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                 NOSOTRAS, LAS CIUDADES

Antonia Briuglia

 

Il palazzo Santa Chiara  nel centro storico, tra via Pia e piazza del Duomo

 

“Noi siamo le nostre città” e a Savona, ogni volta che si compiono scelte urbanistiche che andranno irrimediabilmente a condizionare il futuro della città, torna a rivelarsi un’incontrovertibile, quanto dura, verità.

Dopo aver appreso la notizia del Grand Hotel nel Palazzo Santa Chiara, quest’affermazione assume sempre più il significato di un triste, quanto incontrastabile, destino

Ancora una volta un edificio pubblico, straordinariamente strategico nella sua localizzazione, come “porta” del centro storico cittadino; d’inestimabile valore storico, per essere uno dei pochi edifici rinascimentali savonesi ben conservati, legato alla storia di Papa Giuliano Della Rovere: diventa contenitore privato di privati.

Ancora una volta si perderà occasione di riscattare un edificio a uso culturale e pubblico, restituendolo non solo ai savonesi, ma anche a quel turismo di cui si parla tanto e talvolta con estrema ingenuità.

LE SCELTE MIOPI 

Pur avendo in progetto la costruzione di un albergo di alto livello nella zona portuale, il Sindaco Berruti si è recato a Roma per contrattare con l’Agenzia del Demanio (proprietaria dei Beni Pubblici) la nascita di uno uguale, proprio nel Palazzo Santa Chiara, a poche centinaia di metri di distanza.

La motivazione sembra scaturire dalla rinuncia, da parte dell’Autorità Portuale di utilizzarlo. Questa avrebbe portato il Comune di Savona alla scelta “obbligata di prendere in considerazione l’ipotesi di destinarla a privati”.

       ALCUNE DOMANDE

 -Che fine farà il progetto dell’hotel nel porto? Cambierà

  destinazione d’uso?

-E’ proprio necessario che le scelte urbanistiche di una città ruotino

 attorno a quelle dell’Autorità Portuale, deputata ormai a sostituire

 l’Amministrazione Comunale nel ruolo pianificatore?

-         Quanto dovremo aspettare per avere più qualificate  e competenti motivazioni alla base dei cambiamenti del tessuto urbano di questa città?

-         Se le città sono la personificazione di una società e aggiungerei di un potere politico ed economico che la amministra: quando “uomini illuminati”, veri progressisti e innovatori a servizio dei cittadini, governeranno la città?

SAVONA CONSERVATRICE

 A Savona “regnano” incontrastati i valori conservatori del guadagno fine a se stesso, del costruire per costruire, senza dialogare con i veri interessi dello sviluppo di una città e della sua vivibilità, indice di vera politica urbana.

Nessuno ci sorprende più !!! Regna una certa ostinazione, senza colore politico, a non ostacolare le spinte provenienti dal mercato, ma anche a non utilizzarle in maniera intelligente, rimanendone così inevitabilmente succubi.

Con la tolleranza profusa a far edificare volumetrie in tutte le zone della città non si è stati capaci, neppure, di finanziare una destinazione pubblica per i più bei contenitori storici savonesi, come ad esempio il Palazzo Santa Chiara.

Non si è instaurato nessun rapporto tra Pubblica Amministrazione e cittadini, in vista di decisioni da prendere, neppure sulle infrastrutture e i problemi legati alla viabilità, preferendo dialogare con altre realtà, meno scomode.

 

 L’IRREALIZZABILE “MODELLO BARCELLONA” 

Una settimana fa, tornando da Barcellona, ho avuto modo di riflettere nuovamente sulle affermazioni dell’ex Sindaco Ruggeri, a proposito di una “Savona catalana”. Non nascondo la mia simpatia per chi si appassiona a un sogno, per chi mette entusiasmo nelle sue scelte e si batte per perseguirle.

Barcellona

Volendo credere alla buona fede nelle considerazioni del Sindaco Ruggeri sul futuro di Savona, che pretendono di vederla oggetto di una trasformazione urbanistica post-industriale virtuosa, volta ad ottenere il miglioramento della qualità di vita dei cittadini, non posso che provare amarezza per la chiara  percezione di fallimento già in atto.

Anche se in piccola scala territoriale, la capacità pianificatoria del modello Barcellona, non sembra neppure sfiorarci.

E’ risaputo che i Piani e i Programmi sono attuabili solo con una buona gestione, ma Savona i Piani e i Programmi non li ha e tutto si compie su un modello non certo Europeo.

Se è vero che Barcellona non è una realtà assoluta e indiscutibile, è anche vero che è situata anni luce da Savona e ciò non è da addebitare alle condizioni economiche, ma soprattutto a quelle politiche, culturali, sociali e di amministrazioni realmente progressiste.

Tutti Sindaci che si sono succeduti hanno, infatti, rivendicato e consolidato un’azione di continuità programmatoria, conseguendo risultati che oggi sono un “modello”.

La lungimiranza programmatoria, che a Savona scarseggia, lì si è formata e sviluppata nel consenso popolare, che apprezzando il disegno “alto” , ha permesso di governare, mantenendo il timone fermo su una logica di governo pubblico del territorio che è sotto gli occhi di tutti.

Barcellona ha saputo conservare e integrare la sovrapposizione di momenti storici diversi, pur proponendosi come una metropoli “crogiuolo di sperimentazioni”, soprattutto negli spazi pubblici: dalla Rambla al Passeig Garcìa, dal Port Vell alla Villa Olimpica, da Montjuic al Forum.

Un’enorme centro di aggregazione giovanile, non solo per gli spazi e i contenitori a loro destinati, ma per la capacità di sperimentare arte, cultura, stili e tendenze.

Una città che sorprende e continua a essere in movimento, che non dimentica la sofferta conquista della democrazia, dove i cittadini vogliono essere gli attori principali.

Attori liberi di riconoscersi non solo in spazi pubblici, ma anche in architetture spettacolari, in una forte cultura museologica, nei servizi di trasporto efficienti e nella convivenza tra turismo ed  emigrazione. 

NON BASTA AVER CHIAMATO BOFILL per avvicinarci a Barcellona (il suo edificio semivuoto è sotto gli occhi di tutti), bisogna cambiare mentalità, formare nuove coscienze per rivitalizzare una realtà che tende a spopolarsi, soprattutto di giovani menti e di potenzialità, lasciando il posto alla conservazione immobilista del profitto e del disinteresse culturale. 

    ANTONIA BRIUGLIA