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Il sindacalista Uil che batteva la Cgil/ La storia di Masiero

<IO, PERTINI E NENNI

A CACCIA DI AEREI>

Per 32 anni sindacalista alla Piaggio,  a lungo assessore a Finale, con Augusto Migliorini (“Il miglior sindaco che la città ha avuto”), Bottino, Cassullo. I viaggi a Roma per avere nuove commesse e salvare la fabbrica. <Mai partecipato ad uno sciopero politico>. <Teardo era un avversario, ma lo scandalo mi colse impreparato>. La Uil, alla Piaggio di Finale, era diventato il primo sindacato con 320 iscritti, 280 la Cgil. <Oggi sono deluso di Boselli (Psi), parla solo di maestre e insegnanti>.

                                          di Luciano Corrado 

 

FINALE LIGURE – La fotografia dell’archivio di un cronista che svela, a sorpresa, una miniera di notizie. Uno dei personaggi Bartolomeo (Bertomè) Saccone se n’era andato a 102 anni e non sappiamo se qualcuno abbia raccolto le testimonianze della sua vita. E’ stato fotografato nel giorno del suo centenario con il sindaco-giornalista Pier Paolo Cervone e il popolare Nazario Masiero. Nell’occasione, immortalata dallo scatto, a Saccone quando era ospite di una casa di assistenza per anziani, venne consegnato un ricordo-attestato dell’Associazione Marinai d’Italia. Saccone era stato “sommergibilista”, ma la sua vita l’aveva trascorsa a fare il barbiere nella centralissima via Garibaldi di Finale. Ha lasciato  un figlio che per anni ha lavorato in una banca Svizzera ed ora è tornato nella sua città natale ed una figlia.

Ma forse l’uomo di cui poco si è finora parlato e raccontato (speriamo in una prossima più esauriente intervista) è Nazario Masiero, con i suoi 73 anni, resta tra i più lucidi testimoni-protagonisti di 40 anni di storia politico-amministrativa finalese e della “sua” Piaggio dove ha lavorato dall’età di 18, fino a 55 anni.

Un operaio vecchio stampo, un sindacalista che ha sempre privilegiato la concretezza all’ideologia, che non ha mai aderito, ricorda con fierezza, agli scioperi politici. Che con il suo pragmatismo era riuscito a conquistare nella più importante e gloriosa fabbrica savonese esistente, 320 iscritti alla Uil, lasciando la Cgil a  quota 280.

Un sindacalista-politico, socialista purosangue, che a Roma, accompagnato dal compagno savonese Sandro Pertini, perorava le cause della Piaggio (ovvero commesse) dal vice presidente del Consiglio Pietro Nenni, dal ministro Luigi Preti, dal ministro Roberto Tremelloni.

<Quando si andava a Roma a perorare commesse per salvare la Piaggio – racconta un Masiero-enciclopedia – era il nostro Pertini che voleva accompagnarci di persona nei vari ministeri e dagli stessi ministri. E con un certo imbarazzo, assistevamo alle sue sfuriate con tizio e caio, facendosi strada tra alti funzionari, segretarie, fino alla stanza del ministro. Ricordo che durante un incontro chiedemmo a Nenni, allora vice presidente del consiglio, se riteneva di incontrare anche l’allora direttore della Piaggio. C’era il problema di recuperare una commessa di diecieaerei e lui sbottò: “non è il caso, mi è sufficiente la vostra presenza”>.

Masiero ricorda le assemblee di fabbrica, a Finale, presente Giorgio Benvenuto (“Per me un uomo capace, eccezionale…”).

Masiero non ha dubbi sull’utilità del trasferimento a Villanova d’Albenga. <Una volta l’ingegner Ferrari – ricorda – ci invitò a Maranello e in parole povere fece un esempio, Se in questa fabbrica viene un acquirente resta ben impressionato per il contesto in cui si sviluppa, realizza auto, se invitiamo qualcuno a Finale, possiamo riceverlo in un ambiente ormai obsoleto, con molti limiti.  Qui vendiamo auto da mezzo miliardo di lire, a Finale arei da 11 miliardi. L’impatto della struttura ha la sua importanza nella promozione, nella vendita del prodotto. Certamente – dice Masiero – quell’area sul mare non può trasformarsi in un agglomerato di cemento e il nuovo stabilimento deve offrire non solo tecnologie e spazi moderni, ma piani di sviluppo concreti, certi>.

Già un Masiero per 38 anni lavoratore Piaggio, per 32 sindacalista dei metalmeccanici e tra i colleghi che più ha stimato ed apprezzato c’è Nicola Pozzi.

