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“Buon comply,amore mio!”: una cattiva abitudine.

di Sergio Giuliani

 

I saggi Greci raccontano di un uomo giusto, forse troppo giusto per essere digerito, Aristide, fosse sottoposto al procedimento dell’ “ostrakon”, un pezzo di coccio su cui si graffiava il nome della persona scomoda che si voleva rimossa dalla carica.

Santa democrazia, parrebbe! Sì, certo, ma… D’accordo sul legittimo pronunciarsi sull’operato di un eletto, ma anche pericolo di colpire un uomo onesto.

Aristide sapeva di questa iniziativa. Si recava a svolgere il suo ufficio allorchè lo avvicinò un contadino col coccio in mano e lo pregò di scrivere “Aristide”. Aristide gli chiese se conoscesse l’ “indagato” e quale torto avesse da lui ricevuto. L’uomo del contado candidamente negò e disse di voler partecipare all’ostracismo perché aveva visto tanti farlo e credeva fosse una cosa di città. Pertanto…

Che avrebbe dovuto fare Aristide? Un’opera di persuasione?

L’ho sempre ammirato perché scrisse il suo nome e consegnò, senza presentarsi, il coccio al contadino appagato.

Così, alla Socrate, s’intende la democrazia, anche nei suoi eccessi legalitari. La volontà collettiva, il “common sense” di Paine non si negano mai; si fertilizzano, piuttosto, perché crescano nella conoscenza e nella capacità di riflessione del singolo cittadino che non si deve mai veder negato, ma potenziato, un diritto-dovere tanto importante come il giudizio politico che oggi non si esprime più coi cocci, ma attraverso le elezioni e i referendum.

Eppure, non posso fare a meno di stizzirmi e di pensare a quanto sia resa debole la nostra democrazia dai cretini. L’ultimo, purtroppo solo in ordine di tempo, tutto preso dal clima elettorale e dai 6x3 berlusconiani, si è arrampicato sul baluardo ferroviario di via Vittime di Brescia (povere persone serie, morte di crimine per manifestare un ideale!) ed ha steso un gran lenzuolo benaugurando a un suo amore.

Se i cretini facessero un sindacato, altro che CgilCislUil !

E questo cretino, in compagnia di tanti cretini, voterà o non voterà (il danno è lo stesso!) come chi cretino non è.

A questo punto ci si sente scorati, indeboliti e viene voglia di colpire non gli individui, certo, ma la fabbrica del cretinismo, ammesso che ne esista una al pari delle armi chimiche di Saddam Hussein.

Meglio, forse, parlare di “fabbriche”: una scuola di continuo ridotta per risparmiare (lì sì; non toccare però ben altri sprechi e fughe di pubblico denaro! Non “si può fare!”) ormai quasi all’impotenza formativa  e

subissata di continuo di nuovi problemi; un’editoria a dir poco sciocca ed alleggerita di continuo per far felici gli ipodotati sfuggiti a scolastici controlli; soprattutto, però, una televisione-arma-chimica che invoglia all’autoesposizione irriflessa, al gesto autopresentativo (sgomitare dietro un cronista; cartelli di ciaumama allo stadio e al Giro d’Italia, al guadagno d’intervista perché “io c’ero”, al sopraffare entrandogli nel campo visivo ed uditivo e nella posta elettronica il prossimo che non ha nessuna voglia di congaudere col cretino) e, peggio, lo premia facendolo beffeggiare –ma intanto, si esiste!- dai tanti giochinari conticarlo.

Bello, il sogno di “bombardarla”! Il regno della sopraffazione, del politico prevaricare, del “sono qui perché sono furbo ed ho maniglie!”: pagato in modo non indolore dai contribuenti.

Tanto è cretina, la tv e i suoi derivati, i giornali!) che persino i “politici” la evitano se non obbedisce alle loro condizioni: mai dibattito delle idee; soltanto parate autogestite. Per averne il necessario confronto delle idee bisognerebbe registrare le parate e confrontarle in proprio: ma colui che riflette è nemico ed è atipico!

Ed andremo a votare con tanti amabili cretini con la testa piena di slogans e nessun riguardo per la cosa pubblica; altrimenti non sporcherebbero muri e strade coi comply! Beatamente incapaci di distinguere tra propositi razionali ed appelli alla piazza enorme del teleschermo e troppo impegnati ad autoriprodurre il proprio vuoto sui muri per sforzarsi di capire la situazione difficile in cui si trova l’Italia e prospettare vie di azione e di uscita logico-razionali.

Ma la democrazia ha questi due incanti che la fanno forte e vincitrice.

A)    Una pars valentior riesce sempre ad esprimersi col voto, a suggerire la risoluzione dei problemi ed a scegliere gli uomini adatti a tal fine.

B)     Come una maionese sana riassorbe quella impazzita e la ricrea,anche il voto o non voto o pasticcio su scheda degli amabili cretini si convoglia,forse malgrado loro,ma forse no,nel gran cammino della partecipazione democratica alla consultazione e della risposta,comunque saggia e in tutti i sensi valida,che le urne hanno sempre dato.

Sarà così anche questa volta, ed io anche stavolta voto, esercito il mio diritto-dovere proprio volentieri, curioso del responso, ma non certo ostile alla vittoria di una parte politica non mia.

Poi, però, vinca chi vuole, vogliamo tutti fare qualcosa, qualche “bomba” necessariamente culturale,per riportare a scuola di civismo gli amabili cretini?

            Sergio Giuliani