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La voce della democrazia
I diritti civili.

 Domenico Maglio

Il tema dei diritti civili da qualche tempo a questa parte ha conquistato le pagine dei media, grazie anche ad una campagna elettorale sotto alcuni aspetti sconcertante, ma la caratteristica di tale ritrovata discussione ha in se qualcosa di veramente sorprendente.

Il rinnovato interesse non è infatti dovuto alla presa d’atto di una necessaria legiferazione in materia che porterebbe il nostro paese a mettersi al passo con gli altri paesi democratici, dell’Europa e del mondo, ma al contrario è balzato alle cronache sotto una forte e incisiva spinta di tipo medieval-conservatrice che tali diritti vorrebbe ostacolare se non addirittura negare del tutto.

Sinceramente si resta abbastanza sconcertati dalla miopia fondamentalista strisciante che i nuovi Templari vorrebbero riportare a rinnovati fasti.

I temi legati alla gravità dei problemi italiani da risolvere, le problematiche legate alla risoluzione faticosa della nostra economia, la necessità di dare soluzione per quanto possibile definitiva ai problemi del lavoro, alle difficoltà sempre crescenti delle famiglie, all’enorme piaga del disagio sociale sempre più diffuso, alla sicurezza di coloro che calcano i nostri territori, a discutere del futuro delle generazioni che seguiranno, ebbene tali temi dovrebbero essere centrali nella vita istituzionale del nostro paese lasciando alle legislazione sui diritti civili uno spazio minimo pur nella dovuta attenzione essendo gli stessi oramai divenuti intrinsecamente strutturali nelle coscienze del nostro paese così come in quelle dell’Europa.

Dico ciò perché un paese come il nostro dove i giovani e i meno giovani, vuoi per scelta o per necessità, convivono tranquillamente senza aver contratto matrimonio né civile ne religioso e alcuni riescono tra mille difficoltà anche a diventare genitori, senza per questo perdere neppure un’ora di sonno per la regolarizzazione della situazione, ebbene questi giovani sono già culturalmente molto più avanti di ciò che si immagina, sono già oltre tali discussioni, vivono nella loro stupenda “anarchia sociale”, sono già proiettati nel futuro e non si sentono toccati da tali dibattiti, i loro problemi sono altri e più impellenti come la stabilità del lavoro o l’abitazione.

Questo spazio minimo da dedicare ai diritti civili nelle sedi del Parlamento come prima indicato è portato dal fatto che non credo sia più presentabile un paese moderno come vogliamo faticosamente mettere in moto che non abbia nel suo DNA il riconoscimento di tali diritti attraverso una legislazione appropriata, che si tradurrebbe in sintesi con una rivisitazione o aggiunta di pochi articoli nel codice civile.

Altri paesi europei tutto ciò lo hanno fatto in tempi rapidissimi nonostante forti resistenze interne, basti pensare alla cattolicissima Spagna dove il premier socialista è andato per le spiccie su tale questione concentrandosi così sui temi importanti dello sviluppo economico, del lavoro, della sicurezza, della politica estera, ed è per questo, se guardiamo sempre alla Spagna, che oramai il sorpasso nei nostri confronti è avvenuto da tempo.

I diritti civili sono considerati, e sono, un qualcosa di acclarato e quindi risulta naturale in quei paesi dedicare il minimo tempo necessario per un qualche aggiustamento legislativo, l’impegno gravoso di governo viene quindi dedicato in larga parte alle grandi strategie nazionali ed Europee come è giusto e opportuno che sia.

Da noi invece ciò non è possibile, ma non credo che la causa prima sia solo la presenza della Città del Vaticano, per questo siamo sempre a rincorrere ed ansimare cercando di scopiazzare di qua e di là alla ricerca di un qualcosa che su questo tema non potremo trovare ad esempio.

Ma cosa sono i diritti civili e perché sono importanti nella vita degli uomini?

Senza che nessuno si senta offeso direi che è ora di fare un po’ di chiarezza sul tema.

I diritti civili non sono altro che una serie di normative di base che tutelano ogni persona, ogni essere umano senza distinzione di sesso, razza o religione come dice anche la nostra Costituzione, tutele che dovrebbero essere riconosciute ad ogni individuo con una legge in materia, e sono cosa diversa dai diritti umani o dell’uomo e sono cosa diversa anche dai diritti naturali.

I primi sono esplicativi, per esempio, del diritto all’autodeterminazione, alla libertà individuale oppure il diritto alla vita, ad una esistenza dignitosa, alla libertà religiosa e i secondi rappresentano i fondamenti della vita umana, come il diritto di associarsi liberamente, avere una proprietà privata, di convivere in comunità non imposte ma scelte liberamente senza costrizioni e sono per farla breve la struttura principale della vita di ognuno di noi.

Tutti questi diritti non sono frutto di un dono divino ma sono i principi fondamentali grazie ai quali ogni popolo prende suggerimento e ispirazione per concretizzare ogni sua libertà che trasforma codificandola appunto in leggi, codici, statuti.

Il diritto è quindi il sostantivo principe, la parola universale che rende dignità e giustizia all’uomo e alla sua esistenza.

