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Settima puntata – Cosa ha insegnato il “ciclone Teardo”?

LA CAMPANA “STONATA” DI “MISTER” BERTOLOTTO
Se un presidente confonde i ruoli e sparge illazioni

Luciano Corrado

 

Alessandro Garassini

 SAVONA – A volte ritorno. Gli uomini? Qualcuno, ma è sui metodi e sui contenuti della dura dialettica che la notizia è fresca, fa impressione per il pulpito istituzionale. Parliamo della durissima replica-accusa che il presidente della provincia, Marco Bertolotto, ex Margherita, ora Pd, medico e primario, ha sferrato per denunciare dalle colonne de La Stampa, a firma di Paride Pasquino, che forze oscure stanno tramando

<contro il sistema politico ed economico di Savona, contro imprenditori genovesi impegnati nel rilancio di Savona>. Obiettivo? Per Bertolotto <scatenare la sfiducia dei cittadini su una tema sensibile, quale la salute>. Chi sarebbero i veri bersagli umani? Bertolotto non ha dubbi: <Il presidente della Regione, Burlando, che sta dando una grossa mano al Savonese ed il sottoscritto, impegnato nel tenere insieme un territorio>. Conseguenze? Sempre Bertolotto: <Attaccando queste due figure istituzionali si mina il processo di sviluppo savonese>...Vedi....

Avrà, per puro caso, copiato un comunicato dei “tempi che furono” quando due figure (finite nelle patrie galere) reagivano a certi “tam-tam”? Si legga, ancora, quale traccia istruttiva, la lettera che ha scritto l’avvocato Alessandro Garassini, fede democristiana, poi “Margherita”, infine dissidente, predecessore di Bertolotto, pubblicata il 3 gennaio dal Secolo XIX in pagina nazionale-commenti e che Trucioli ripropone, con una risposta. Garassini è un nuovo visionario da legare?

Sarebbe da pazzi sostenere che Burlando e Bertolotto sono sulle orme di quei tempi. Burlando in passato ha già conosciuto le “disgrazie” della giustizia italiana. Bertolotto pare abbia qualche chiarimento da dare, sempre alla giustizia, in merito a  fortunatissime operazioni edilizie con aree rese edificabili, di parenti, conoscenti, amici in quel di Toirano dove è stato sindaco. Forse avrebbe fatto bene ad evitare di ingigantire ombre sul ruolo di pubblico amministratore rispondendo, nelle forme dovute, alle “allusioni” che L’Espresso ha pubblicato in un ampio servizio, sul “sacco edilizio savonese” il 21 giugno dello scorso anno. Cosa che ha fatto, con pacatezza, il presidente Burlando, chiamato in causa per responsabilità politica.


Alberto Teardo

 COSA ACCADDE

AI TEMPI DI TEARDO

Però… Chi ha seguito le precedenti sei puntate del “Ciclone Teardo”, a 27 anni di distanza, avrà avuto modo di leggere il “fuoco di sbarramento”, con ostracismo, che accolsero le prime critiche al “teardismo”, come metodo di potere.

Nessuno pare sia disposto a sostenere che, nonostante tutto, Regione, Provincia, alcuni enti locali, Asl comprese, abbiano assimilato la rude pratica delle tangenti versate da imprenditori e da professionisti, intimoriti dall’allora gruppo di potere (vedi articolo dell’epoca da Ventimiglia…).

Tacere, sviare oggi l’evidenza dell’assalto al territorio e al paesaggio ad opera di una ristretta cerchia di “furboni o furbetti”, da ponente a levante, è un’omissione, un oltraggio alla verità. Significa mentire e nascondere spudoratamente un dato di fatto. Tacere che una lobby si è spartita e si spartisce, con una palese e sfacciata evasione di milioni di euro (in parte legalizzata), commerciando e costruendo immobili che costano meno della metà del prezzo finale lucrato, sarebbe connivenza morale. Dove finiscono quelle ingenti fortune? I beneficiari pagano le tasse dovute, mentre si chiede al popolo “lacrime e sangue”? Si fa “cronaca, deterrente antievasione”, mettendo in piazza chi non rilascia uno scontrino da pochi euro!

Hanno comprato, venduto aree industriali, fabbriche dismesse o fallite, cantieri navali, cave (costati alla comunità miliardi in sovvenzioni per mantenere l’occupazione), aree demaniali. Hanno raso al suolo alberghi grandi e piccoli, meglio se sul mare, colonie marine, istituti religiosi, che davano lavoro e pane a centinaia di famiglie per trasformarli in monolocali e bilocali venduti a peso d’oro, in cittadine già affette da superaffollamento e carenza di infrastrutture. Già sature di seconde case.


Gianfranco Rotondi

 ONERI DI URBANIZZAZIONE

UNA PRATICA PER FAR CASSA

Si è persino creata la pratica perversa che i Comuni hanno imparato a far cassa con gli oneri di urbanizzazione per tenere in modo macchine comunali dove nessuno è più in grado di controllare i bilanci annuali. Anziché destinarli a strade, parcheggi, marciapiedi, all’edilizia convenzionata.

Dagli sprechi (nessuno parla delle spese telefoniche e dei cellulari, del boom periodici inviati alle famiglie residenti), ai dei costi della politica (magari tornassero i metodi della vecchia Dc quando nessun sindaco o assessore campava, Provincia compresa, e enti vari di sottogoverno, con i soldi pubblici). L’ha ribadito di recente anche il segretario nazionale Dc, onorevoli Rotondi (centro destra).