Masiero, politico e pubblico amministratore di Finale dal 1970 al 1990, con gli assessorati del Turismo, Sport, Polizia Urbana, solo per citarni alcuni. Con l’esperienza in giunta di tre sindaci (Migliorini, Bottino e Cassullo, di quest’ultimo fu vice sindaco).

<Senza voler mancare di rispetto, tra l’altro sono buon amico di Paolo Cervone – ammette Masiero, ma con quella schiettezza che tutti gli riconoscono -  posso testimoniare che il miglior sindaco di Finale, dalla fine della guerra, è stato sicuramente il comandante Migliorini. Un uomo di grandi capacità, di grande contatto e rapporto umano. Bottino è stato definito il sindaco di ferro, ha messo in sesto l’apparato comunale che era una babilonia, ma gli mancava quella capacità di far squadra, di metterti a tuo agio che invece aveva Migliorini. Non basta insomma la grinta. E in giunta, in consiglio comunale si lavorava bene, per la buona amministrazione cittadina>.

<Il comandante Migliorini, a quanto ho saputo e constatato, aveva lasciato un ottimo ricordo anche in Marina, come comandante di sommergibili. Ed è stato un comandante valoroso che si era distinto in azioni pericolose, ardite contro il “nemico”. Non potrò mai dimenticare – prosegue Masiero – quel giorno che facevamo giunta e si presentò un uomo privo di una gamba. Io ero uscito dalla stanza per qualcosa e fui il primo a parlargli. Feci presente che eravamo riuniti,  rientrai e dissi “comandante c’è un signore che…”. Non ebbe un attimo di esitazione “fallo entrare”. Ebbene, apprendemmo che quel suo marinaio rimase imprigionato per un’esplosione nemica; parlarono di quei terribili momenti, Migliorini lo liberò, salvandogli la vita, tagliandoli ciò che restava della gamba>

Oggi Nazario Masiero è presidente  della sezione finalese dell’Associazione Marinai d’Italia, avendo prestato servizio di leva, ma è ancora attivista nell’ambito del sindacato provinciale.

Soddisfazioni tante, amarezze qualcuna. Intanto aver concluso la sua lunga attività amministrativa senza macchie, senza “infamia”, con l’onore dell’uomo onesto, del galantuomo alla Pertini, alla Nenni, ai tanti compagni socialisti che quando li incontri per strada, <li saluti, sollevandoti il cappello>.

Un Masiero che ha vissuto in pieno il “terremoto Teardo”, quello di alcuni suoi compagni “vicinissimi” come il sindaco Bottino. <Difficile crederlo – ammette Masiero – ma di tutti quei traffici, magari in parte anche ingigantisti, con magistrati e giudici assai pignoli, io non mi ero accorto di nulla, ovvero che c’era del losco, almeno secondo le sentenze di condanna. E, bisogna parlare, comunque, anche degli assolti, di chi ha pagato ingiustamente>.

Come spiega il fatto che lei non sentiva e non era coinvolto? Masiero: <Teardo mi dava del “testa pelata”, “vorrei che venissi nel mio gruppo, nella mia corrente”. Ma restavo tagliato fuori perché c’era un conflitto politico. Con i compagni di Finale eravamo sempre insieme, ma ognuno aveva una sua concezione di rapporto con la politica. Io ero considerato l’antiteardiano, in effetti ero un nenniano. Teardo era uno che saliva volentieri sul carro dei vincitori, in rapporti con Manca, Giolitti, Meoli, De Michelis….. Non era schierato con Craxi che, per me, resta un grande statista, coraggioso, controverso, ma che sapeva prendere una rotta ed andare fino alla fine. Ora noi socialisti della vecchia guardia siamo un po’ spaesati; sentiamo il segretario nazionale che si preoccupa solo del futuro delle maestre, di difendere i laici dal clericalismo. I problemi sono ben altri…. Un Boselli che, si direbbe, vive in un altro mondo, ha perso la bussola socialista, almeno per chi come me per il socialismo ha combattuto soprattutto battaglie ideali, di principi, di valori, di coerenza, mettendola ogni giorno in pratica, pur con tutti i limiti che ho avuto>.

Si, un Nazario Masiero che, socialista ieri e socialista oggi, sindacalista con una sola bandiera, meriterebbe di essere ascoltato, di offrire la sua testimonianza di uomo semplice, ma determinato nella difesa di certi valori. Sempre meno praticati, in politica e nel sindacato.

Con un po’ di orgoglio, lo salutiamo. Un arrivederci a presto. Per un “racconto” più lungo, dettagliato, approfondito. Una testimonianza di ricordi, di esperienze, che sarebbe un peccato andassero perdute.

Luciano Corrado

 

 

 

 

 

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