La sfida della democrazia si vince quindi sui diritti civili.

Tutto il resto è consequenziale materialismo.

Se un uomo non ha diritti, e quindi gli viene negata di fatto un’esistenza giusta, non sarà mai un uomo veramente libero, ma sarà a libertà limitata, una libertà che non si ferma dove inizia quella degli altri come deve essere nella natura democratica del vivere civile in una società, ma una libertà ridotta i cui limiti gli vengono coattivamente imposti in base ad un principio discutibile dettato da una intollerante minoranza.

In Italia non tutti i diritti civili sono riconosciuti e molte resistenze su ciò che potrebbe essere fatto subito sono ancora lungi dall’essere sconfitte e ricondotte alla ragione, ma proprio perché tali diritti rappresentano l’abc della democrazia per definirci tali in Italia la battaglia è necessario vincerla.

Per quanto riguarda il principale oggetto del contendere degli ultimi mesi, le unioni di fatto e il loro riconoscimento, non saremmo certo il primo paese a riconoscere tali diritti, già la Spagna, l’Olanda, il Belgio in Europa hanno per esempio legiferato, ma non saremo certamente neppure l’ultimo paese se anche noi faremo questo salto democratico perché la spinta propulsiva verso tali riconoscimenti è alimentata da forze oramai inarrestabili che si stanno dispiegando con veemenza nella società europea e avanzano a grandi passi su scala planetaria, queste forze sono l’uguaglianza tra gli esseri umani e appunto la loro libertà.

Non si tratta di allargare diritti legiferando per estranei, per popoli a noi distanti, di interferire sulle sovranità nazionali, ma di riconoscere il diritto ad essere felici ad ogni nostro collega di lavoro, a ogni nostro dirimpettaio, ad ogni amico nostro o dei nostri figli, e contemporaneamente costruire un’Italia migliore dell’attuale, moderna, giusta e una società giusta è quella che non avvilisce e non umilia gli individui che in quella società vivono.

Come ricordato la nostra Carta Costituzionale è tutelativi sui diritti e la società Italia, il nostro paese non può esimersi dal rispondere alle aspettative di persone che a causa della loro sessualità, delle loro scelte di libera convivenza vengono quasi sempre derise, sottoposte a umiliazioni, emarginate, persone i cui diritti vengono dimenticati e le loro libertà schiacciate, le loro vite e le loro identità oscurate in una vergognosa negazione esistenziale.

Ed è ora che un paese maturo come diciamo orgogliosamente di essere conceda a queste persone il diritto della luce democratica e il rispetto che meritano restituendo loro la dignità di una normale esistenza, affermando la loro identità, rendendoli quindi veramente uomini liberi.

Molti obietteranno che vista l’esigua minoranza di questi nostri concittadini le loro richieste non rappresentino una priorità, ma rispondere alle loro invocazioni, ascoltare i loro appelli rappresenta non una loro conquista personale o il coronamento vincente di una loro battaglia, ma rappresenta la vittoria dell’Italia intera, e  coloro che sono ostili a tali agnizioni dovrebbero ben comprendere che la vittoria sarebbe anche e soprattutto loro perché sarebbe una grande conquista di libertà, una progressione che rendendo migliore la vita di questa minoranza renderebbe migliore tutta la nostra società.

Si è coscienti che sarebbe erroneo per contro affermare che su questo tema c’è piena e condivisa sintonia in larghe fasce dell’Italia, ma bisogna essere consapevoli e riconoscere che esistono profondi disaccordi ancorati a principi antichi dotati di refrattarietà robuste, che insinuano giudizi fuorvianti nel pensiero comune portandolo a pratiche manicheistiche non degne di essere accolte nel nuovo millennio.

Ma proprio per questo la cultura moderna deve osteggiare tale pensiero che contrappone il male al bene sul teatro dello scontro concettuale, questi diritti da riconoscere a tali persone, i loro diritti civili non potranno che generare benefici e attenueranno molte inutili sofferenze sociali, e se l’Italia riuscirà ad attenuare tali tribolazioni sarà un paese migliore.

A chi ha sopportato per anni e sopporta tutt’ora sulla propria pelle la derisione o lo scherno pubblico bisogna dare la speranza di riconquistare la propria dignità, farli sperare di non essere trattati da diversi, farli sperare di potere convivere insieme senza emarginazione, e mettere in questo modo tutti insieme il nostro paese sul cammino della libertà iniziato con il riscatto dall’olocausto razzista cresciuto nel seno dei primi anni del ’900.

Così l’Italia potrebbe dare all’Europa e al mondo il suo esempio, dare una dimostrazione di come il nostro popolo troppe volte soggiogato e oppresso, le cui libertà troppe volte sono state represse, sia invece sempre in grado di affermare la tolleranza restringendo lo spazio ancora troppo ampio dell’umiliazione, dell’emarginazione e dell’infelicità.

Questa è la mia voce sui diritti civili.

Non è solo la mia.

E’ la voce che mi hanno insegnato quando mi hanno spiegato cos’è la democrazia.

La democrazia è una voce meravigliosa.

Tutti dovremmo imparare a parlarla.

 DOMENICO MAGLIO