IL SECOLOXIX |
«DALLE NOSTRE CASE non usciremo. Neppure se si tratterà di
un abbandono temporaneo».
A ribadirlo con toni forti sono gli abitanti del palazzo di
via Scotto 3 al termine dell'incontro avvenuto nel primo
pomeriggio di ieri con i tecnici e i funzionari dell'Anas
incaricati di portare avanti il progetto per la
realizzazione dell'Aurelia bis tra Albissola e Savona.
Un sopralluogo tecnico che sarebbe dovuto servire a
tranquillizzare gli animi delle ventisette famiglie che
abitano all'interno dell'edificio e che invece ha finito con
il peggiorare la situazione. Anche a causa del "distacco"
con il quale tecnici e funzionari si sono presentati
all'appuntamento. «Pensavamo che fossero venuti a fare un
sopralluogo tecnico - spiegano i responsabili del comitato
sorto tra gli abitanti della palazzina - e invece si sono
limitati a chiedere se qualcuno di noi era a conoscenza di
come e dove fossero stati realizzati i micropali nel lontano
1987. Ci siamo sentiti presi in giro. E poi non ci è
piaciuto che nessuna delle persone venute a rappresentare
l'Anas abbia voluto dire il proprio nome (cosa che purtroppo
è accaduta anche con i cronisti, n.d.r.;). Ci hanno fatto
soltanto perdere del tempo».
Ma torniamo alla cronaca di un'ora, tra le quuattordici e le
quindici, dal clima incandescente. I tecnici della società
incaricata della progettazione del tracciato dell'Aurelia
bis e i funzionari dell'Anas sono giunti in via Scotto alle
quattordici in punto. Ad accompagnarli, però, non vi erano
rappresentanti nè del Comune nè della Provincia. Un
particolare che non è piaciuto agli abitanti del palazzo al
centro della delicata vicenda.
«Ormai non dobbiamo più stupirci di nulla - commenta ancora
il portavoce del comitato di cittadini - vista la scarsa
considerazione che sia gli amministratori comunali che
quelli provinciali e anche regionali hanno avuto sino ad
oggi nei nostri confronti. Ci sembra infatti assurdo che
dell'iter seguito dalla pratica, che ci interessa
direttamente, non abbiamo mai ricevuto alcuna informazione.
Significa che di noi a loro non interessa assolutamente
niente».
Quello che avrebbe dovuto essere un sopralluogo tecnico, si
è rivelato in verità un semplice incontro nel corso del
quale i tecnici e i funzionari dell'Anas invece che fornire
le risposte chieste dai cittadini hanno cercato di attingere
informazioni relative alle fondamenta della grande
palazzina. Senza peraltro riuscire ad averle. «Non si è
trattato di cattiva volontà - spiega il portavoce del
comitato - semplicemente quando il palazzo è stato costruito
nessuno di noi era presente. Tutti quanti abbiamo acquistato
gli appartamenti nei quali abitiamo da anni, dopo che erano
stati ultimati. Non riusciamo a capire perchè non abbiano
chiesto queste informazioni all'ingegner Ferreri,
progettista dell'edificio».
Ma la rabbia degli abitanti del palazzo al civico 3 di via
Scotto è esplosa non appena tecnici e funzionari dell'anas
se ne sono andati, senza fornire loro alcuna assicurzione o
anche soltanto informazione su ciò che dovranno affrontare.
«In questo palazzo noi viviamo da molti anni - sottolinea
Anna Maria Fresia - non è questione di legge ma di buon
senso. Il Comune avrebbe dovuto avvisarci prima di quello
che sarebbe potuto accadere, è inutile che adesso metta in
campo le assistenti sociali per convincerci ad accettare di
lasciare le nostre case». «Vogliono darci un esproprio
temporaneo per la durata dei lavori - aggiunge Ornella
Seghesio - e mandarci a vivere in case popolari. Pagando di
tasca nostra l'affitto con la promessa che poi ci verrà
rimborsato. Se lo scordino, noi di qua non andiamo via». «Ci
sentiamo presi in giro da tutti - conclude Antonella Arcucci
- Nessuno capisce che per noi non è solo una questione di
soldi ma anche e soprattutto di affetti».
Gianluigi Cancelli
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