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LA BEFANA CI “REGALA” UN’INTERVISTA (senza rete)

<RICCI, AUTORE DI SUCCESSO

CON LA VALIGIA IN MANO>

Da “Drive in” a “Striscia”, pensando a casa. L’ideatore di strepitosi successi di “audience” ha in testa un progetto: vivere in Liguria. <Ho esordito con Grillo, 30 anni fa. I miei segreti? Ve li racconto….tutti>

                di Alessandro Garassini e Enrica Brocardo*

 


Antonio Ricci tra  Ezio Greggio
e Claudio Lippi

Da oltre vent’anni lavora a Milano. Ma di trasferirsi nella metropoli non ha nessuna intenzione. Antonio Ricci, autore di successo e uomo con la valigia, resta un “pendolare eccellente”. Il suo nome, da tempo, è legato alle migliori trasmissioni realizzate per il piccolo schermo. Ma se per lui, trovare le formule giuste per intrattenere e divertire il pubblico è cosa semplice e naturale, doversi adattare ai ritmi frenetici di una città come Milano risulta davvero difficile. Anzi impossibile.

Quando arriva il week-end, la voglia di “scappare” diventa irresistibile. Per questo spesso si trova con i bagagli già fatti, pronto a tornare in Riviera per rifugiarsi in un “paradiso”, il suo piccolo paradiso, dove non ci sono cellulari che squillano, fax che srotolano chilometri di carta, né appuntamenti che si susseguono a ritmi incessanti.

<Il mio rapporto con la Liguria lo definirei ottimi. Torno a casa ogni volta che posso. E’ molto difficile che trascorra un week-end lontano dal mio mare e dalla mia terra. Ho mantenuto le mie radici, i miei amici liguri, coltivando il rapporto con loro, anche a costo di grossi sacrifici. Sento un legame fortissimo verso la mia terra. Al punto che, in tanti anni, non ho mai preso casa a Milano. Ho preferito vivere con la valigia vicino al letto, in una camera d’albergo, per scappare appena possibile. E’ stata una scelta la mia. Certamente significativa anche se abbastanza dispendiosa. L’idea di poter scappare, appena possibile, dal caldo, dal traffico e dallo smog milanese è davvero impagabile>.

Chi è davvero Antonio Ricci, l’uomo che ha inventato “Drive in” e che si è consacrato con “Striscia la notizia”, chi è l’autore amico di Beppe Grillo?

Partiamo dalla sua storia. Quando ha iniziato a pensare di essere capace di divertire il pubblico, ad intrattenere la gente?

Ricci: <E’ successo a Genova. Avevo appena 25 anni. In quel periodo, durante la settimana, vivevo nel capoluogo ligure, dove ho terminato gli studi. E’ stato a Genova che sono diventato amico di Beppe Grillo. E così qualche volta mi sono cimentato con lui: scrivere testi per i suoi spettacoli di cabaret era davvero divertente. E lo era per entrambi>.


Beppe Grillo

Un gioco che presto è diventato qualcosa di più. Una passione che è diventata una professione vera e propria.

Ricci: <Appena laureato decisi di andare ad insegnare, ma dopo soli due anni il mio amico Beppe Grillo venne chiamato in Rai. Cosi decisi di seguirlo, come suo autore>.

Una strada lunga e difficile. Un primo periodo di gavetta, da abusivo. Poi, finalmente, la prima trasmissione.

Ricci: <Inizialmente fui costretto a lavorare come gost writer, cosi viene chiamato  chi svolge questo mestiere senza poter “firmare” il proprio lavoro. La prima trasmissione che sono riuscito a fare è stata la prima edizione di Fantastico, eravamo nel 1978>.

Dalla Rai alle reti Fininvest,  un passaggio che ha segnato l’esordio del primo varietà sulla tivù commerciale.

Ricci: <Beh, in realtà un trasferimento vero e proprio, dalla Rai alla Fininvest, non c’è mai stato, perché ho sempre continuato a lavorare di qua e di là. La prima trasmissione che ho realizzato per la tivù commerciale è stata “Hello Goggi”, un varietà trasmesso sulle reti Fininvest>.

