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  Nona puntata/A 28 anni dal “ciclone Teardo”

QUANDO TELETRILL A SUON DI MILIONI

FACEVA DA MEGAFONO AL “CLAN”

Ricostruiamo uno dei capitoli meno noti del “sistema Teardo”. I cortigiani della carta stampa e dell’emittente locale. I segreti scoperti nella valigetta del “capo”. Il ruolo e le confessioni di Nanni Patrone che era un esponente politico di Pietra Ligure. La tivù, sovvenzionata con le tangenti, doveva trasferirsi da Ceriale in una villa delle Opere Sociali, a Savona. La Corte d’appello: <Su Teletrill non si è andati a fondo>. 

 di Luciano Corrado


Alberto Teardo

Savona – Che senso ha, 28 anni dopo i primi articoli di stampa sul “sistema Teardo”, riproporre quegli anni, quei giorni, quei personaggi? Siamo arrivati alla nona puntata e forse é utile indicare alcuni obiettivi della ricostruzione storica di quel periodo.

Primo: i giovani sono quasi all’oscuro di quel terremoto (fu il primo in Italia che coinvolse rappresentanti delle istituzioni, arrestati  e condannati anche per associazione a delinquere). Non esiste neppure un libro da consegnare alla storia. Solo citazioni editoriali e neppure aggiornate.

Secondo: metodi e trame, pur in assenza di dinamite, di estorsioni (concussione) in stile mafioso, sono tornati ad inquinare una grossa fetta della vita politico-amministrativa-sociale savonese, attraverso l’edilizia, aree edificabili e potenzialmente tali, controllo della sanità, costruzione di porticcioli e annessi, alcuni appalti, trasformazioni alberghiere ed industriali.

Terzo: finita nel dimenticatoio la “Teardo story”, si è ricreato un nocciolo duro di politici e del mondo degli affari (con frange massoniche che hanno ripreso potere e vigore) che scorrazzano da ponente a levante. Preda prediletta: operazioni immobiliari e terriere lungo la fascia costiera, attraverso la gestione dei piani regolatori e soprattutto delle varianti. Il tutto condito da benevolenze e da facili arricchimenti trasversali (pubblici amministratori, imprenditori, professionisti, banche (e….rappresentanti delle istituzioni?)

Qualcosa è cambiato col governo Prodi, ma restano impunite e favorite sacche di maxi-evasione fiscale nel mercato immobiliare, in parte legalizzate dalle stesse normative. Sia sugli immobili e ancora di più sui terreni, di cui non si parla quasi mai, dove si compra a 10 e si denuncia 2, rispettando la legge. Persino le pietre dovrebbero sapere di quel fiume di denaro in nero che si miscela ai finanziamenti ufficiali (mutui, leasing, linee di credito) delle banche che sul mattone fanno anch’esse affari d’oro.

Dove e a chi finisce la differenza tra le somme denunciate e quelle effettivamente erogate, pagate? Chi ha interesse a tenere il coperchio chiuso?  C’è per caso una spartizione  molto più sofisticata rispetto ai metodi grossolani e meno prudenti degli anni settanta, ottanta? Nel ’90, arriverà invece la tangentopoli di “mani pulite” (Milano).

Quarto: oggi chi ha ancora la forza non di sparare nel mucchio, ma di porsi domande, riflessioni, constatazioni, considerazioni, scrivere, fotografare la realtà rischia di finire al macero. Messo all’indice. Chissà chi ricorda quando lo scorso anno Antonio Ricci (Striscia la notizia) dichiarò in due circostanze ai giornali locali (caso progetto di torri nella sede del vecchio ospedale di Albenga) che con lui molti lamentano…parlano di…ma poi hanno paura di esporsi, per timore di…

Eppure come allora, c’è chi grida il solito “leit motiv”: chi è a conoscenza di…vada dal magistrato, denunci, altrimenti zitti, è solo demagogia e denigrazione.

