I CINQUE MARESCIALLI,
ANTI ‘NDRANGHETA
La storia di Massimo Cetola, da Alassio, a Savona, a commissario con poteri speciali contro infiltrazioni mafiose nelle Asl calabresi. I ricordi di “Trucioli savonesi”.
E’ una foto che, con convinzione, Trucioli Savonesi ha mantenuto, tra le sue foto storiche, per quattro settimane. Un’eccezione che meritano i personaggi in divisa ritratti. Ognuno di loro (leggasi l’intervista fatta questa settimana al maresciallo Pietro Moretti) potrebbe raccontare pagine di storia, di testimonianze, di episodi vissuti in prima persona o nell’ambito del corpo militare. Sottufficiali, venuti tutti dalla gavetta, che hanno conosciuto, nel bene e nel male, il tessuto sociale delle località dove hanno operato. Uomini di valore, di slancio. Storie umane.
Eccoli da sinistra a destra, ma speriamo davvero, un giorno, di poter ascoltare, come abbiamo fatto con Moretti, le loro testimonianza-ricordi di vita e di servizio, proprio per lasciare ai nostri posteri il senso del dovere e dei valori di chi li ha preceduti.
C’è il maresciallo Rimicci, a lungo comandante della stazione dei carabinieri di Albisola Superiore, uno dei pochi che ha resistito alle immancabili bufere che a volte caratterizzano chi opera in prima linea. Un sottufficiale stimato, capace, ha anche partecipato al concorso per ufficiali. Ad Albisola, tra i suoi uomini, nella sua attività, ha lasciato l’impronta di un servitore onesto, preparato, severo, duro, ma anche capace di umanità e grande intuizione. Rispettoso verso i potenti, come verso gli umili.
Il maresciallo Marino ha prestato servizio ad Albenga e soprattutto ad Alassio, un volto assai noto in quel di ponente. Un sottufficiale energico, attivo, con quello slancio per il lavoro che ti gratifica se ti senti “valorizzato”. Anche Marino ha lasciato il servizio con un bagaglio di ricordi, di operazioni importanti. Non sono mancati gli ostacoli, i giorni di amarezza, qualche articolo di giornale (cronache giudiziarie) che alla resa dei conti ha finito per dimostrare la sua correttezza e lealtà verso le istituzioni. In famiglia, un figlio ha seguito la sua strada nella Benemerita ed è in carriera.
Altra figura storica dell’Arma savonese, il maresciallo Zeppa, rimasto a lungo in servizio a Varazze. Come Rimicci poteva vantare grande preparazione, capacità, risolutezza, bagaglio umano e morale. Alle sue spalle una scia di ricordi, di operazioni che le cronache dei giornali locali (e non solo) hanno seguito per anni.
Il maresciallo Pisano è diventato certamente il volto più noto, sia in tivù, sia sul giornali, sui rotocalchi, dei carabinieri della Liguria. E’ successo ai tempi del processo Guerinoni-Geri, per l’omicidio del farmacista Cesare Brin. Lui era “l’angelo custode” della “mantide di Cairo”. Centinaia e centinaia di foto li ritraggono insieme. Ci sono trasmissioni televisive, prime pagine sui rotocalchi. Da sottufficiale a Millesimo, a Finale, dove ha comandato le stazioni, Pisano si è trasformato nel volto noto dei carabinieri. Col suo immancabile sorriso, con la sua gentilezza, con quel sapere essere “prima donna” nel momento giusto. Ha persino preso parte ad una trasmissione televisiva.
Meno noto, nel quintetto, il maresciallo Salvatico che ha prestato servizio ad Altare, a Cairo. Anche lui era considerato uno dei sottufficiali di punta, simbolo della grande famiglia dei carabinieri in servizio o in pensione della Provincia di Savona. Per loro non sono mancati gli encomi, i riconoscimenti che l’Arma dà durante gli anni di servizio ai suoi uomini migliori, che si sono distinti.
Non c’è dubbio, i tempi sono cambiati, l’Arma si è evoluta, umanizzata, molte regole interne hanno dato spazio ad usi e costumi, si direbbe, da società moderna. La vecchia guardia non è sempre d’accordo. Non tutto ciò che innova, a volte, è positivo. Fedele nei secoli, può attraversare momenti di trasformazione nel bene e nel male.
