L'ex presidente Garassini alla guida della Cosa Bianca
con lui pierluigi vieri e cicci parodi
«Io candidato? Forse. Ma quel che conta è una politica fatta di progetti»
IL SECOLOXIX
L'EX PRESIDENTE della Provincia Alessandro Garassini scende in campo: è lui, in provincia, l'uomo di fatica - un "manovale" si definisce - di "Officina 2007", il movimento lanciato da Savino Pezzotta. Lunedì sera ha sentito al telefono Bruno Tabacci. Negli ultimi tre giorni ha tenuto riunioni ad Albenga, Alassio, Ceriale, Borghetto e Varazze. Insomma: è il referente savonese della "Cosa Bianca" under costruction. «Se mi candiderò? Quello lo vedremo insieme agli amici nei prossimi giorni. Anche in Liguria ci sarà una nostra lista».
La sua ultima battaglia nel centrosinistra era stata, la scorsa primavera, all'ultimo congresso della Margherita: si alleò con Piero Biamino per contendere il controllo del partito al gruppo del presidente provinciale Marco Bertolotto e del suo ex braccio destro Carlo Scrivano. L'accordo tra le fazioni per una segreteria di garanzia (quella di Michele Boffa) lo tagliò fuori dai giochi. Già prodiano di ferro, in prima fila alle primarie del 2004, si è tirato fuori e non ha aderito al Pd. Oggi rivendica un modo diverso di intendere la politica, esalta la «questione morale», attacca il suo successore Bertolotto e il coordinatore del Pd Giovanni Lunardon.
«La candidatura? Forse sì forse no. A me importa occuparmi dei progetti. Sicuramente, salvo terremoti dell'ultimo momento, la lista ci sarà. Se io sarò candidato non è il punto». Garassini non fa sconti. Dura la sua requisitoria nei confronti del Pd: «Se sono rimasto fuori dal Pd non è perché mi sono antipatici Bertolotto e Lunardon, che pure lo sono. È perchè trovo indecoroso l'approccio loro e del Pd alla questione morale. E, appunto, perché io voglio occuparmi di progetti e non di equilibri di potere».
Nomi dei compagni di avventura, per ora, Garassini non ne vuole fare. «Starà a loro venire fuori, al momento opportuno. Su Savona sarà una bella sorpresa. Posso citare Gigi Vieri a Cairo e Cicci Parodi a Varazze. Ma in questi giorno sto vedendo tantissima gente. Ho fatto incontri a Varazze, Albenga, Alassio, Ceriale, Borghetto e, devo dire, non trovo mai la porta chiusa: la gente ha voglia di girare pagina, di cambiare aria. E con noi si sta schierando tanta gente perbene, che sinora è stata fuori da una politica che non piace, ma ha grande dignità e riconoscimento sociale».
Sulle scelte a breve termine (a partire dalla provinciali del 2009) non si sbilancia, ma dice: «Siamo una squadra di manovali e sio sono uno di quelli. Non c'è un obiettivo politico a breve termine. Ma io sono d'accordo con Grillo: la rivoluzione si fa dalla base. Quindi dobbiamo partire dai Comuni». Le alleanza? Mani libere: «Per noi quel che conta sono i programmi. è assurdo che il Pd faccia esclusioni e la Pdl annessioni senza uno straccio di programmi, ma su base ideologica. Sui grandi temi ci sono valori sui quali non si può deflettere, ma sui Comuni ciò che vale sono le situazioni concrete da risolvere». Aggiunge: «Il livello amministrativo locale chiede coalizioni in grado di reggere e uomini che vadano d'accordo tra loro e facciano marciare le cose». La traduzione? «Liste civiche in cui esperienze divierse collaborano tra loro sulle cose da fare, su un progetto di sviluppo della città indipendentemente dalla maglietta». Garassini, su questa base, annuncia che già a Ceriale che andrà alle urne i "suoi" saranno in campo. «Io ho fatto un'esperienza amministrativa alla guida della Provincia, sulla base di alcuni obiettivi. Oggi gli uomini della stessa coalizione hanno ribaltato quegli obiettivi: ad esempio su inceneritore e rifiuti. Bisogna smetterla con il principio che prima si vince, poi si governa: rivendico il dovere, non il diritto, di fare alleanze su progetti condivisi».
An. Gran.