versione stampabile 

 

LETTERA APERTA A GARASSINI

L’APPELLO ANTICORRUZIONE

E’ NAUFRAGATO. PERCHE ? 

Un ingegnere ricostruisce la sua esperienza - testimonianza. Parla degli sprechi da corruzione anche nelle medicine. Rivela chi lo invitò a tacere. Invoca una “rivoluzione culturale”. Cita giornalisti e politici. Da Travaglio a Feltri, a Floris. E poi Beppe Grillo, Di Pietro, Padoa Schioppa, Tabacci, Alemanno. Il ruolo del neo Pd e delle radici cristiane. I valori della convivenza civile.

di Valfrido Gambetta*

 

Alessandro Garassini

Egregio avvocato Alessandro Garassini,
in questi frangenti di politica nazionale sono andato a rileggermi quanto da Lei scritto nel n° 138 di “truciolisavonesi” sotto il tiolo:

“AL MIO APPELLO ANTICORRUZIONE SILENZIO DEI SEGRETARI DEI PARTITI.  PERCHE’?”.

Premetto che io mi interesso di politica in generale, ma non conosco  meccanismi e personaggi interni alle sue strutture, neppure in quelle locali.

 Cerco di farmi le opinioni sulle informazioni, quanto più possibile ritenute obiettive, ricavate dai media. Pertanto constatare che un politico, sia pure “di complemento”, che ha ricoperto incarichi elettivi di un certo rilievo, non fa parte della Casta, mi dà un insperato segnale di speranza e mi induce a colloquiare con Lei.

Vorrei esporre alla Sua attenzione alcune osservazioni, sintetiche, alcune politicamente scorrette, non originali, spesso banali, ma che, ovviamente a mio parere, ritengo importanti.

Nel Suo appello anticorruzione Lei invoca “la questione morale” con chiaro riferimento alla “corruzione”, e lancia anche Lei (sono le Sue parole) l’ennesima pietra nello stagno.

Anch’io avevo preparato un mio sassolino tre anni fa, che non mi è stato consentito lanciare. Avevo “scoperto”, durante un viaggio in Spagna, nel 2004, che là le stesse identiche medicine, (il costo di produzione delle quali è certamente simile o uguale in tutta Europa), passate dal SSN a un normale ottantenne (allora) come me, affetto da normali problemi di cuore e di prostata, costavano 3000 € all’anno in meno che in Italia.

Facendo due conti, anche approssimativi , si trattava di miliardi, solo per le medicine, un dettaglio della spesa pubblica sanitaria. E tutto il resto? Mi è sembrato di vederci un indizio certo della misura spaventosa della corruzione amministrativa pubblica in Italia (e delle sue conseguenze) rispetto alla Spagna, (un po’ ce ne sarà pure anche là), dove, infatti, le cose già allora andavano meglio che qui.


Giovanni Floris
(conduttore di Ballarò)

Ne avevo fatto un appunto da pubblicare, ma un giornalista (de La Repubblica !!!), preventivamente interpellato, mi mandò a dire; “lasci perdere, son cose delicate”. Si, a quei tempi lo erano, ancora: mi ricordo che nel settembre del 2005, a “Ballarò”, in piena lotta elettorale, un accorato accenno dell’angelico Angeletti allo “scandalo dei medicinali” cadde nell’assoluto silenzio generale, (Floris compreso) e da allora non ne fece più parola.

Così, sensibilizzato dalla mia esperienza diretta, seguendo i media con assiduità ed attenzione (e tanta rabbia), mi sono chiarito le idee.

No, avvocato, la questione non è, non bisogna chiamarla, “morale”. E’ economica, “materiale”, sono soldi, tanti soldi, che potrebbero sistemare tante cose. e come tale dovrebbe essere trattata, prima che sia troppo tardi.

La gestione economica dello Stato caratterizzata da un serio controllo degli sprechi provocati dalla corruzione, (senza pretendere di eliminarli) è un “prerequisito”che non può, non deve, essere di destra o di sinistra.

E’ certamente un buon segno che ora, a partire praticamente dal successo editoriale de “La Casta”, la denuncia non è più considerata cosa “delicata”, e sta dilagando, ma ciò nonostante sembra proprio che quei politici, si sentano talmente forti nella loro organizzazione in casta, che a mollare quei soldi, che certamente basterebbero a sistemare le cose, ritengono che non sia proprio il caso di pensarci. Se proprio un po’di soldi bisogna trovarli, si prendono dalle tasse, sia  dagli evasori, ma è difficile e spesso pericoloso, meglio dagli elusori, che già le pagano ed è più facile.

Giusto. Ma s’è visto che non bastano. E pensare che Padoa Schioppa pare abbia fatto un “Libro Bianco, (che, per quanto io sappia, non è stato mai messo in circolazione); dove indicava tutti i campi nei quali si poteva intervenire per tirarli fuori, quei soldi. E ora l’onest’uomo avverte: “attenti! Il tanto sbandierato “tesoretto” per sapere se c’è bisogna aspettare marzo”.