Non solo, come accadeva a “quei tempi” (teardismo) si è riformato un circuito massonico-affaristico (senza fare di ogni erba un fascio) attivissimo in operazioni immobiliari-finanziarie, bancarie, nomine, designazioni, consulenze, sacche di intrecci politici (destra, sinistra, centro), Asl e sanità compresa, pubblica e privata. Sgomitare per indossare il “grembiulino” per “protezione” e aiuti?

Se vuole il presidente Bertolotto, proprio a proposito delle Asl, vada a riascoltare se ancora non l’ha fatto, la dichiarazione di Walter Veltroni a “RAI Uno, il 5 agosto 2007: <Via subito la politica dalle Asl….>. Il leader del Pd ha spiegato assai bene le ragioni. Da allora su questo fronte tutto tace. Anche e soprattutto in provincia di Savona, in Liguria.

La mancata trasparenza nelle Asl è cosa nota in molti ambienti e bisogna presumere che Bertolotto sia come San Tommaso. Così come probabilmente è per lui ostica la tesi dei conflitti di interesse. Un esempio? Studi professionali dove un professionista tutela l’ente pubblico, il collega tutela il privato, l’impresa, l’imprenditore. Forse è solo questione di buon gusto? Oppure dirigente ospedaliero controllore e controllato.

Luigi Cane

 NON SARA’ REATO

MA SI E’ PERSO LA MORALE

Non abbiamo gli strumenti, le prove per sostenere che in tutto questo panorama gli unici a violare il codice penale, a pratica l’illegalità, siano i “poveretti” come accadeva ai tempi in cui un procuratore della Repubblica, a Natale, riceveva così tanti regali da  essere accatastati in un locale del carcere Sant’Agostino.

 Oppure quel magistrato che vendeva tappeti anche tra avvocati penalisti, dai quali non aveva problemi ad accettare persino assegni che lasciano tracce. Roba vecchia, con protagonisti ormai passati ad altra vita.

Secondo Bertolotto che risultati darebbe la radiografia attuabile, diciamo a caso, delle prime cento-duecento operazioni immobiliari (miliardarie in lire) condotte nella nostra provincia negli ultimi 8-10 anni?

Marco Bertolotto non è un “capo popolo” o “segretario politico”. E’ una figura istituzionale, doppiamente pagato con i soldi dei contribuenti (in Provincia e in ospedale, quale presidente e quale primario). Come può sostenere (senza peraltro citarli) che due giornalisti del Secolo XIX (Sansa e Menduni) autori della documentata inchiesta giornalistica sulle Asl, primari e dintorni, siano al servizio di interessi inconfessabili e si prestino comunque a screditare la sanità pubblica per favorire…? E che è in corso una manovra subdola di denigrazione sistematica?

Il presidente Bertolotto, nell’intervista-confessione-difesa miscela opinioni discutibili o meno, con pesantissime illazioni. Perché non dichiara che anche “Trucioli Savonesi” che di fatto, a settembre,  ha iniziato a raccontare delle nomine dei primari e dirigenti nelle Asl, raccogliendo dichiarazioni nel savonese ed imperiese propri da primari in pensione, è al servizio di <qualche investitore privato che vede ridurre i profitti>. Poiché crediamo nella giustizia non avremmo difficoltà, come è già accaduto in passato ad altri personaggi politici, ma anche giornalisti, a ritrovarci in tribunale perché <sia fatta giustizia>.

Se c’è un settore – sanità privata – che in questa Regione, soprattutto in questa provincia, è sempre stato penalizzato dalle scelte politiche di sinistra e di centro-sinistra, è stato proprio l’iniziativa privata nelle case di cura. C’è un dossier storicoche sarebbe utilissimo rispolverare, per “non dimenticare”.

I RAPPORTI DI TEARDO

CON L’ALLORA PCI

In questa settima puntata dove abbiamo deviato, E CE NE SCUSIAMO, sulla ricostruzione del  “ciclone Teardo” riproduciamo, per meglio capire alcuni meccanismi di allora, l’articolo sul rapporto con uomini dell’allora Pci. A quei tempi negli ambienti dell’ex presidente della Regione non ci si stancava di insistere sul fatto che il Pci savonese, nonostante una macchina organizzativa e burocratica, impiegati e funzionari, che costava decine di milioni al mese, non si andò mai a fondo per far luce sulla provenienza del denaro. E questo non risponde a verità. Scavarono Granero e Del Gaudio,  lavoro che si interruppe con la Teardo-bis. Scavò soprattutto, senza troppo fortuna, anzi con un boomerang, il procuratore Renato Acquarone.

Il resoconto dell’articolo del 1988 riguardante l’imputato-assolto, Pierluigi Bovio, ex sindaco di Borghetto S. Spirito del PCI, valente architetto, può fornire una risposta, una soluzione (vedi…).

Altrettanto significativa la deposizione davanti ai giudici dell’ex assessore a Ventimiglia, Luigi Cane, ex segretario del Psi intemelio. E’ il puzzle, il mosaico di cosa significhi, per la politica trasversale agli affari, l’esercizio del potere.

E si potrà comprendere meglio per quale ragione, come successe col teardismo, ci troviamo di fronte ad un risveglio della massoneria affaristica. E ai nanetti della politica. Nelle prossime puntate dedicheremo alcuni capitoli, pubblicando i rapporti firmati dall’allora colonnello Nicolò Bozzo proprio sulle logge savonesi ed imperiesi. Non per sparare nel mucchio, screditare gli “affiliati”, ma perché troppi governanti e politici di oggi sembra abbiano dimenticato quella “lezione”, di storia. 

Luciano Corrado