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Dopo il silenzio (in)dolente di chi ha “ucciso” una vallata

IL SINDACO ANNUNCIA:

<MONESI RISUSCITA

ECCOVI LE TAPPPE>

Mentre “Trucioli” rivela chi furono i “becchini”. Quei documenti (senatore Bornacin) che  mettevano sotto accusa la Provincia di Imperia, il Comune di Triora e ..

di Luciano Corrado

 

  MONESI
Un'immagine di Monesi ripresa dal depliant del Comune di Mendatica, ai tempi d'oro

MONESI – Il sindaco di Triora ha affidato l’annuncio ufficiale al periodico della Pro Loco (Le quattro stagioni): la nuova seggiovia biposto di Monesi, fino a 1850 metri di quota, sarà realizzata nella prossima primavera, mentre il rilancio della stagione sciistica è previsto per l’autunno-inverno 2008-2009. Un impegno messo nero su bianco (non è una cambiale, né un assegno che andrebbero in protesto, né un contratto con penali) dal primo cittadino, dr. Lorenzo Lanteri, in una lettera indirizzata ai trioresi residenti.

I primi a sperare nel “miracolo” sono i proprietari dei 400 alloggi di Monesi, i più diretti interessati, ma anche primi contribuenti Ici del Comune di Triora. Una gioia che, mista a cautela, è destinata a propagarsi, pur senza illusioni o euforia, visto i precedenti ...vedi articolo… Ci vorrà forse un decennio per far riportare, a pieno regime, la Monesi turistica. Incoraggiando, con finanziamenti mirati, l’iniziativa privata anche se nessuno può scommettere, con cognizione di causa, che si potrà tornare agli antichi splendori. Al “boom economico e sociale” di un’intera vallata.

A partire dai residenti, da chi ha acquistato la seconda casa, dai proprietari di aree che contrariamente a molte altre zone della Liguria sono stati duramente penalizzati, esclusi da ogni forma di sviluppo. Sviluppo nell’indispensabile e rigoroso rispetto dell’ambiente, primo requisito per valorizzate un patrimonio naturale di straordinaria bellezza.

In passato a Monesi  di Triora, con il primo nucleo sorto nel 1953, ma anche nell’altra Monesi con i primi “tecci” risalenti all’ottocento (giurisdizione del Comune di Mendatica), di scempi e brutture edilizie (anni ’60 e ’70), ne sono stati consumati parecchi. Nella più assoluta impunità ed indifferenza. E’stato stravolto, abbruttito, quello che poteva rappresentare un piccolo gioiello caratteristico (architettonico e storico) delle Alpi Marittime.


Giorgio Bornacin

QUANDO BORNACIN

SPARAVA  A ZERO

Se sarà la volta buona lo vedremo tra pochi mesi. Si potrà finalmente dare merito a chi ha saputo raggiungere un obiettivo che altri avevano fallito. “Trucioli Savonesi”, come annunciato nelle due precedenti puntate con l’avvio della “Monesi story” (vedi…), si propone di informare, per “non dimenticare”.

Una ricostruzione rivolta soprattutto alle giovani generazioni, spesso all’oscuro di un passato ricco di gloria e di nefandezze.

Raccontare i fatti per giudicare, senza pregiudizi. Farsi un’idea. Ormai si può parlare di eventi storici per quest’angolo di terra ligure.

Su Monesi sono stati versati fiumi di inchiostro. E’ utile ripercorrere, ricostruire negli anni il passato, anche attraverso articoli di giornale.

Iniziamo da uno straordinario - istruttivo documento che ha per protagonista principale Giorgio Bornacin, storico esponente ligure della destra (Movimento sociale ieri), oggi senatore della Repubblica di AN.  All’epoca consigliere regionale di minoranza.

Ecco alcuni passi significativi del verbale della seduta del consiglio regionale  del 26 giugno 1988 (20 anni fa) dedicato proprio al “caso Monesi-Triora”.

Consigliere Bornacin<Io capisco che i tempi tecnici siano dei tempi lunghi, ma questa storia di Monesi assume i connotati della “storia infinita”, o di una “Dallas” urbanistica di cui non si riesce a vederne la fine>.

