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Declino sarà lei
(ammucchiando sassolini)

SECONDA PARTE

di Nonna Abelarda

PRIMA PARTE


progetto Kitegen

 Energia, tecnologia, impresa Non si prevede la nascita di nuove imprese nella zona di Savona, nei prossimi anni, se non commerciali o immobiliari o dell’edilizia. Lo dice un documento ufficiale, il PPA. Non vi sembra gravissima una tale situazione? Fra l’industria devastante del passato e il cemento devastante di adesso non esiste solo il degrado e il declino, come ci vogliono far credere.

Nei prossimi anni, secondo tendenze europee e mondiali, tutto ciò che contribuisce allo sviluppo di nuove fonti energetiche, di risparmio di energia, di riduzione delle emissioni avrà sempre più spazio. Ebbene, non si potrebbe puntare anche su questo, in sinergia con le scuole professionali e l’università, a loro volta in sinergia con altri centri di ricerca? Dall’artigiano che monta i pannelli o gli infissi di nuova generazione o i limitatori termici, alle ricerche sperimentali, alle nuove tecnologie, proprio non possiamo conquistarci uno spazietto di lavoro qualificato per i giovani? Siamo ancora in tempo per pensarci e provarci. Solare, eolico, eolico d’alta quota come il progetto Kitegen di cui ci parla Ozenda, o altro che si riesca a installare e rendere funzionante e competitivo, bilanciando costi e ricadute ambientali eccetera, SARA’ SEMPRE MEGLIO DELLA CENTRALE A CARBONE. E alla lunga, riducendo e razionalizzando i consumi, può sostituirla. E poi, in base all’auspicabile superamento del concetto di rifiuto, anziché meditare furiosamente e insistentemente inceneritori fra Albenga e Loano, nuove discariche (pur necessarie nell’immediato, ahimè) e altre piacevolezze,  non ci si potrebbe interessare alle imprese di recupero e riciclaggio, alle tecnologie di trattamento a freddo, al business che trasforma i rifiuti in oro senza bruciarli prima? Il discorso “rifiuti zero” non è utopia, altrove ci sono progetti avanzati da cui si aspettano ricadute enormi nel giro di pochi anni. Anche qui, basta crederci. E basta volerlo.

Arte, artigianato, cultura, sport  A partire dal simbolico contenitore Priamar, un’enorme risorsa che altri ci invidierebbero, ma su cui sembra così difficile investire, alla ceramica artistica albisolese, sono tanti i filoni su  cui si potrebbe puntare, per creare tipicità, laboratori, scuole, botteghe, manifestazioni. Altri se ne potrebbero inventare. Ozenda proponeva anche una scuola di bel canto, con caratteristiche particolari e uniche, pensando a una certa tradizione locale che va dalla Scotto alla Satragno. Tutti sassolini, certo, ma insieme fanno la montagna.

Bene, la carrellata di spunti, proposte, idee ad amplissime linee, appena accennata e senza pretese, ma, come si dice, col cuore in mano, (pensando anche al futuro dei nostri figli) è completa. Adesso mi proponevo di riservare un pensierino a dubbi e obiezioni più comuni.


Danila Satragno

Non si può vivere solo di quello. Di volta in volta l’obiezione sprezzante è riferita al turismo, dicendo: “non possiamo essere tutti bagnini e camerieri”, alla cultura, all’arte, o all’agricoltura, vista sempre come si trattasse di un ritorno al giurassico, clava e tutto, tipo “non possiamo vivere di castagne secche come i nostri padri”, quasi che agricolture specialistiche e moderne non fossero pensabili.

Mentre è chiaro che con quattro addetti ai container o a sorvegliare i barconi, o con qualche decina di operai in più alla centrale, si vive benissimo e si è tutti più felici.

  Oppure  alla tecnologia, dicendo che siamo in ritardo e ci vuole tempo e denaro per puntare sull’università e la ricerca. Mentre per costruire furiosamente scempi ambientali non ci vogliono tempo né risorse. Queste obiezioni, dettate spesso da miopia e ignoranza o modernismo d’accatto o malafede,  non andrebbero neppure considerate, se non che fanno ancora proseliti, purtroppo, nel nostro tipico scetticismo ligure che scambia un cinico nichilismo per buon senso.  In ogni caso, si deve guardare il quadro globale, non il singolo settore, e non sottovalutare mai l’effetto moltiplicatore, galvanizzante  e sinergico che hanno un po’ di ottimismo e di novità positive.