Come non fosse sufficiente, su ogni altra cosa, osservare la distruzione del tessuto sociale ed ambientale che si continua a perpetrare.  Non solo, prima fanno scempio dell’unica concreta risorsa esistente (turismo alberghiero), scoraggiano (vedi la piana albenganese e terreni agricoli) l’agricoltura rendendo più appetibile il mattone che garantisce guadagni facili e una robusta evasione fiscale,  poi invocano interventi e responsabilità (sempre di altri) per denunciare la crisi del settore.

La storia riuscirà certamente a raccontare la grave responsabilità – tra i megafoni più popolari  c’è Beppe Grillo - della stragrande maggioranza del mondo dell’informazione. Sul suo sito sono ben descritte le motivazioni.  Il direttore di  “Liberazione” (Comunisti italiani), Sansonetti, il 21 gennaio scorso, a La 7, le ha definite <Responsabilità gigantesche nella corruzione morale>. A questo danno tremendo è sottoposta anche la nostra provincia. E il futuro?

 

Arrigo Molinari

A LEZIONE

DI STORIA

Le cause del crollo del “potere Teardo” si possono ristringere al coraggio di un manipolo di persone che, rischiando grosso…, come confidava Arrigo Molinari (ex questore, ex piduista, ex infiltrato anche nei giornali, ex Gladio, ucciso quando era ormai in pensione nella sua stanza da letto di Andora da un balordo), hanno contribuito a scoperchiare la pentola.

Qualcuno ha pagato la sua scelta, ma chi riesce a rileggere quelle carte, potrà rendersi conto che per altri ha significato conquistare potere. O riconquistare potere. Con benevolenze e spinte, massoniche comprese, ma sui giornali non c’è traccia, non c’è più spazio, non c’è storia.

Un vuoto che colmeremo, come già annunciato, pubblicando il rapporto sulla massoneria firmato dall’allora colonnello dei carabinieri Nicolò Bozzo ed atti della Commissione d’inchiesta sulla P2 mai resi noti nella loro completezza per quel che riguarda le province di Savona e Imperia. Anche a distanza di qualche anno sono assai istruttivi per capire fatti, alleanze, nomine in leve di comando. E la “terra bruciata” fatta attorno ai “nemici”.

Alberto Teardo aveva capito benissimo che al potere si può restare, consolidare soprattutto se tra gli alleati, c’è anche l’informazione scritta e televisiva. Accadeva allora. Teardo ed i suoi uomini potevano contare sulla “benevolenza” in quel periodo de La Stampa, sull’appoggio aperto de Il Lavoro (quando era di proprietà del Psi), Il Mercantile, La Gazzetta del Lunedì, la solita latitanza della Rai regionale. E varie riviste locali, come abbiamo già visto in precedenti puntate.

Non bastava. Il “vertice” teardiano aveva messo gli occhi su una televisione privata (Teletrill) che alla fine si è fusa (venduta, come si è fatto per anni con gli stabilimenti balneari), con un buon risparmio fiscale, con Telenord.

IL PROGETTO “SFUMATO”

DI COMPRARE TELETRILL

Raccontiamo un capitolo “esemplare” ricostruendo gli atti ufficiali. Con l’aiuto della relazione del giudice relatore, Francesco Rossini…VEDI che componeva il collegio della Corte d’Appello di Genova (terza sezione penale). Siamo tra il 1987 ed il 22 gennaio 1988, data del deposito della sentenza.

Il gruppo Teardo aveva cercato di comprare la tivù che iniziò la sua attività a Ceriale per poi trasferirsi a Quiliano, ma puntava ad avere una  nuova sede a Savona, in un immobile (villa) delle Opere Sociali.

Il giudice Rossini terminò la sua ricostruzione, in pubblica udienza, con queste parole: <La pratica relativa a Teletrill avrebbe meritato un maggiore approfondimento, diciamo che fu superveloce ed il sudore d’agosto ha fatto da oliatore>. In altre parole, quel giudice d’appello leggendo gli atti (imputazione, sentenza e motivazione di primo grado a Savona) si convinse che sarebbe stato il caso di approfondire. Vedremo il perché.


