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UN SOLO ABITANTE, IL PASTORE:

NEI SEGRETI DELLA VAL MAIRA

           Un professionista-scrittore imperiese racconta la straordinaria storia, di ieri e di oggi, di una vallata meravigliosa, scampata agli scempi ambientali. La sua testimonianza e quella di Custanin, 60 anni, l’unico abitante di Gheit, frazione di Chialvetta, che ammette: <Soffro la solitudine, ma….>. E ancora: quando Giovanni Giolitti …..

    di Perandré             

 

Dal libro in lingua tedesca "Piemont und Aosta-Tal" di Martina Meuth e Bernd Neuner-Duttenhofer, l'eccezionale servizio (inedito per molti italiani) sulla Val Maira. Il titolo è assai significativo: <Wild un romantisch: Val Maira> che tradotto significa "selvaggio e romantico". Questa è la più efficace promozione turistica che non costa investimenti per gli enti pubblici e privati, ma valorizza il territorio per il suo richiamo verso un turismo culturale, ambientale e di qualità.
VAL MAIRA - La Val Maira è una tra le valli più belle e suggestive del cuneese.

Da Cuneo in una ventina di chilometri si arriva a Dronero, nobile cittadina dal passato importante, porta d’ingresso della valle. I portici bassi, con gli archi tirati, ed i palazzi austeri, sono testimonianza certa di un tempo, non troppo lontano, nel quale l’economia di valle funzionava, e con l’economia si coltivava una coscienza etica della Comunità, e cresceva la sua originale Cultura.

Come sempre l’Architettura, grazie alla sua inerzia temporale, riesce a comunicarci queste sensazioni e questo vissuto, propri del territorio e della sua gente, prima che la globalizzazione spazzi via tutto.

Giovanni Giolitti, nativo di Mondovì, aveva qui il suo fedele collegio elettorale, che Egli curava con una umiltà ed un rispetto che potrebbero ancora insegnarci qualcosa...

Si narra che una volta, tornato da Roma, da Capo del Governo, era atteso in Prefettura a Cuneo, per un pranzo ufficiale in suo onore. Passano le ore, ma Giolitti, arrivato puntuale col treno, non si trova più!

Quando ormai si teme il peggio, un telegramma dalla stazione dei Carabinieri di Dronero: S.E. l’on. Giolitti era nel giardino di una pensioncina di Dronero a mondare fagioli con i proprietari, ascoltando le ultime vicende del paese. 
Percorrendo la strada di fondovalle si attraversano i paesi di Cartignano, S.Damiano, Lottulo, Villar.

A Basura (che in Occitano vuol dire strega), la valle si chiude, tra rocce strapiombanti, e assume un’aria un po’ infernale (potenza dei toponimi!).

A Prazzo (pratone?) la valle si apre in un paradiso di verdi pascoli e folti boschi (in estate) e morbide bianche discese (in inverno), sogno di tutti gli sci-alpinisti (ultimamente arrivano gruppi anche dalla Germania e dalla Gran Bretagna).

Incontriamo borghi alpini intatti, con case in pietra e tetti in lose: Ussolo (magnificamente al sole!); i borghi di Elva; Acceglio; Saretto; Chiappera (dominata dalla svettante Rocca Provenzale); Chialvetta; Pratorotondo.

A corona della valle, splendide vette oltre i 3.000 mt., dai nomi suggestivi: Oronaye; Chambeyron; Chersogno; Pelvo d’Elva; Marchisa.

In questo splendido paesaggio naturale l’uomo è riuscito, per migliaia di anni, a trovare una giustificazione economica alla sua permanenza sul territorio.

Migliaia di vacche e di fee (pecore), centinaia di paesi, frazioni, grange (baite), rappresentavano il capitale ed il reddito (sempre reinvestito localmente) di una società evoluta che produceva latte, formaggio, carne, ma anche canti, balli, leggende e poesie. Cultura tramandata oralmente perchè fin quando c’è qualcuno che ascolta, si trasmette molto più sentimento con la parola narrata che con la parola scritta...

Al Gheit, una frazione di Chialvetta, dove una volta vivevano un centinaio di persone, è rimasto solo il pastore Custanin, settant’anni: “Buongiorno Custanin, come va?” Risponde affabile: “E’ faticoso. Ma non tanto per il lavoro, ci sono abituato, ma per la solitudine! Una volta eravamo in tanti, e la sera, d’inverno, ci trovavamo nella stalla e facevamo la veglia. Per far colpo sulle ragazze raccontavo storie un po’ taroccate. Mi ricordo quella volta che... Adesso sono rimasto solo e mi rimbambisco ancora di più con la televisione”.

Sorride, gli è sempre piaciuto raccontare, ed ascoltare la gente che passa (quelli che salutano con rispetto, però!), ha capito che anche giù in città, pur con migliaia di persone intorno, ci si sente soli (forse ancora di più), con la testa infilata nella scatola luminosa...

 

Perandré