Dal varietà, quello più tradizionale al mitico “Drive In”, una trasmissione innovativa e fuori dagli schemi. “Drive In”, iniziato nel 1983, ha segnato una collaborazione decisamente più continuativa con la TV privata, oltre ad un modo innovativo di fare televisione. Idee vincenti. Trucchi e segreti>.

Come le vengono le idee, come nasce una nuova trasmissione? Quali sono gli ingredienti vincenti?

Ricci: <Oltre ad essere una cosa estremamente difficile, realizzare una trasmissione implica soprattutto un iter quantomeno strano, perché noi lavoriamo con un procedimento rovesciato. La cosa che sembrerebbe più normale, e che tra l’altro è la strada che io seguo, è quella di avere prima un’idea, poi cercare gli attori e poi tentare di realizzarla. In realtà in televisione non succede quasi mai. Difatti prima vengono chiamati gli attori, poi si cerca un’idea ed infine si cercano degli autori che mettano sulla carta la trasmissione….E’ evidente che così facendo vengono sempre fuori dei pastrocchi. E poi, non serve neppure dirlo: basta guardare il genere di varietà che oggi ci offre la televisione. Fate, ad esempio, caso agli ospiti: sono sempre gli stessi e li ritroviamo in tutte le trasmissioni. Una volta, il giorno prima di andare in onda, erano perlomeno obbligati a partecipare alle prove, anche solo per conoscere la loro parte, per sapere a cosa sarebbero dovuti andare incontro e sapere quello che avrebbero dovuto fare. Adesso non si rispetta nemmeno più quell’abitudine, nel senso che non si va li e poi…qualcosa succede>.


Antonio Ricci all'inaugurazione del "XL FESTIVAL
TEATRALE BORGIO VEREZZI
"

L’improvvisazione, insomma, ha vinto sulla professionalità.

Ricci: <Attenzione, la gente si rende conto di tutto ciò. Questo genere di improvvisazione non porta a nulla. L’improvvisazione è positiva quando è ben è ben supportata, quando ci sono gli argomenti. Vale un po’ la stessa regola per i jazzisti; se decidono di improvvisare sul giro va bene, ma quando uno suona senza capo, né coda allora crolla tutto>.

Professionalità, dunque, prima di tutto. Cosa caratterizza maggiormente le sue trasmissioni?

Ricci: <Penso che la mia fortuna di autore arrivi proprio dalla piena coscienza di riappropriarmi di un ruolo che già allora, quando ho iniziato, non esisteva più. Vale a dire quello dell’autore vero e proprio, che pensa prima di scrivere, prima di costruire una trasmissione.  La tendenza, invece, spesso è opposta. Come avviene, ad esempio, quando si vanno a cercare diversi autori per le parti di una stessa trasmissione, mi era accaduto a con Fantastico, all’inizio,  quando ero stato chiamato come autore di Grillo, senza che ci fosse poi una vera integrazione tra tutti i comparti.

Con le trasmissioni successive, tipo “Te la do io l’America” e “Te lo do io il Brasile”, sempre con Beppe Grillo, questa mia tendenza ad essere controcorrente si è andata sempre più determinando, fino ad arrivare appunto a “Drive In”, quando per la prima volta sono stato io a chiamare gli attori per realizzare la trasmissione, con tutto ciò che comporta>.

Antonio Ricci, un uomo che, nel mondo dello spettacolo è risaputo, ha un forte carisma.

Ricci: <Carisma?!…E’ evidente che l’uomo, l’autore che chiama,  è la persona che in maniera velata ti fa intendere che è stato lui a sceglierti. Esiste un forte dominio sulla materia che è essenziale per far procedere bene le cose, soprattutto nel tempo>.

Il suo progetto futuro più importante?

Ricci: <Abbandonare la valigia e tornare in Liguria>.

 

Cogne e le Maldive ( i luoghi di vacanza preferiti da Ricci)

LA FAMIGLIA, GLI AFFETTI, GLI AMICI FIDATI

 Antonio Ricci è nato ad Albenga, il 26 giugno 1950, in un alloggio che si affaccia su piazza San Michele, da mamma Nada Torre, albenganese, maestra elementare (autrice di due libri dialettali: Recampemule, A te ghe dagu a zunta) e da papà, Gerardo, avellinese, maresciallo dell’esercito, figura simpaticissima. I coniugi Ricci ora vivono nella zona mare di Albenga.

