi progetti che sono nati o stanno nascendo a sinistra o nel centro sinistra.

Se la nuova forza nata nel centro sinistra dall’unione di due partiti può essere accusata di non aver compreso non di meno l’accusa è forte anche per chi da questa unione è fuori.

Non abbiamo capito nulla, ne pagheremo pesanti conseguenze, e lo dico in generale per tutti coloro che si riconoscono nella parte avversa alla destra ovunque e comunque disposti e schierati, non ci si è resi conto della forza dell’avversario, della sua capacità di penetrare e di condividere interessi molto potenti, abbiamo sperato tutti di coinvolgere di quà e di là strati della società che con le idee progressiste o socialdemocratiche hanno poco a che fare, inserendoli nelle liste elettorali, tirandoli in ballo in spot sul web, abbiamo rilanciato sulle puntate spropositate gettate sul tavolo verde giocando al rialzo nel tentativo di raccogliere consensi, abbiamo risposto alle provocazioni e siamo caduti ancora una volta nella sua rete, tesa con astuzia, nei punti chiave del paese, si è in sintesi caduti nella trappola di lasciar scegliere un campo di battaglia che non era adatto, proprio come successe anni fa, nel 2001.

Ma chi poteva contrastare tale potenza di fuoco, chi poteva smuovere la forza popolare, chi poteva sbloccare le coscienze dall’intorpidimento, chi poteva svegliare un paese rassegnato e fargli prendere coscienza di un cambiamento possibile?

Solo una grande forza riformista avrebbe avuto tale possibilità, una grande forza in grado di far rinascere nel tessuto sociale la convinzione della sua forza, delle sue possibilità, un tessuto sociale che è frammentato politicamente e socialmente come forse non lo è mai stato, una società che si sarebbe riconosciuta in questa grande e nuova forza, facendola diventare maggioritaria se questa fosse stata in grado di amalgamare dentro di se tutte le diverse anime italiane.

Questo passo non è ancora compiuto e la spinta è venuta a mancare, forse è mancato il tempo, forse la valanga degli eventi non lo ha permesso, forse non c’è stata la volontà.

A volte nella storia delle democrazie può succedere che si facciano passi sbagliati, magari portati dal troppo entusiasmo, magari a causa di frettolosi rabberciamenti portati dall’esigenza dei momenti, magari, perché no, anche per vanità di gruppi dirigenti, ma la stessa storia ci insegna che dagli errori si può sempre imparare e migliorare e io auspico che ciò avvenga ancora.

Un paese diviso fa del male a se stesso, ma un paese che unisce forzatamente solo una parte di se stesso fa ancora più male, muore la fiducia, nasce lo sconforto, ci si sente disarmati, senza protezione alcuna e allora la strada del meno peggio può apparire la migliore possibile.

Io sono convinto che nel nostro paese ci sia tanta volontà per giungere ad una vera giustizia sociale, io sono convinto che ci sia un popolo che vuole ancora lottare, gente orgogliosa, che non si arrende, e questa gente che studia, che lavora, che cresce i suoi figli, che soffre le inquietudini di tutti i giorni voglia ancora dire la sua e decidere il suo destino in libertà.

Teniamo quindi conto di questa energia e non dimentichiamo che comunque vada, il momento del riscatto è sempre lì che aspetta, basta aprirgli le porte senza preclusioni, senza esclusioni ideologiche e la sua forza sarà quella che chiuderà questa pagina grigia che sembra prospettarsi sull’orizzonte  italiano.