Quando ho letto che Lei si dichiarava orgoglioso di NON avere aderito al PD, sono rimasto perplesso. Ma dopo aver sentito Veltroni impostare la sua campagna elettorale, come Berlusconi, promettendo che abbasserà le tasse e aumenterà i salari senza accennare dove prenderà i soldi, la delusione era stata forte. Per me era l’ultima speranza.

Dico “era”, perché la decisione di Veltroni di accogliere Di Pietro me l’ha riaccesa, la speranza. E spiego il perché.

Fra tutti quei politici che a mollare i soldi non ci pensano proprio qualcuno certamente c’è che magari ci pensa, ma il rischio di suicidio politico che corre (per mano della Casta) è troppo alto per decidere di passare ai fatti, nemmeno in fase di programma. Il sostegno per quei politici che potrebbero fronteggiare la Casta, (non illudiamoci di eliminarla), in questo regime di tipo democratico (che anche Churcill definiva il meno peggio) non può che venire dai voti, ma i voti sono accuratamente controllati dalla Casta stessa con sistemi ben collaudati che, complici i media, televisione soprattutto, esaltano la parte deleteria della “morale pubblica”, come la faziosità (la più importante, radicata nella storia e nella tradizione italiana), l’invidia sociale, l’egoismo, l’aggressività litigiosa, l’istigazione a polemizzare su temi religiosi o etici, e in più il ricorso sistematico a slogan ossessivamente ripetitivi, privi di ogni seria argomentazione. Tutto allo scopo di confondere e dividere il “popolo sovrano” inducendolo così a votare a favore di interessi non propriamente generali.

 Beppe Grillo ha capeggiato con successo un movimento di rivolta che io condivido, ma, a mio parere, per molte ragioni, non utilizzabile nel contesto attuale.

L’unico personaggio politico (sempre a mio parere) che potrebbe portare un efficace contributo al miglioramento di questa parte importante ed essenziale della Politica che è l’efficienza amministrativa dello Stato è Di Pietro che, sganciato com’è dalla Casta, e correttamente inserito nella politica, potrebbe, per il momento, portare i voti che ha saputo procurarsi con le sue dichiarazioni programmatiche, e non sono pochi, ma soprattutto convogliare quelli di Grillo, che sono tanti, e, col suo aiuto (di Grillo), potrebbero diventare determinanti.

Quando a Di Pietro fu impedito di entrare nel PD, io, appartenente alla fazione di sinistra ( si, anch’io sono un italiano (un po’ fazioso), che per coerenza con le mie opinioni avevo già votato per Di Pietro alle scorse elezioni, avevo deciso di votare comunque per lui, come voto di protesta, invece di fare scheda nulla o bianca.

E’ per questo che ritengo che Veltroni, forte della sua posizione nel partito, dove certo più d’uno ha storto la bocca, l’abbia “azzeccata”.

Certo, mi piacerebbe vederci anche la Bonino, Tabacci e compagni (mi è stato detto che c’è anche Lei), Follini, Alemanno , si, anche lui, ma non si può avere tutto nella vita...

Certo, se Veltroni sapesse gestirsi bene questa preziosa, ma contestata alleanza e avesse successo, come spero, sarebbe comunque una soluzione provvisoria.

Qui serve una vera “rivoluzione culturale”, che comunque richiederebbe tempi lunghissimi. Nella versione moderna dare importanza ai valori della convivenza civile nelle cosiddette “radici cristiane”, ma con riferimento a Cristo e alla sua Chiesa (con la C maiuscola) e non al cardinale Ruini e soci.

E’ una cosa che ho sempre ritenuta necessaria, ma forse utopica. Quando l’altra sera ho sentita invocare dal direttore del giornale della Confindustria,”Il Sole-24 Ore”, Ferruccio De Bortoli, una “rivoluzione culturale”, per un attimo ho sperato davvero che un “pool” di opinionisti di valore, magari con la consulenza di pubblicitari esperti di “comunicazione”, potesse organizzarsi e coordinarsi per la bisogna. Figuriamoci! Ce li vediamo, per esempio, Marco Travaglio e Vittorio Feltri mettersi d’accordo?  Io li leggo entrambi e devo dire che, per me, dicono le stesse cose, che quasi sempre condivido, ma, essendo profondamente deformate dalla faziosità di entrambi, non possono servire allo scopo.

                                                                 Valfrido Gambetta*

                                                                     (ingegnere)

Nota della redazione: l’ingegnere Gambetta  ha operato per conto dell’Italsider-Italimpianti negli stabilimenti di Genova, Pesaro, Taranto ed in Brasile, quale esperto di laminatoi.