IL SECOLOXIX |
PER SALVARE la cooperativa e il posto di lavoro stipularono
un mutuo di 1,6 milioni per 15 anni con la banca Carisa. Un
mutuo garantito da ipoteca sui capannoni industriali e da
una fideiussione che consentiva alla banca di rivalersi sui
beni dei soci della coop in caso estremo.
La coop non si salvò, fallì, l'amministratore unico finì in
carcere (l'anno scorso) con l'accusa di aver distratto
denaro per milioni di euro, e ora la Cassa di Risparmio quel
credito con gli ex soci della coop Nuova Ferrero di Altare
lo vuole riscuotere ad ogni costo. E così, dopo che nei mesi
scorsi ha fatto partire i decreti ingiuntivi per
impossessarsi degli appartamenti dati in garanzia, in queste
ore in tribunale è scattato un braccio di ferro che definire
drammatico e toccante è il minimo.
Da una parte la Carisa, dall'altra dieci famiglie che
rischiano di trovarsi in mezzo alla strada e non sanno più a
che santo votarsi. Gli ex soci hanno fatto opposizione al
decreto ingiuntivo e ieri davanti al giudice Rosario
Ammendolia c'è stata l'udienza-incontro tra i rispettivi
legali.
Tecnicamente non è ancora l'ultima spiaggia perché alla fine
il giudice ha fissato una data davvero ultima, il 4 aprile,
entro cui le parti potranno tentare di raggiungere un
accordo extragiudiziario sul debito da risarcire. Ma se
neppure i prossimi venti giorni porteranno a un accordo,
allora la banca avrà il via libera per l'avvio della pratica
di pignoramento e vendita all'asta dei beni e
contestualmente prenderà il via una causa di merito che
difficilmente potrà salvare le case delle famiglie degli ex
lavoratori di Altare.
Ieri in aula i lavoratori erano rappresentati dal legale
genovese Stefano Marletta mentre la Carisa dall'avvocato
Luigi Trucco. Sentite le parti il giudice Ammendolia ha
appunto disposto un rinvio ad aprile affinché si provi a
raggiungere un accordo in grado di chiudere il contenzioso
senza bisogno della causa di merito. Accordo che in soldoni
non potrà che riguardare un'offerta economica dei lavoratori
alla banca per coprire in tutto o in parte il debito
accumulato. Interessi compresi si dovrebbe parlare di ben
oltre il milione e seicento mila euro iniziali ma ovviamente
i lavoratori sperano di riuscire a trovare un accordo su una
cifra molto, molto inferiore.
«Al momento non possiamo fare dichiarazioni di nessun tipo -
hanno detto ieri gli ex soci della coop - per noi si sta
consumando un dramma umano che rischia di metterci in mezzo
a una strada. Questo è ciò che ribadiamo da mesi senza
particolari reazioni né interventi delle istituzioni,
purtroppo. La speranza è che qualcuno si metta una mano
sulla coscienza e non rovini dieci famiglie».
E' l'ultimo round di una vicenda drammatica che gli ex soci
della Nuova Ferrero hanno fatto di tutto per far conoscere
all'opinione pubblica. Hanno manifestato in piazza, scritto
sul blog internet "ordinaria ingiustizia", pubblicizzato
lettere e diffuso decine di volantini. Sullo sfondo c'è
anche la loro battaglia contro l'ex presidente Giorgio
Rebella arrestato l'anno scorso proprio perché accusato di
bancarotta per essersi tenuto milioni di euro della coop.
Un'accusa che il ragioniere sessantenne ha sempre rigettato
giurandosi innocente e senza soldi "nascosti" da nessuna
parte.
Dario Freccero
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