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Un articolo Interessante dal sito www.altrafinale.it

La Ghigliazza e il gioco del monopoli.

inviato dalla consigliera comunale della lista Un'altra Finale  Gloria Bardi

Il testo che segue contiene sia le proposte da me formulate, a nome di Un'AltraFinale, nel corso dell'Assemblea pubblica durante la quale il prof. Casamonti -incaricato dall'Amministrazione- ha illustrato il progetto relativo alle ex cave, sia il commento circa le novità comparse sul Secolo XIX il giorno dopo, a proposito del ritorno della Ghigliazza spa, che ha liquidato e riacquistato l'area, bloccando la relativa asta giudiziaria.

Ogni scelta ha un soggetto, un contenuto, un obiettivo.
Il soggetto e l’obiettivo devono potersi corrispondere: nel nostro caso il soggetto è la cittadinanza e l’obiettivo è una città che elevi le possibilità generali, per i presenti e per i futuri, di vita buona.
Una pubblica amministrazione deve incassare il massimo di profitto per la collettività, realizzarne le aspirazioni, tutelarne i crediti.
Questo il soggetto e questo l’obiettivo: a chi governa creare le mediazioni, i contenuti. A chi è governato manifestare dissenso ogni volta che il conto non torna.
Ora, ogni scelta viene fatta in un ventaglio di alternative di interesse politico, finalizzate all’idea di città che si va a costruire, ai riferimenti valoriali che si intende perseguire.
Ogni scelta è quindi nel contempo una rinuncia, o più rinunce: scegliere una certa soluzione significa rinunciare alle alternative.
Non è possibile valutare la scelta se non si conoscono le alternative. Solo conoscendo ciò a cui si è rinunciato si possono definire le responsabilità di chi ha scelto, dal momento che qui chi sceglie lo fa non in proprio nome ma in nome della collettività. Chi sceglie e’ investito di responsabilità.
E la “licenza di uccidere” invocata dal sindaco per via del responso elettorale, il ritornello che la responsabilità la si paga al momento del voto, francamente corrisponde a un’idea della rappresentanza da dinosauri della democrazia ed è segno che l’idea di “partecipazione” non la si è ancora metabolizzata.

Nella fattispecie, è positiva ma tardiva la condivisione con la cittadinanza, perché le scelte essenziali sono già state fatte, quelle cioè che definiscono il ruolo della collettività.
E se è tardiva è meramente propagandistica.
La cittadinanza è solo invitata all’ultima mano del gioco del Monopoli, in una partita che ha già il vincitore.

Se invece la scelta è ancora aperta, ma su questo gli amministratori sono poco chiari, allora le alternative sono ancora in gioco. Torno alla domanda: La collettività è consapevole diciò a cui chi ha scelto ha deciso di rinunciare?
In questo caso, quali erano o sono le alternative?
Noi in campagna elettorale siamo stati chiarissimi nel proporre una Società di Trasformazione Urbana. Per quale motivo si è scelto di non fare uno STU? Come afferma il prof. Casamonti, il meglio è dato dalla sinergia di pubblico e privato, e secondo noi la STU rappresenta la forma migliore per realizzare questo tipo di sinergia.
Con la STU il Comune non si limita a mediare, cercando di limitare i danni o di scucire qualche briciola caduta dal tavolo dei privati, ma acquista le aree, diviene, in società con i privati, costruttore e anche venditore. E magari di seconde case potrà non farcene nemmeno una, se la collettività si esprimerà in tal senso.
Quando, a proposito della STU, diciamo “Comune” non diciamo giunta Richeri o giunta Cervone ma diciamo cittadinanza finalese.
O forse è sufficiente un 15% di prime case, pagate in cubature, per impedire che un 85% di seconde diventi un villaggio fantasma? E’ questo ciò che può lenire le sofferenze di una Finale che ha perso mille abitanti nel giro di pochi anni?

La cosa risulta francamente offensiva.

E magari il Comune, in STU, può decidere, previo uno studio di fattibilità, di scegliere altre soluzioni di sviluppo, quali parchi tematici o campus universitari.
Fino a quando pensiamo di poter “inghiottire” presenze nella nostra città? Casamonti ha parlato più volte durante l’assemblea di qualità piuttosto che di quantità delle cubature: anche per il turismo dovrebbe valere la stessa cosa. Ci riempiamo la pancia urbana, già in crisi digestiva, di nuove presenze, a cui non offriamo assolutamente nulla. Sfruttati noi sfruttati loro: la nostra città diventerà il regno dell’insoddisfazione, con caduta della qualità della vita.
Cari Finalesi, ci rendiamo conto che potevamo diventare proprietari e costruttori ma questa scelta si è deciso di non farla?
Dovranno spiegarcelo argomentatamente o no?
Anche durante l’assemblea pubblica, il sindaco approfitta del fatto che ha l’ultima parola –e infatti mi si nega pervicacemente, esattamente come in C.C., il diritto di replica- per "gettare lì" la banalizzazione della nostra proposta: “non intendo fare il piazzista di case”. A parte il fatto che invece intende volentieri fare il “mediatore”, evidentemente ci sono in Italia una serie di sindaci-piazzisti, dal momento che la STU ha avuto molti felici epiloghi. Dica piuttosto il sindaco che l’amministrazione che lui rappresenta non ha il coraggio necessario per interpretare un’opportunità davvero innovativa.
Il prof. Casamonti risponde che questa operazione viene fatta quando i Comuni sono già proprietari dei terreni. Falso: molti comuni hanno proceduto a esproprio per motivi di pubblica utilità.
Come ottenere i soldi? La STU prevede fondi appositi a disposizione dei Comuni che si facciano promotori.
Ma c’è di più:
lo scorso 16 febbraio era prevista l’asta, con un prezzo (ca 24.000.000 di euro) che include già il progetto non ancora approvato, dal momento che quei terreni, in assenza di progetto, valgono solo oneri e non onori.
Perché il Comune non li ha acquistati inizialmente per un pugno di soldi, per poi poter essere davvero arbitro della situazione e ha consentito invece che il progetto ne facesse lievitare i costi? Perché questa scelta non è stata fatta? Se è stata la Regione la colpevole di tutto ciò, perché il Comune non ha fronteggiato la Regione sull’essenziale anziché “tirarsela” ora da spaccamontagne sui dettagli progettuali? Perché il Comune ha scelto di far finta di credere al fallimento-Ghigliazza e quindi di non pretendere la consegna di aree bonificate?
Perché il Comune, ad esempio, non si costituisce parte creditrice nei confronti di Ghigliazza?

Perché il Comune non si prodiga in favore degli operai che il “fallimento” rende ricattabili? Perché durante l’assemblea il Sindaco non riserva nemmeno un’espressione di solidarietà per l’operaio che fa presente questa situazione e preferisce assumsi il ruolo di passamicrofono?
Perché il Comune ha scelto di consentire che la collettività venga umiliata dalla furberia della Ghigliazza?
Perché, dopo che Casamonti ha indicato nell’assenza di un interlocutore identificabile un elemento di criticità per il Comune, il Sindaco, da me interrogato circa l’esito dell’asta prevista per il 16 febbraio, risponde che non ne sa nulla né gli interessa?

Perché il giorno dopo si scopre che l’asta è stata bloccata dal socio di maggioranza che ha rilevato e liquidato ed è pronto per giocare a Monopoli con Comune e Regione? Possibile che sindaco e vice non ne sapessero nulla? Finalesi, studiamo assieme il modo di rovesciare il Monopoli?
 

Gloria Bardi

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