RISALE AL 1986

IL PRIMO INTERVENTO

Per avere un’idea dei tempi lunghi, della criminale (per Monesi) leggerezza con cui si affrontò il problema, ecco una spiegazione dello stesso Bornacin: <La prima volta che il piano regolatore di Triora è approdato in consiglio regionale fu nel luglio 1986 dove nel contrasto tra i 30 mila metri cubi, i 100 mila metri cubi che erano stati proposti, si decise tutti insieme di rinviare, lasciando a zero, per quanto riguardava Monesi, e di rinviare ad una data successiva. Il Piano regolatore di Triora è comparso in questo consiglio regionale il 22 luglio 1987, si è approvato il piano regolatore che riguardava Triora, si è stralciata Monesi, con un ordine del giorno che prevedeva un Piano Territoriale sovracomunale da approvarsi entro questa data. E’ passato un altro anno e siamo puntualmente al punto di prima, per Monesi non è stato fatto niente>.

UN GRAVE DANNO

PER LA LUGURIA

Giorgio Bornacin non sarà un esperto di economia, ma da politico che vive sul territorio aveva chiaro un concetto: <Voglio dire che non abbiamo particolari interessi localistici per difendere Monesi, però abbiamo l’impressione (pensate era 20 anni fa ndr) che la Liguria  stia perdendo una grande occasione per rilanciare una zona turisticamente valida, soprattutto da un punto di vista sciistico dal momento che in Liguria una stazione di questo genere esiste solo a Santo Stefano d’Aveto. Sappiamo che c’è possibilità di creare sviluppo turistico in quella zona. Sono passati tre anni – lamentava già allora Bornacin – e non è successo assolutamente niente. L’unico albergo che c’era, è stato chiuso, gli impianti funzionano come funzionano. Allora noi riteniamo che sia colpevole da parte  dell’amministrazione regionale e della giunta regionale un atteggiamento di questo genere…assistiamo alla crisi delle industrie, con tutto un gioco di aree dimesse e non dimesse…con progetti….perdere tempo nel rilanciare Monesi significa perdere posti di lavoro e non crearne, soprattutto potrebbe consentire, caro assessore Valenziano,  un rilancio turistico e degli sport invernali di cui credo la nostra regionale abbia bisogno>.

 MONESI
   
  Lorenzo Lanteri, sindaco (foto d'archivio)

COLPA DELLA PROVINCIA

E DEL COMUNE DI TRIORA

Proseguiamo il filone del j’accuse di Bornacin che oggi assume la veste di testimonianza per “non fare di ogni erba un fascio” e conoscere ciò che già allora l’esponente della destra bollava: <Riteniamo che sia colpevole il fatto che il Comune di Triora e la Provincia di Imperia a tutt’oggi non abbiano fatto niente per favorire una soluzione.

Noi non siamo mai stati dalla parte dei cementieri, né di chi vuole costruire a tutti i costi, ma salvaguardando  l’ambiente di una zona meravigliosa come Monesi è possibile consentire lo sviluppo di un’area, una vallata che hanno la necessità impellente di essere rilanciate e salvaguardate prima che sia davvero troppo tardi>.

Giorgio Bornacin, non faceva nomi e cognomi (li faremo noi nella prossima puntata a completezza di informazione sulla storia di Monesi) ma diceva: <E’ colpevole che Comune di Triora e Provincia di Imperisa non si siano mossi in questo senso e dovranno assumersi la loro responsabilità di fronte alla storia…perché  non vorremmo – incalzava Bornacin, mai smentito – che dietro l’inerzia o la semi-inerzia della Giunta regionale, ma soprattutto l’inerzia del Comune di Triora e della Provincia di Imperia si nascondano degli interessi estremamente personali…non vorremmo che certe iniziative non vengano prese… per coprire o tutelare interessi di qualcuno che magari vuole che Monesi diventi una cosa piuttosto che un’altra>.

