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SAVONA 5 marzo 2008: DANNEGGIARE I MONUMENTI ...

...SI PUO’ !!!!

 

di ANTONIA BRIUGLIA

 

La lunga quanto complessa vicenda dei problemi strutturali che hanno accompagnato la demolizione dell’Astor, al posto del quale nascerà una nuova quanto imponente struttura a fini residenziali e commerciali, finisce con un “NON LUOGO A PROCEDERE”, in altre parole con una “mezza assoluzione”.

I savonesi si ricorderanno i gravi imprevisti che, con i primi scavi, dopo la demolizione del teatro, si sono verificati: dagli allagamenti provocati da falde ai danneggiamenti dei fabbricati vicini, tra cui proprio il Palazzo Gavotti, sede della Pinacoteca Comunale.

Quest’ultimo fatto, risalente al 2006, costrinse il Comune di Savona a bloccare i lavori dietro l’indagine della Procura.

 

L’articolo 734 del Codice Penale recita, infatti:< Chiunque, mediante ostruzioni o demolizioni, altera o distrugge luoghi soggetti a speciale protezione dell’Autorità è punito con un’ammenda da 2 a 12 milioni di lire >.

 

E’ pur vero che l’ammenda, anche tradotta in euro, non sembra essere particolarmente punitiva, soprattutto quando a macchiarsi di tale reato, sono gruppi economicamente potenti o come in questo caso composti di più persone, ma l’articolo calzava a pennello per il fatto in questione.

Infatti, il giudice sanziona con un’ammenda di 2mila euro la “ distruzione o deturpamento di bellezze naturali” configurati con l’art. 734 a cinque persone, tra titolari d’imprese e responsabili di cantiere che estingueranno, con estrema facilità, il reato, come non fosse mai accaduto.

Per la Legge, a Savona, infatti, nulla sembra essere veramente accaduto, perché insieme all’ammenda irrisoria, il procedimento  termina addirittura con un non luogo a procedere.

Nelle perizie ordinate dalle diverse autorità, per le quali sono stati scomodati eminenti professionisti, sembra essere emerso che a provocare le crepe sia stato soprattutto l’assestamento degli edifici vicini, dopo la demolizione dell’Astor.

Come se la causa della caduta di decine di tessere di un Domino, non fosse l’azione della mano che imprime il primo colpo.

 

Quanto è accaduto nell’Ex-Astor non solo, è emblematico di un atteggiamento “tollerante” degli Enti e delle Autorità  preposte a tutelare e proteggere, come anche l’art. 9 della Costituzione recita, il patrimonio storico e artistico nazionale, ma diventa un grave esempio di diseducazione del cittadino che penserà di poterne fare tesoro.

 

Quello che è certo, invece, è che questa sentenza va a porre l’accento su quanto, molti italiani disillusi, vanno pensando da qualche tempo e cioè che: la legge è quasi uguale per tutti!

Infatti: come spiegarla a quei cittadini che per interventi di minore entità attendono, con lungaggini burocratiche, disposizioni delle Soprintendenze, che gli consenta di operare rispettando le Leggi?

Come spiegarla ai nostri studenti, ai nostri figli, ai quali è stata impartita per anni un’educazione di rispetto nei confronti del bene culturale da non imbrattare, non deturpare? Quale pena il giudice  applicherebbe per un graffito?

 

Purtroppo “la speciale protezione dell’Autorità” dei Luoghi tutelati, citata proprio nel Codice Penale, a Savona, viene spesso a mancare e neanche i ricorsi al TAR di associazioni cittadine, hanno potuto incidere.

La ricerca di “vuoti urbani” da edificare è partita ormai, da qualche anno in modo determinato, e non si può certo fermare per qualche crepa in un Palazzo con qualche centinaio d’anni che ospita la più importante collezione comunale di arte savonese.

Se, malauguratamente, dovesse diventare inagibile per lavori, ci sarà sempre, lì vicino, un centro commerciale che lo sostituirà “degnamente”!

 

   ANTONIA BRIUGLIA

 

I dati sono stati tratti dall’articolo del Secolo XIX del 05/03/08