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TUTTO IL MONDO è (IL BEL) PAESE

 Savona: lettere minatorie, incidenti sul lavoro e malasanità. Cittadina specchio dell’intera Nazione.

Samantha Giribone

Capodanno al Senato arriva con quasi un mese di ritardo: cadono governi e si stappano spumanti. Le immagini delle reazioni violente nel napoletano si mescolano con gli sputi che i nostri sempre cari parlamentari si scambiano senza troppi problemi.

Questa è l’Italia? Questi sono gli Italiani? Pare proprio che l’inevitabile risposta sia sì

Basta accendere la televisione per rendersi conto che ormai è impossibile distinguere un “normale” telegiornale da una dissacrante e divertente puntata di “Blob”. Basta passare in rassegna la cronaca più recente di una cittadina normale, anonima, “tranquilla” come Savona, per rendersi conto che tutto il mondo è Paese. O, se non altro, che il nostro Paese è veramente tutto così.

 Volete un caso di malasanità? Ed eccolo, caldo e pronto da servire in tavola.  

E’ la mattina del 21 gennaio e all’Ospedale San Paolo, com’è normalità e consuetudine, ci si appresta ad effettuare la serie di operazioni in programma per la giornata. Ma un “imprevisto” obbliga il reparto ad annullare i trenta interventi stabiliti. Semplice ed inquietante fuori programma: le formiche.  

Avete letto bene.  

Due delle sette sale operatorie della struttura sono invase dalle formiche. Così per precauzione l’intero blocco chirurgico dell’ospedale viene chiuso, in attesa della disinfestazione.

 Le operazioni più urgenti verranno eseguite solo nel pomeriggio, mentre altre già programmate saranno destinate a slittare anche di un’intera settimana.

 Pare, tra l’altro, che la presenza degli insetti fosse stata segnalata già la domenica pomeriggio, ma nessuno dei dirigenti abbia richiesto preventivamente l’avvio delle procedure di bonifica dell’ambiente.

E’ sufficiente spostarsi di qualche chilometro nell’entroterra (o di qualche centimetro nelle pagine di cronaca), per trovare esemplificato un altro dei mali “all’italiana”: gli incidenti sul lavoro.

Giancarlo Garabello, 45 anni, è un operaio dell’Italiana Coke di Cairo Montenotte, che il 23 gennaio ha trovato la morte facendo ciò che di più comune esista: lavorare.  L’uomo si trovava in piedi su una piattaforma quando il macchinario, la “gabbia guida coke”,  è stato messo in moto da un operatore che, evidentemente, non si era reso conto del fatto che l’operaio si trovasse in quel punto. Sulle prime, aveva preso piede addirittura l’ipotesi del suicidio, subito smentita dal Procuratore Scolastico.

Per concludere in bellezza, dopo disservizi e assenza di sicurezza, quali ingredienti mancano a completare una perfetta dieta mediterranea? Violenza, prepotenza e vigliaccheria.

 Servono solo una lettera anonima e un bossolo. Come quelli ricevuti dalla redazione del Secolo XIX di Savona il 19 gennaio. L’accusa? Aver raccontato la vicenda del giornalista e storico Nanni de Marco, intenzionato a vendere preziosi documenti sulla Resistenza Partigiana alla Banca Carisa (per una cifra che si aggira attorno ai 150mila euro), invece di cederli all’Istituto Storico della Resistenza. In sostanza: storia di lucro e valori etici. Un archivio storico è merce o patrimonio di tutti? Questa la domanda che rimane aperta e a cui la minaccia di anonime ritorsione vorrebbe chiudere la bocca.

 A minacciare i giornalisti colpevoli di svolgere il loro lavoro sono sedicenti antifascisti e “protettori” dei valori della resistenza. Ma la “libertà di stampa” non è contemplata fra essi?

 Non nuocerebbe, alle volte, un ripassino di storia e uno sguardo più accurato alle coscienze come

non farebbe male ai nostri politici, impegnati a bearsi di un potere e di un’attenzione mediatica spropositata, riportare in cima alla lista delle loro priorità quello che dovrebbe essere il cardine di una democrazia “reale” e non “virtuale”: porsi al servizio dei cittadini. Poiché l’esempio dei fatti di Napoli non è altro la punta di un’enorme iceberg che comprende (come Savona) tutte le città italiane, grandi e piccole da nord a sud. 

Parafrasando concetti che ormai solo i “comici” come Grillo sono soliti rammentare, andrebbe ricordato più spesso che chi ci governa è alle nostre “dipendenze” ed aprire gli occhi sulla realtà pratica di un Paese dove crisi e decadimento vanno ormai ben oltre i “balletti” delle poltrone a Palazzo.  

Samantha Giribone