versione stampabile

I costi della politica

Patrizia Turchi

 Patrizia Turchi

Negli ultimi mesi, sull’onda delle indagini giornalistiche dai risultati alle volte scandalosi ed impensabili, si è affacciato un nuovo concetto. Quello del “costo della politica”.

La politica, e chi la politica la impersona, è diventata casta (altro termine assai indovinato) ed è sentita come la voragine nella quale affoga la serietà, l’eleganza, l’impegno sociale, la rappresentanza politica.

Anche a Savona pare che questo nuovo filone abbia preso piede. D’altra parte è un concetto semplice, colpisce subito la “pancia” delle persone, risveglia rivendicazioni a fronte della povertà percepita.

La questione delle Circoscrizioni è emblematica: occorre risparmiare, e si coglie un passo della finanziaria per cancellarle d’amblé.

Dopo aver annullato la funzione ed il ruolo di queste assemblee elettive, dopo aver frustrato negli anni la capacità di intervento riducendo risorse e competenza propositive, ma avendo cura di trasformarle in un gioco di puzzle per la distribuzione delle cariche a componenti politiche che dovevano essere soddisfatte, siamo giunti alla decisione (?) di annullarle. D’altra parte cominciavano, pur nella loro “inefficacia amministrativa”, a diventare un rischio: collettore di mal contento, che viene comunque mal tollerato da chi ritiene che il “manovratore non possa essere disturbato”

Ma a Savona, tanto per rimanere sotto il nostro modesto campanile, davvero sono questi i costi della politica, che fanno andare in malora?

La domanda che dobbiamo farci – a mio parere – è opportuna.

Siamo di fronte ad una pessima amministrazione, che si realizza attraverso l’impossibilità a pianificare democraticamente la città (la questione del PUC mai approvato, su cui si affastellano varianti ad usum delphinis), la drammatica condizione dell’economia e del rilancio produttivo (che viene sostituita da proclami occupazionali relegati a settori marginali e precari), la cementificazione del nostro territorio

(con la costruzione di veri e propri ecomostri –come il Crescent, la Torre Fuksas, Bofill, e il Molino) e l’esubero spaventoso di abitazioni (che rischia di trasformare Savona in una Città vuota, se si fa una proporzione tra abitanti e alloggi), il decadimento di strutture storiche (San Paolo, Palazzo Gavotti), o il disinteresse pubblico nei confronti di edifici che potrebbero rappresentare un rilancio della città culturale (nostra fu la proposta di palazzo Santa Chiara come sede della più bella biblioteca della Liguria contro il trasferimento sterile –e a quanto pare irrealizzato - dell’Autorità portuale), la cecità e la sordità elettiva nei confronti di quelle realtà che potrebbero essere un volano di alta caratterizzazione culturale, come il Polo Universitario, anche aperto a Facoltà sociali ed umanistiche, l’inesistenza di impianti sportivi quando non sono  monumenti emblematici all’immobilismo (piscina…).

L’elenco sarebbe assai più lungo e drammatico, persino penoso, al quale però non possiamo far mancare quegli interventi “di pugno” come – tanto per ricordarne qualcuno - la viabilità a Villapiana, i giardini di cemento delle Ammiraglie, la creazione di isole pedonali che sarebbero manna se solo non si fosse trattato il settore del commercio come la cenerentola della Città, a cui far digerire nuovi e più grandi centri di distribuzione.

Allora: ritorniamo al “costo della politica”.

Dal mio punto di vista credo che il vero costo della politica sia rappresentato dalla impossibilità da parte di questo ceto politico, che governa la nostra Città e così fortemente embricato coi poteri forti, a occuparsi della cosa pubblica e dei bisogni reali e insoddisfatti dei cittadini.

Ed allora i costi della politica, anzi della cattiva politica ricadono – inesorabilmente- su di noi, e saranno molto salati e per molti aspetti ad alto rischio di irreversibilità.

Fermiamoli, con la vera politica, finché siamo in tempo.

Savona, 1 febbraio 2008                  Patrizia Turchi –a sinistra per Savona-