FOGLI MOBILI

La rubrica di Gloria Bardi

SI FA PRESTO
A DIRE FAMIGLIA

Non se ne può più dei luoghi comuni, spacciati per assoluti!

Non credo di essere etichettabile come nichilista, relativista se dico che non esiste nulla di nulla che sia bene in assoluto, tale cioè da svettare su altre forme di bene antagoniste.

La famiglia! Ma chi ha così poca esperienza delle cose del mondo e rispetto della sofferenza altrui da sostenere che la famiglia tradizionale rappresenta un bene assoluto, un valore in quanto tale, un valore a prescindere?

Come si è ormai arrivati a distinguere un punto di vista della sacralità della vita e uno della qualità (etichette che non mi piacciono completamente), dobbiamo essere tanto onesti e seri da dire che un conto è la sacralità della famiglia e un altro la sua qualità e che la prima rischia di essere la negazione dell’altra, quando tiene in vita un cadavere putrescente!

Sappiamo fin troppo bene che in molti casi, soprattutto nell’idolatrato passato, la famiglia è stata un’unione di sangue fondata sulla violenza e sull’omertà: eh, che diamine! 

Dove credete che si annidi ancor oggi la stragrande maggioranza dei casi di pedofilia, violenza psicologica sull’infanzia, violenza fisica, psichica e sociale sulle donne se non nel sacro cuore della famiglia tradizionale?

Sappiamo bene inoltre che sull’accentuazione del modello famigliare si fonda tanto male collettivo, che il termine “familismo” storicamente fa rima con “mafia” ed è una delle magagne italiane. Oppure fa rima con quel tipo di “ricattabilità” per cui si parla di “tengo famiglia” come mortificazione del senso civico e del coraggio civile.

 Con questo non intendo gettare alle ortiche la famiglia ma solo mostrare come non sia affatto un bene incondizionato ma sempre un bene “a condizione”. Non basta dire “famiglia” “famiglia” per entrare nel regno dei Cieli! Ogni realtà umana di valore si afferma col sacrificio di altri valori, ogni bene contiene una parte di “male” o comunque di “rinuncia” ad esperire altri beni.  Quando quella parte di male si fa prevalente sulla parte di bene, quella realtà ha perso la propria qualità e la propria capacità di produrre a sua volta qualità e complessivo benessere.

Può darsi che oggi gli uomini e le donne siano incapaci delle rinunce richieste dalla scelta di costituire una famiglia, può darsi che ci siano in giro troppi peter-pan ma identificare solo nell’egoismo e nell’edonismo la crisi della famiglia tradizionale e non riconoscere che la famiglia tradizionale spesso era un inferno significa essere in conclamata malafede. La stessa malafede con cui l’Italia –classe politica ed elettori-  ha consentito per anni e anni che potessero sperare di por fine –tramite annullamento della Sacra Rota-  al vincolo matrimoniale solo coloro che si sposavano in Chiesa, con la consacrazione di quella stessa Istituzione che diceva un no assoluto all’introduzione del divorzio.

Ma, a proposito dei Peter Pan, il peggio della questione rischia di essere il perdurante modello della famiglia, che porta costoro, specie quando non sorretti da una cultura capace di rendere spregiudicate le loro scelte, a formarsene una per poi mandarla a catafascio, figli compresi, “come fossero vuoti a perdere”.

Mentre si può vivere benissimo senza formarsi una famiglia, se i valori che la animano non sono quelli che individualmente ci persuadono. E non parlo solo dei libertini ma  i preti, ad esempio, che tanto fagocitano la famiglia, hanno scelto una dimensione che la esclude.

Non credo che esistano dimensioni che ci liberano dal fardello di scegliere: questa è la responsabilizzazione massima di chi non è né assolutista né semplicemente relativista ma è semplicemente dotato di senso della complessità.    

GLORIA BARDI

L' ESORDIENTE IL PROF E L' EDITORE MANNARO

LUIGI MAIO legge il mio libro

www.gloriabardi.blogspot.com