CHI ERA CHIAMATO IN CAUSA

DALL’ASSESSORE SIGNORINI

All’epoca della discussione  (29 giugno 1988) era assessore all’Urbanistica della Regione, Ugo Signorini. Ecco le sue dichiarazioni verbalizzate: <Il piano regolatore di Triora è stato approvato con decreto del 28 dicembre 1987 ed è stata ufficializzata la norma che modifica il regolamento del Piano all’articolo 37, zona a vocazione turistica-alberghiera, con relative infrastrutture di trasporti e servizi dell’area per gli impianti sciistici. L’utilizzazione di detta zona dovrà essere definita nel quadro di specifiche indicazioni fornite da strumenti di pianificazione a livello sovracomunale…ed oggi ammetto che siamo molto impegnati con altri Piani di Coordinamento…> E ancora, Signorini: <Assicuro che sono stati già avviati contatti con alcuni studi professionali e società di consulenza tecnica utilizzati dalla Regione  per avviare lo schema di orientamento in merito a quanto prevede la legge 38/84.>

E qui arriva una nuova conferma della ignavia (disinteressata?) della Provincia di Imperia e del Comune di Triora. Dettava a verbale Signorini: <La legge sui Piani Territoriali di Coordinamento, con i criteri fissati dal Piano regolatore di Triora attraverso la variante introdotta dal consiglio regionale, prevede che possano anche essere prese iniziative dalle Province e dagli Enti locali, ma in questo senso fino ad oggi, né Provincia, né Comune di Triora si sono mossi>.

         Sandro Biasotti

I PROTAGONISTI

DELLA SVOLTA

In questi 20 anni, i “becchini della morte” di Monesi, coloro che avevano la responsabilità istituzionale e politica, possono formare una comitiva. E’ giusto che si conoscano i loro ruoli e, come detto, lo faremo nella prossima puntata. E sì perché anche nel periodo della giunta di centro-destra di Sandro Biasotti (con molti ex DC e socialisti, tutti emigrati), con assessori ex missini e comunque del movimento sociale, la musica per Monesi non è cambiata.

E non ha fatto meglio (in quanto a programma, dove neppure si citava Monesi) l’esordio del presidente Claudio Burlando e soci. Forse in corner si è formata un’alleanza trasversale, forse lo stesso dinamismo per la sua terra dell’onorevole Vittorio Adolfo (già assessore regionale ai Trasporti con Biasotti) e di persone a lui vicine, hanno smosso concretamente le acque. Ed è giusto che gli venga riconosciuto.

Così come il ruolo avuto dal consigliere regionale di Forza Italia, Gabriele Saldo, presidente della “Alpi Liguri Sviluppo e Turismo srl”, con sede ad Imperia in via Matteotti 147, che il 9 novembre 1996 rendeva noto che <ai sensi della legge regionale 30 dicembre 1998 n.18, presso la segreteria del Comune di Triora e presso la Provincia di Imperia, è stato depositato il progetto Sia (studio impatto ambientale) relativo ai lavori di costruzione della seggiovia biposto da realizzarsi nel comprensorio sciistico di Monesi nel Comune di Triora>.

E il sindaco, Lorenzo Lanteri (un passato all’ente provinciale del turismo di Savona), il 17 settembre 2007, firmava l’avviso di <avvenuta conclusione della conferenza dei servizi e stipula dell’accordo di programma per la realizzazione di seggiovia bisposto in attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento Regionale per la zona sciistica di Monesi>.

E’ probabile, non ultimo, che attorno alla “morte di Monesi” abbiano pesato in positivo la collaborazione dell’assessore Regionale all’Ambiente, Franco Zunino, di Rifondazione comunista e del vice presidente della giunta, Massimiliano Costa, Ulivo, oggi Pd, con la passione della montagna e che conosce bene la realtà, i retroscena.

MONESI
 
Gabriele Saldo

IL RUOLO DEI GIORNALISTI

MA (SPESSO) DIMENTICANO

Non è il momento di fare graduatorie di merito e di meriti. Per il politico, il pubblico amministratore dovrebbe essere un dovere civile, morale, sociale. Invece sono eccezioni e non la regola, come dimostrano i  20 anni in cui Monesi è stata trasformata in “zona cimiteriale”. Dimenticata. Ignorata.

Molte promesse mancate e priorità disattese. Nonostante gli appelli, gli articoli di giornale (23 i servizi scritti da Luciano Corrado su Il Secolo XIX e la Gazzetta del Lunedì), seguono altre firme come Luigi Leone (opinionista al Secolo XIX, dopo aver lavorato nella redazione di Imperia), Daniele La Corte, Loredana Grita, Giulio Geluardi (La Stampa), Franco Bianchi.