 Mancano le  infrastrutture Non ne parlo, perché non ne è qui l’oggetto, ma è chiaro che questo è un nodo dolente comunque. Dico solo che la lamentela va fatta a maggior ragione per i progetti ventilati, pensando a svincoli per i porti turistici e commerciali, accesso al nuovo megaquartiere Crescent, non parliamo poi di Margonara, mentre le soluzioni di cui accenno io in genere sono meno dispendiose e congestionanti in questo senso. Certo è, che senza abbinare una politica seria di riduzione del trasporto su gomma, del traffico privato, sviluppo di trasporti pubblici e ferrovie, magari anche autostrade del mare (con cautela, per non ingolfare altrove) non si va da nessuna parte o si peggiora la qualità della vita e l’inquinamento IN OGNI CASO.

 Mancano soldi Non sono un’economista, ma chissà perché ho sempre avuto l’idea che questa sia l’obiezione tipica di chi soldi non ne vuole spendere, specie le amministrazioni. Sono convinta che volendo i soldi si trovino sempre, come se ne trovano per certi sprechi. E che gli investimenti migliori e più coraggiosi siano quelli che ripagano di più. Basta avere convinzione e argomenti, concreti,  e i crediti, da qualche parte, saltano fuori.

 Gli interessi di pochi Questo è un nodo spinoso, che non verrà mai affrontato apertamente (forse fa parte della malafede di cui sopra…) , ma è un dato di fatto che, se certi progetti vengono comunque avallati e spinti da maggioranze trasversali, da alleanze politico economiche finanziarie con il supporto di parte dell’informazione, è perché dietro esistono enormi interessi di poche potentissime persone o gruppi. Ecco perché si mettono a tacere o si ignorano o si denigrano quelle soluzioni, magari più vantaggiose per comunità e ambiente, ma meno redditizie o di nessun interesse per gli speculatori in quanto non muovono i grossi capitali. Ebbene, non ci sono molte soluzioni o risposte a questo impasse, tranne una pragmatica e una idealista. L’idealista immagina che prima o poi alcuni di questi giochi saltino, che si riesca a porre un freno e a cambiare rotta. Magari partendo dalla politica locale e da una nuova consapevolezza della società.  La pragmatica afferma che, siccome alcune delle soluzioni prospettate, tipo nuove tecnologie, nuove politiche energetiche, muovono comunque capitali e innovazione, sono altamente redditizie, possano suscitare l’interesse di imprenditori più lungimiranti. (Ma ne esistono ancora?)

 Il ligure immobilista Va bene, lo sappiamo, i liguri hanno scarsa flessibilità, propensione al cambiamento, spirito imprenditoriale. Ce lo ripetono continuamente i fautori del progressocemento, della serie: tenetevi tutto questo, che tanto non meritate altro. Ma proprio per questo possono essere utili i distretti sovraregionali di cui dicevo, per immettere e far circolare  idee ed energie fresche e persone motivate e fare da stimolo.

 I tempi. Va bene, non ci vuole un giorno, a cambiare. Sappiamo anche questo. Ma non è una buona ragione per non cominciare, gettando alle ortiche tutto il peggio che ancora è sospeso sulle nostre teste. Vogliamo continuare a sentirci ripetere: o così o il baratro, oppure provare a ricuperare fiducia, energia e speranza? A Vado ci hanno già dato un importante segnale. Vediamo di non lasciarlo isolato, e di ricostruire a partire dalle basi della società.

 Intanto vi annuncio che il gruppo Amici di Beppe Grillo di Savona sta lanciando un progetto chiamato “le primarie delle idee dei cittadini”, sulla base di quanto già fatto su scala nazionale. Dalla viabilità, al verde pubblico, alle nuove iniziative, ai rifiuti, all’energia, all’edilizia eccetera, tutti possono dire la loro, dai suggerimenti dei singoli  al parere dei tecnici e dei comitati.

 Verrà organizzato, e comunicato alla cittadinanza. Le idee saranno riassunte, e presentate ai candidati delle varie liste in occasione delle prossime amministrative. Così vedremo chi è disposto a raccoglierle.

Buona sopravvivenza a tutti.

 Nonna Abelarda