Il giudice Vincenzo Ferro con il sindacalista
Pinotti ed il senatore Urbani.
( foto d'archivio, Gallo)

ELOGI E CRITICHE AI GIUDICI

DEL TRIBUNALE DI SAVONA

Francesco Rossini (presidente era Giovanni Ghiglione, a latere Carlo Caboara) la mattina di giovedì 26 novembre 1987 fece questo esordio nel definire la sentenza del tribunale di Savona, scritta dal relatore Vincenzo Ferro, presidente Gennaro Avolio, a latere Caterina Fiumanò:

<Stile pregevole, sintesi molto efficace, esame scrupoloso delle varie ipotesi di reato, merito anche della penna magica del collega Ferro>.

Non sono mancati gli appunti. Ad esempio: <Sulla vicenda dei Piani d’Invrea, a Varazze, sarebbe stato utile approfondire le deposizioni contrastanti dell’avvocato Renzo Ratti che si occupò del caso come libero professionista e del geometra Giuseppe Gaggero in veste di mediatore>.

Altro rilievo: <L’incontro a Naso di Gatto (Savona) tra Alberto Teardo, l’imputato Bruno Buzzi e Riccardo Carlevarino in cui si sarebbe parlato della sorte di Villa Cambiaso. Incontro negato da Buzzi, ma confermato da Teardo. La sentenza di Savona attribuisce l’incontro ad una data imprecisata del 1978, mentre era possibile arrivare ad una precisa determinazione>.

BOLZONI: PRESIDENTE

DEL TRIBUNALE MASSONICO

Altro rilievo del giudice della Corte d’appello: <Giuseppe Bolzoni é stato arrestato e scarcerato nell’ambito dell’indagine sull’affare della Ciamea (edilizia), incluso nella Teardo-bis. Bolzoni – rimarcò Rossini – è un personaggio davvero curioso. Maestro venerabile della loggia massonica XX Settembre e pare presidente del “tribunale massonico”. E’ forse per questo motivo che chiamava “micio” il presidente del tribunale di Savona(si trattava di Guido Gatti ndr). Bolzoni, pensionato del porto con 1 milione 100 mila lire al mese di pensione si era fatto ristrutturare una villa da 180 milioni. Aveva per caso ricevuto un’eredità?>.

E Francesco Rossini così descrisse il comportamento dell’allora procuratore della Repubblica, Camillo Boccia: <In seguito all’esposto di Renzo Bailini del 29 ottobre, data di rubricazione, il 2 novembre giorno dei Morti, Leo Capello si presenta al procuratore della Repubblica, dà spiegazioni, indica i nomi di coloro che gli hanno fornito denaro per il Savona Calcio, ma la circostanza non risulterà vera. Il 3 novembre il dottor Boccia chiede l’archiviazione al giudice istruttore…>.

Rossini nell’introdurre il capitolo  dell’accusa di associazione mafiosa mossa nella sentenza di rinvio a giudizio dai giudici istruttori Francantonio GraneroMichele Del Gaudio (caduta con la sentenza dei giudici di Savona), accenna ad un <grande, lugubre argomento>. Mentre per la condanna degli imputati per <associazione a delinquere, si tratta di pubblici ufficiali, contrariamente alle solite associazioni delittuose tra comuni cittadini. Un’associazione potente. Che sapeva incutere paura al punto che uno solo tra gli imputati, Nicola Guerci, ha confessato le sue colpe e risarcito il danno. Mentre Roberto Siccardi è stato il solo ad aver ammesso l’attività di esazione svolta a favore dell’impresa Ghigliazza (i fratelli Piersanto e Giacomo) che preferiva trattare direttamente con lui i versamenti al gruppo Teardo. In istruttoria – concludeva Rossini – l’imputato Siccardi precisò  di aver dato soldi anche a Teardo, ma di solito versava nella cassa di Leo Capello.>

Un altro passaggio della relazione di Rossini: <Giorgio Buosi, nipote di Teardo, viveva a Venezia dove faceva l’impiegato, un bel giorno, il 13 dicembre 1980, venne in Liguria e ad Alassio ebbe subito un colpo di fortuna, trovò per caso Roberto Siccardi che lo accompagnò da un notaio e si trovò socio dell’imprenditore alassino Brosito Bogliolo…>

 


Francantonio Granero
e Michele Del Gaudio

TELETRILL, TEARDO

OPERE SOCIALI E..

