Tra trombati d'eccellenza, nomi frusti e onnipresenze staliniane

CONTRADDIZIONI E RICICLAGGI NELLE LISTE PER LE REGIONALI

Allora ci siamo, quasi: anche se il quadro non è definitivo, le anticipazioni di cui disponiamo ci consentono una prima valutazione nel merito delle liste che i partiti stanno preparando, in vista delle  elezioni regionali del 3 – 4 Aprile prossimi.

Molte speranze andranno deluse e la preferenza unica fa prevedere lotte a coltello, dentro alle liste fra compagne  e compagni di partito.

Naturalmente, per quello che riguarda la circoscrizione di Savona, la scena è stata dominata dalla vicenda Ruggeri. Storia nota che non rievochiamo in questa sede, se non per svolgere una considerazione molto semplice: sarebbe davvero grave se il “Principe” non facesse il pieno di consensi, staccando di gran lunga i malcapitati che si troveranno nella sua cordata.

Questa esigenza, che presumibilmente i DS alimenteranno al massimo, renderà quanto mai difficile la campagna elettorale dell'ex-segretario provinciale Miceli, che si troverà poco appoggiato dal partito: tanto più che la sinistra interna ai DS, che non ha ancora annunciato il proprio candidato, potrebbe mettere in pista un nome forte (si parla di Mattia Rossi, vice – sindaco di Carcare) con il chiaro intento di strappare voti che ne testimonino la forza all'interno del partito.

Poiché i seggi disponibili per il “Triciclo” saranno presumibilmente due, ecco che tra i litiganti diessini potrebbe spuntare l'incomodo dell'ex presidente della Provincia, Chicco Garassini, ben intenzionato a fare incetta di voti, sia a Savona, sia nel Ponente.

Duello serrato anche in Forza Italia, che potrebbe far registrare un calo di consensi tale da ridurre ad uno solo il seggio disponibile nella circoscrizione di Savona.

In pole position appaiono essere Orsi e Barbero che, in questo periodo di deregulation, non si sono certo risparmiati in materia di manifesti: Barbero, in più, ha aperto da molti mesi un “point” in pieno centro di Savona, ma appare sfavorito, almeno allo “start”: Orsi, infatti, potrebbe anche contare su qualche spinta da diverse direzioni collegate, per 

così dire, nel “cuore” degli affari savonesi (in questo senso il vero concorrente di Orsi non è Barbero, ma Ruggeri). In più Forza Italia perderà voti ad Albenga, patria di Barbero, per via dello scontro fratricida in atto alle comunali della città ingauna (fuori sacco, intanto, invito i lettori a osservare la pubblicità elettorale, apparsa sui giornali, di un certo Caltagirone, candidato sindaco, appunto ad Albenga: un tizio che si candida dopo due anni di residenza in una Città, con una spocchia davvero degna di miglior causa. Una inserzione che rappresenta un vero e proprio monumento al degrado della politica).

Sempre restando a Forza Italia: decisamente fuori gioco Oliva, mentre per il cardiologo Susco, che dopo aver tentato in tutti i modi di farsi nominare assessore nella Giunta Provinciale di centrosinistra e di “riunificare” i socialisti (sua antica provenienza politica, fin dai tempi di Teardo e di Craxi) per appoggiare Burlando, ha deciso di correre per la parte opposta.

Per Susco si profila una vera e propria “fiera delle illusioni”.

Burlando e Biasotti hanno davvero pescato male, almeno per quel che riguarda la Circoscrizione di Savona, per le loro liste civiche: altro che esponenti della “società civile”! Frusti riciclati, già candidati da tutte le parti come Giusto e Costantini (quest'ultimo capace di non farsi eleggere all'ultimo consiglio comunale, pur candidandosi a Sindaco con una lista in proprio, dopo esperienze nel PRI e nella Lista Gervasio).

Paradossale, infine, la situazione dell'estrema sinistra.

A distanza di cinque anni, infatti, PdCI e Rifondazione Comunista propongono gli stessi candidati di punta: i cossuttiani l'assessore – ombra Casaccia e i bertinottiani il ticket Zunino – Turchi.

Tutti e tre messi assieme a partire da quindici anni a queste parti, quante candidature hanno sommato? Alcune decine sicuramente.

In Rifondazione, poi, la situazione appare ancora più grottesca: in quanto se la “lady di ferro” della rivoluzione in Corso Italia (in ambito, insomma, un po' più ristretto di quella in Occidente fallita qualche decennio or sono) ha avuto il “buon gusto” di saltare il turno delle Provinciali, Zunino, negli ultimi tre anni, ha fatto il capolista tre volte: alle Comunali, alle Provinciali e, adesso, alle Regioni.

Davvero una esagerazione, che suscita un interrogativo: un esempio di insostituibilità, oppure si tratta di “culto della personalità” di staliniana memoria?                               Qual