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Se un pomeriggio di primavera un viaggiatore…

Margherita pira

 

Ricordate il testo di Calvino di cui ho parafrasato il titolo? Un racconto surreale.
Qualcosa di surreale è successo a chi si è messo in viaggio sulla Riviera il venerdì santo.
Dovevo andare a Borghetto a trovare una vecchia parente quasi immobilizzata a cui una mancata visita pasquale può creare traumi e crisi depressive del tipo “Ormai nessuno si ricorda più di me. I vecchi sono soltanto un peso…” e cose del genere.
Sapevo che dovevo assolutamente fare questa visita e mi sono decisa a partire.

Ho scartato il sabato di Pasqua perché ho pensato che col passaggio della Milano – San Remo ci sarebbero state difficoltà nel traffico e, ingenuamente, ho optato per il venerdì.

Pensavo a un traffico intenso, ma non più di questo.

Bene. Alle tre del pomeriggio due malcapitati, io e mio marito, sono scesi fiduciosi e sono saliti sulla macchina pensando di arrivare dopo non più di mezz’ora. In definitiva ci saranno al massimo trenta chilometri.

Ci siamo infilati sull’autostrada perché, a parte la difficoltà di attraversamento delle cittadine rivierasche, l’Aurelia è bloccata a Capo Noli e non c’è alcuna altra possibilità di raggiungere il Ponente.

Era un bel pomeriggio di primavera, un cielo limpido e profumo di alberi in fiore. Ventosa, ma, a dispetto delle previsioni, serena.

Il sole e l’atmosfera di Pasqua predisponevano l’animo all’ottimismo.

Allora i due malcapitati con i loro regalini per diabetici hanno iniziato l’avventura.

Ingresso in autostrada. Tutto tranquillo. Traffico intenso ma scorrevole. Tutto OK.

A Finale un cartello luminoso avverte – ed è un presagio pericoloso – Incidente fra venti chilometri.

Panico. “Cosa facciamo? Usciamo alla prima possibilità? Ma poi c’è l’attraversamento di Loano che con i suoi semafori è molto pesante”

Memento audere semper diceva D’Annunzio. Osiamo. Speriamo che l’incidente sia dopo Borghetto. Solo con la cifra dei chilometri non è facile definire la collocazione esatta.

Potrebbe essere dopo la nostra meta. E’ un chilometro prima. A Pietra il traffico comincia  a rallentare si formano due colonne di auto.

Sirene di ambulanze, di auto medica, di pompieri. Allora la cosa è grave. Sapremo dopo dai giornali che un pullman ha tamponato un tir olandese.

Traffico immobilizzato.

Tir e camper e i soliti furbi si spostano da una corsia all’altra sperando di recuperare un minuto.

Comunque noi siamo tra i fortunati.

In circa mezz’ora riusciamo a percorrere il chilometro mancante e arriviamo alla meta; augurando ai restanti buona fortuna, usciamo al casello e tutto è tranquillo.
Visita, saluti, baci e le solite promesse “Torniamo presto!”

Partiamo e siamo tra i fortunati perché dal nostro lato il traffico è intenso, ma si procede.
Guardiamo con orrore i poveretti imprigionati nell’altra carreggiata. C’è una lunga coda immobile

Finirà a Pietra? No. Allora finirà a Finale? No. Finirà a Feglino? No Finirà a Spotorno? In effetti in quel punto c’è traffico rallentato ma quei poverini camminano ancora ignari di ciò che li aspetta.

Circa a Porto Vado inizia una nuova coda. Sono le auto convogliate sull’autostrada dei Fiori alla confluenza tra quella proveniente da Milano e quella di Torino. Felicemente a Savona usciamo, ma per me resta un mistero l’orario di arrivo di quei poveretti diretti a San Remo oppure oltre.

Ci rendiamo conto che questa gente ha scelto la nostra regione per trascorrere qualche giornata serena?

La Liguria ha un’economia basata sul turismo, ma se l’accoglienza è questa chi ritenterà l’esperimento?

Io non tornerei una seconda volta.

D’accordo un incidente può sempre capitare, ma deve essere previsto un passaggio alternativo.

Nella mia memoria le frane a Capo Noli ci sono sempre state e mai si è trovato un rimedio al problema.

Io sono profana e non mi azzardo a dare consigli tecnici, ma mi sembra che una galleria paramassi come è stata fatta al “Malpasso” prima di Varigotti potrebbe essere una soluzione definitiva. Salverebbe la possibilità di vedere un paesaggio di incomparabile bellezza attraverso le arcate e eviterebbe l’inconveniente della caduta massi.

Probabilmente sarebbe molto costoso , ma se calcoliamo i danni al turismo e le spese di sgombero e di messa in parziale sicurezza grazie alle reti che tra l’altro si succedono con una certa frequenza ci accorgiamo che superano di molto la prima cifra.

Sulla Genova – Savona non è andata meglio.

Mia figlia è partita alle 19 in punto da Genova e si è ben presto bloccata in una coda immobile.

Al volante un marito inferocito e nel suo seggiolino una bimba di poco più di un anno che dopo l’intontimento iniziale ha cominciato a piangere rendendo la situazione all’interno dell’auto insostenibile.

A Varazze, disperati, sono usciti sull’Aurelia. Completamente bloccata pure quella. Si sono fermati a cenare in un locale e verso le 22 hanno ripreso il viaggio.

Finalmente alle 23 sono arrivati a Savona. E’ ammissibile?

I turisti inoltre, arrivati nella località prescelta, non trovano parcheggio e locali molto più cari che sulla Riviera dell’Adriatico.

E’ inutile poi prendersela con le errate previsioni meteo e con la crisi economica.

Sono ragioni valide, ma in profondo ci sono mancanze strutturali cui bisogna porre rimedi radicali.

Vogliamo vivere di turismo? OK, allora cerchiamo di provvedere.  

Margherita Pira