A pagina 244 della motivazione di primo grado dei giudici di Savona inizia la ricostruzione, nei dettagli, di quella straordinaria vicenda per la conquista di Teletrill. La sezione di Savona della Società Nazionale di Salvamento di cui era vice presidente Angelo Benazzo (autista del “capo”, uno degli imputati al processo) aveva sede in un immobile delle Opere Sociali N.S. della Misericordia, a Savona, via Nizza 10/A

Benazzo presenta in Comune  domanda per esecuzioni di lavori del caseggiato a due piani. Il benestare  arriva a tamburo battente il 31 agosto 1982 (in 5 giorni) con la firma dell’assessore all’urbanistica Massimo De Domenicis (anche lui tra gli imputati). Le Opere Sociali, con le dovute garanzie, compreso l’accollo di tutte le spese, acconsentono ad un nuovo contratto di locazione di sette anni, sui 10 richiesti.

Il Tribunale stabilì che la Società di Salvamento non era legittimata a chiedere l’autorizzazione al Comune sostituendosi alle Opere Sociali. Lo imponeva, tra l’altro, anche il regolamento edilizio comunale. Il tribunale descrive tutta una serie di violazioni ed anomalie messe in atto anche dall’assessore De Domincis.

Con quale scopo? Il  collegio giudicante: <La realtà è ben altra, i lavori che il Benazzo intendeva eseguire erano quelli, come emerge dalla testimonianza di Pietro Patrone (ex assessore e consigliere comunale a Pietra Ligure, ndr) che conferma ed avvalora sul punto le notizie raccolte dagli organi di polizia giudiziaria, alla concessione in uso di una parte dell’immobile delle Opere Sociali all’emittente televisiva privata Teletrill, per un canone di 700 mila mensili, contro le 200 mila corrisposte alle Opere Sociali. E alla emittente televisiva Teletrill era interessato Alberto Teardo, vedansi in tal senso le deposizioni testimoniali di Teresio Concon, di Giovanni Ferrara, nonché i documenti  prodotti da Marcello Borghi nella parte in cui ne risulta l’attività di propaganda svolta in favore di Teardo e della sua corrente politica proprio da Teletrill>.

 

INTERESSI IMMOBILIARI

DIETRO TELETRILL

Da pagina 334 a 342 i giudici istruttori Granero e Del Gaudio hanno ricostruito il capitolo La Pineta Spa, con sede legale a Framura (Spezia). Ecco qualche spunto: <Questa società che ha per oggetto, costruzione e manutenzione di immobili, nonché l’esercizio di attività alberghiere, ristorante, bar, campeggi, viene in rilievo non tanto per quel che risulta dalla contabilità ufficiale quanto perché nella valigetta sequestrata ad Alberto Teardo in occasione del suo arresto, il 14 giugno 1983, è stato trovato un foglio manoscritto intitolato “promemoria x  società La Pineta. I soci risultanti dagli atti...Ismaele Chiesa, Alfio Rustichelli, arch. Gianpaolo Bartolozzi  testimoniarono che gli interessati alle operazioni immobiliari erano Vittorio Orlandi il quale ha ammesso che con lui erano, a loro volta, interessati Angelo Benazzo e Vito BovoneBenazzo era pure interessato ad operazioni immobiliari a Deiva Marina…..Tenuto conto delle effettive funzioni del Benazzo non è azzardato ipotizzare che fosse solo prestanome.>

A questo punto entra il scena il “gruppo Patrone” e tale avvocato De Vizia che ricorre anche nella vicenda dei cantieri Baglietto.