Giornalisti che hanno raccontato, descritto e raccolto testimonianze. Leggete questa di Daniele La Corte, dal titolo “Monesi, nobile decaduta, attende il vero rilancio”. Parlava Lino Porro che con i risparmi di una vita e forse di due generazioni, ha costruito a Monesi (vecchio), sulla strada provinciale, “La Capanna”, hotel chiuso da anni per non fallire, siamo nel 1988: <Se andiamo avanti di questo passo, sarò costretto a chiudere i battenti. La situazione è difficile, ma non abbiamo santi in paradiso che ci aiutano. Stiamo anche perdendo la stazione sciistica, dopo aver perso il lavoro estivo. Non c’è un’organizzazione degli impianti e oltre all’albergatore finisco per ricoprire anche il ruolo di ufficio informazioni. Esiste una scuola di scii, ma non sanno mai nulla…E’ tutto un assurdo che non può continuare>.

Oggi Lino Porro nessuno va più ad intervistarlo. Vive una vecchiaia da recluso nel suo albergo (sprangato), unico abitante fisso della frazione di Mendatica. Una scelta per amore verso la sua terra e per evitare che l’immobile vada in malora.

Sorte peggiore che a Porro è toccata, questa volta a Monesi di Triora, ad Elisabetta e Marinella Lanteri, eredi di Armando Lanteri (con lui vivente forse non sarebbe finita cosi) che fu amministratore unico  della società Tannarello, fondata il 9 giugno del 1953, con un capitale sociale di 2 milioni, nello studio del notaio Araldi di Alassio, da Federico Galleani, capostipite dell’omonima famiglia. Le eredi Lanteri sono fallite, sotto il peso dei debiti e della mancanza di lavoro.

La “Tannarello srl”, il 25 marzo 1959, venne trasformata in Spa, con amministratore unico Ingo Galleani, eredi con i fratelli Enrico e Roberto dell’impero di famiglia. Sono i Galleani che trasformano una montagna (ereditata dal padre, soprannominato l’Americano per aver fatto fortuna in Sud America, dai fratelli Terenzio ed Enrico Toscano), fino allora riservata ai pascoli, in un vero e proprio centro turistico estivo ed invernale.

Dapprima sorse il complesso alberghiero “Il Redentore” (costruzione di 7 mila metri cubi, 45 camere, sale da pranzo, un grande bar-ritrovo).

La “nuova Monesi”, il 14 giugno 1954, alle 11, fece festa per l’inaugurazione  della seggiovia. E fu festa grande per l’intera vallata, per la risonanza che ebbe persino a livello nazionale. Era la prima seggiovia della Liguria, con i suoi 2.352 metri di percorso, la più lunga d’Italia. E per 34 anni è stata la principale attrazione di Monesi, la sua gioia, un’inconsueta compagna di viaggio (40 minuti di tragitto) per oltre un milione di persone. In 30 anni, la “vecchia signora” con i suoi seggiolini e fune d’acciaio resistentissima, non ha mai tradito.  Due o tre volte si era fermata per guasti ai due potenti motori e a chi si trovava a 15 metri d’altezza (il tratto più alto del percorso) non devono essere mancati momenti d’ansia.

D’estate era presa d’assalto da intere comitive e nei fine settimana i gruppi organizzati su pullman dovevano addirittura prenotare per usufruire della seggiovia.

Avevano persino pensato al night (Piccadilly), alla piscina e pista di pattinaggio, pista sul ghiaccio. Tutto attorno sono sorti 415-420 appartamenti. Tra gli acquirenti Alessandro Scajola,, vice presidente della Cassa di Risparmio di Savona, all’epoca parlamentare DC che poi ha venduto ed il fratello Maurizio, attuale direttore della Camera di Commercio di Savona, che invece è rimasto “fedele”. Il “gran capo”, Claudio Scajola, preferiva frequentare l’allora albergo ...“Redentore”... assieme alla famiglia dell’avvocato Verda, la cui figlia convolerà poi a nozze proprio con Claudio.

La “piccola Sestriere” della Liguria aspetta e spera. Dopo tante delusioni, tanta ingiustizia, molti si erano già rassegnati ...vedi articolo

Sarà un caso che la riscossa arrivi mentre per anni quasi nessuno ha raccolto il “grido di dolore” e “Trucioli” ha avviato la “Monesi story”.

Pierferdinando Casini, potente leader indiscusso dell’Udc, consiglierebbe: “Prima fate, realizzate, poi gli annunci ai giornali, le conferenze stampa”.

Per una volta accendiamo anche noi la fiammella della speranza.

Luciano Corrado