Oltre al figlio Antonio,  altre due figlie: Adele che ha sposato un vigile urbano di Alassio, e Cecilia, nubile, medico chirurgo, che inizialmente aveva intrapreso la stessa strada (dicono che fosse molto brava) del fratello.

Antonio Ricci, terminato gli studi superiori al liceo “Pascoli” di Albenga (un anno resta bocciato, tra gli insegnanti figura il popolare Franco Gallea), si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Genova, dove consegue la laurea nel 1975.

Il lavoro gli impone di vivere a Milano dal 1977, ma senza aver mai preso la residenza nella metropoli. Nello stesso anno inizia a lavorare per la televisione come autore dell’amico e comico genovese Beppe Grillo. Gli amici albenganesi lo descrivono “estremamente timido” ed un “vincente che si è fatto da solo, senza spinte”.

Antonio Ricci ha sposato Silvia Arnaud (ottima manager-amministratrice) e per anni hanno vissuto ad Alassio in un alloggio di famiglia sovrastante la farmacia Inglese. Poi si sono trasferiti a Villa Montagù,  forse in attesa del trasloco nella più blasonata Villa Hambury, col suo magnifico parco, impreziosito dal genio dell’architetto Peirone. Storico Immobile, tra l’altro, strappato, grazie anche a Ricci, alla speculazione immobiliare.

Antonio e Silvia sono genitori di Alessandra (universitaria a Milano), Vittoria (Facoltà di Scienze della Comunicazione), Francesca (medie). Per tutti scuola dei Salesiani.

Antonio, in Riviera, conduce una vita assai ritirata e riservata. Non frequenta salotti o salottini, sta alla larga dai politicanti di ogni colore e da certe beghe. Si è esposto pubblicamente solo per “gridare” un durissimo no al progetto delle quattro torri in vetrocemento al posto del vecchio ospedale (stranamente la cosiddetta cultura albenganese e rivierasca con pochissime eccezioni gli ha espresso solidarietà). La sua “forza” finora ha bloccato tutto, ma il pericolo resta in agguato. Inascoltate, invece, l’appello a fermare “cemento selvaggio”, con la provocante proposta di installare cartelli che indichino i “padrini” delle operazioni immobiliari.

Per anni la famiglia Ricci ha trascorso le ferie a Cogne, ora ha scelto un piccolo lembo di terra alle Maldive.

C’è un albenganese che ha seguito Ricci nel crescente successo. Nino Podestà  ha lasciato l’insegnamento di ruolo al liceo, per lavorare negli studi televisivi di Antonio.  Anche l’avvocato Gianpaolo Ferrari è tra le persone di fiducia. Come il giornalista, venuto dalla gavetta, proprio ad Albenga, Natalino Bruzzone, che dalla piccola cronaca sportiva de Il Secolo XIX quando il giornale aveva aperto il  suo primo ufficio di corrispondenza in piazza Petrarca (in un mini locale dei fratelli  Ginetto e Marco Lengueglia), ha conquistato a pieno merito lo scettro del “critico cinematografico”, senza perdere quella modestia che l’ha distinto lungo l’ascesa professionale e di scrittore.

Antonio, buon amico di don Ciotti, non è mai stato uomo di chiesa, senza tuttavia dimenticare le “opere di bene”, ma senza suonare la tromba.

Il sindaco di Alassio, Marco Melgrati, ebbe a dire, quando il centro sinistra doveva scegliere il candidato-avversario, l’unico che può farmi “concorrenza” o “paura” è Antonio Ricci. E proprio ad Alassio  c’è già chi vede in Ricci o nel giornalista Daniele La Corte, già ai vertici del Panathlon, gli unici ad avere una chance concreta nel dopo Melgrati.

 Ha collaborato Luciano Corrado

* La sola intervista è apparsa sul numero 5 del maggio 1998 del mensile della Provincia di Savona, direttore l’allora presidente Alessandro Garassini e “responsabile”  Enrica Brocardo dell’ufficio stampa.