Pietro Patrone, scrivono i giudici  <nella sua qualità di testimone ha dichiarato di aver incontrato per caso nella Federazione  del Psi di Savona, tale Orlandi che gli propose di entrare in una società proprietaria di un complesso edilizio con ristorante, discoteca, piscina e una pineta di 30 mila metri quadrati a Framura. Patrone ha precisato che si trattava della società Pineta Spa. ..Io mi dissi interessato, ma avevo bisogno di altri soci in quanto non potevo reggere da solo la spesa globale che era di 305 milioni. Mi rivolsi allora ad Alberto Teardo, proponendogli l’affare ed ebbi dallo stesso una risposta positiva. L’appunto sequestrato nella valigetta di Teardo lo riconosco perché è stato scritto da me. Risponde a verità che il 75 per cento del pacchetto azionario è stato acquistato da Chiesa e dal 18 per cento delle azioni acquistate da Rustichelli. Mentre l’architetto Giampaolo Bartolozzi, amico di Orlandi, ha voluto mantenere il 7 per cento. La sigla che compare sul promemoria sequestrato a Teardo, ovvero Na, sta per Nanni, indica la mia persona, in quanto tutti mi chiamano Nanni. La sigla GA indica l’allora vice presidente della giunta regionale Gustavo Gamalero che doveva avere il 10 per cento delle azioni. La sigla BE indica Angelo Benazzo col 10 per cento. La sigla AL indica Alberto Teardo che doveva avere il 15 per cento. La sigla OR indica Vittorio Orlandi che doveva avere il 25 per cento. Nell’appunto sequestrato a Teardo ci sono i soldi già dati e da dare. In realtà le somme di 67 milioni e 30 milioni a Chiesa e Rustichelli sono state anticipate da me e pagate con assegni. Teardo mi aveva dato solo 25 milioni in contanti, Benazzo 9 milioni in assegni, Gamalero 13 milioni, Teardo avrebbe dovuto darmi complessivamente 151 milioni, Benazzo 44, Gamalero 44. Ma successivamente all’arresto di Teardo ho dovuto ancora sborsare  50 milioni a Rustichelli. Preciso che Teardo mi ha consegnato i 25 milioni personalmente in contanti, ma dopo il suo arresto non mi ha più versato il rimanente. Ho trovato un possibile acquirente nell’avvocato Carmine De Vizia di Torino>.

Concludono i giudici istruttori (pagina 341): <Viene dimostrato attraverso il legame societario costituito col Patrone, l’interesse del Teardo per l’emittente televisiva Teletrill con la quale gli associati, tramite Leo Capello, raggiunsero un accordo triennale per la ripresa diretta delle partite del Savona Calcio dietro corrispettivo di 7 milioni annui, come si è dimostrato per altre somme inerenti il finanziamento  della squadra e la provenienza illecita. Il collegamento con Teletrill che va ben oltre un semplice contratto di prestazione d’opera e spiega il “riusciamo a trovare due piani di una villa come nuova sede” di proprietà delle Opere Sociali, ufficialmente in affitto a Benazzo>.

Fin qui  la parola agli atti giudiziari. La Teletrill  story avrà altri sbocchi. Una conclusione tuttavia può essere utile. In quel periodo Teletrill oltre ai programmi musicali (assai seguiti) iniziava anche con cronache e dibattiti in studio. Un suo telegiornale ed era molto sponsorizzata con articoli in cronaca locale.

Secondo voi chi erano i giornali ed i giornalisti fiancheggiatori, cortigiani, come direbbe Giampaolo Pansa? E chi erano invece i giornalisti cattivi, definiti “moralizzatori da strapazzo”, “diffamatori di professione”. A volte derisi persino nelle trasmissioni? Responsabili di descrivere “realtà fantasiose”, al punto che <non vale neppure la pena di leggere quegli articoli e quel giornale?>.

Per fortuna ci sono gli archivi parlanti, altrimenti potrebbe persino accadere che i cortigiani di ieri, oggi per la storia fossero scambiati per gli artefici di un’informazione corretta ed onesta, a favore di un “gruppo di potere” che si arricchiva anche con il denaro pubblico e violentava le istituzioni. A quanto pare la lezione non è servita.

Luciano Corrado