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Per ultimo vogliamo parlare del generale di corpo d’armata Massimo Cetola che ha conosciuto direttamente i sottufficiali che oggi riportiamo in fotografia. La notizia che sui giornali liguri non abbiamo letto, o perlomeno può esserci sfuggita e comunque non valorizzata come meritava, è la nomina di Cetola a prefetto della Repubblica, da parte del ministro degli Interni, Giuliano Amato, il 21 dicembre dello scorso anno, destinandolo subito ad un incarico molto delicato e di prestigio, per il significato che acquista. |
Commissario con poteri speciali nell’Asp 5 calabrese, sciolta dal consiglio dei ministri, per infiltrazioni mafiose. Si trattava dell’ex Usl 31 o Asl 11, attuale Asp 5, istituita nel 2007, già commissariata dal 15 gennaio 2008 da Giustino Ranieri, subentrato a Renato Caruso. La descrizione, i racconti, i retroscena sono ben descritti nei blog Melitoonline.it, Reggio Press (peccato che abbiano avuto scarsa diffusione in Liguria, dove vive pur sempre una numerosa comunità di calabresi e di nuove generazioni, ma anche dove Massimo Cetola ha svolto per due volte servizio). Tra l’altro Cetola aveva raggiunto il vertice dell’Arma dei carabinieri, come vice comandante generale, il 12 luglio 2007, prendendo il posto del generale Goffredo Maccagli. E’ in questa sua veste che il 13 novembre 2007 il Comune di Alassio gli aveva riservato la cittadinanza onoraria con una cerimonia solenne. Anche perché il generale di corpo d’armata Cetola aveva praticamente iniziato la sua brillante carriera proprio al comando della tenenza di Alassio, dal 1971- al ’75 e si era trovato a seguire il “giallo” del sequestro del noto pittore alassino Mario Berrino. |
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![]() Una cerimonia, a Savona, presenti il comandante provinciale, Col. Massimo Cetola, con a fianco il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Col. Antonio De Matteis. |
E alla cerimonia, svoltasi il 30
novembre 2007, molti gli incontri con gli amici di un tempo. Con la
consegna della massima onorificenza cittadina, l’Alassino d’oro,
Cetola era inserito in quell’albo prestigioso che vede tra i
predecessori Giuseppe Garibaldi, il maestro Muti, Paolo
Limiti e nel 2006 il cardinale Tarcisio Bertone, ora
segretario di Stato del Vaticano. Massimo Cetola, 62 anni, sposato, due figli, ha un curriculum a 360 gradi, dopo la laurea giurisprudenza e in Scienze della Sicurezza. |
Aveva intrapreso la carriera militare all’Accademia di Modena nel 1964. Ha ricoperto nei vari gradi, incarichi di comando al Nord, al Centro e al Sud, ove è stato in particolare comandante provinciale di Reggio Calabria e Capo di Stato Maggiore presso la Divisione carabinieri “Culqualber” di Messina. Per Savona e provincia restano i ricordi della sua presenza ad Alassio, dove torna spesso (tra gli amici il maresciallo Marino) e al comando del Gruppo di Savona. Ora la sua promozione a prefetto e il suo incarico in “terre” dove la legalità viene messa a durissima prova, è l’ultima “sfida” che lo Stato democratico gli ha assegnato. Un ufficiale che ha sempre saputo prendersi anche responsabilità, a volte difficili. Si legga su internet l’interpellanza parlamentare presentata da Russo Spena e Elettra Deina (2001) a proposito del maresciallo Gaetano Campisi, già all’antimafia di Palermo. La storia di un ricorso al Tar e della ferma presa di posizione del generale Cetola. Ma di lui si legga anche quanto abbiamo scritto, in precedenza, nelle foto storiche, durante la vicenda e i contrastati giorni del rapimento Berrino. Uomo di Stato e di pubbliche relazioni. Il suo nome risulta tra i soci 2007/2008 del Lions Club Roma Parioli, dove figura tra gli altri l’attuale sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, già ministro degli Interni all’epoca della Democrazia Cristiana. E dal 21 dicembre 2007, un altro ministro di fede socialista, Amato, già presidente del Consiglio, ha voluto che Cetola, messa a disposizione la divisa ed il suo prestigioso incarico nell’Arma, possa servire, rappresentare lo Stato in terra di ‘ndrangheta. Proprio per far prevalere quello stato di diritto, da fedele servitore dello Stato e della legalità democratica. Luciano CorradoI BIG DI QUESTA SETTIMANA se li hai riconosciuti
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