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QUANDO SUI GIORNALI NAZIONALI

QUEL PADRE INNOCENTE

ACCUSATO DI VIOLENZA SULLA FIGLIA

ERA NOTIZIA DA PRIMA PAGINA

 


Il professore Bruni

Savona – C’è solo l’imbarazzo della scelta. Lasciamo da parte le pagine di cronaca locale. Il più clamoroso, con una vastissima eco, dai quotidiani alle tivu, risale al 1989-1990. C’è una storia incredibile (frutto di un errore prima medico e poi giudiziario) di cui Luigi Bruni fu in volontario protagonista.

Fu lui ad accorgersi, scoprire che due ospedali milanesi, con una duplice diagnosi sbagliata, fecero scattare un’infamante accusa per un padre incensurato di 34 anni, insegnante. Bruni, pur non essendo coinvolto o chiamato in causa, non perse tempo e diede l’allarme, anche se il peggio era accaduto.

Partiamo da uno dei tanti titoli. Il Giorno a tutta pagina: <Stroncata da un tumore la piccola di cui il padre fu accusato di stupro. Miriam, dell’ingiustizia. La bimba di tre anni di Limbiate è morta in Sicilia. Finisce così con una triste storia di errori umani, medici, giudiziari, giornalistici: il tremendo sospetto sbandierato con quasi certezza, l’archiviazione e la diagnosi tardiva>. In un box il giornale riportava anche il titolo: <Il presidente della Repubblica Cossiga, sono qui a chiedervi perdono>. Lettera  ai genitori della piccola Miriam Schillaci. Alcune frasi scritte nel comunicato del Quirinale: <..Avevo seguito con affetto paterno il vostro autentico calvario e avevo ammirato la vostra fortezza cristiana. Sono vicino a voi, come uomo, cittadino e cristiano, per piangere con voi, per sperare con voi. Quale capo dello Stato....sono qui a chiedervi perdono per le ingiuste sofferenze che la terrena limitatezza dell’attività dello Stato vi ha cosi crudelmente inferto e per i peccati di indifferenza e leggerezza di cui un’intera società si è resa colpevole verso di voi>.

Ed ecco cosa scriveva nel maggio 1989 Il Secolo XIX, a firma di Luciano Corrado prima della morte della bimba: <Se Miriam è tornata a casa ed il padre non è più il mostro da sbattere in prima pagina, buona parte del merito va attribuito ad un medico savonese, il professor Luigi Bruni, primario dermatologo dell’ospedale San Paolo.

E’ stato lui, appena la notizia dell’asserita violenza era apparsa sui giornali, il primo a mettersi in contatto con il legale dei coniugi Schillaci, a Milano, per avvertirlo che poteva trattarsi di uno sconcertante errore. E’ stato Bruni ad informare il perito legale, Antonio Fornari, dei devastanti effetti della “Tachipirina”, fornendogli 90 diapositive sui pazienti curati al San Paolo. Il primario si è messo in contatto con Fornari, incaricato da sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Daniela Borgonovo, della perizia medico legale sulla bambina. Col collega Giuseppe Santoro – racconta Bruni – ci siamo precipitati a Milano ed abbiamo proiettato una novantina di diapositive sulla disastrosa conseguenza della Tachipirina e del paracetamolo...Non da oggi la nostra equipe si batte contro un farmaco dannosissimo, in passato è successo con un’altra medicina, tolta dal commercio. In due casi abbiamo addirittura accertato che può provocare il morbo di Lyell e due giovani, uno di Genova e l’altro di Varazze, hanno rischiato la vita. Quando ho letto la vicenda di Miriam e che i genitori avevano somministrato Tachipirina non ho perso tempo. Ho telefonato all’avvocato Degli Occhi avvertendolo che quelle chiazze bluastre erano tipiche dell’eritema fisso da medicamento.

Tra l’altro il medico savonese, grazie alle sue cure e ai suoi studi, ha salvato oltre una decina di pazienti colpiti dal terribile morbo di Lyell, ritenuto mortale al 90 per cento dei casi e provocato da farmaci.

I medici hanno ripetutamente sbagliato. Quando la piccola è entrata nell’ospedale di Garbagnate e dopo il ricovero alla chirurgia pediatrica del Niguarda. Nel primo nosocomio non si sono resi conto della ragione dell’eritema e delle lesioni alla mucosa e peggio ancora hanno fatto una duplice esplorazione rettale che ha aggravato la situazione. Al Niguarda, di fronte alle lesioni, non hanno avuto dubbi sulla violenza carnale, avvertendo subito l’autorità giudiziaria>.

 

 

Scriveva, su Il Giorno, del 5 giugno 1990, Laura Accordino, da Limbiate (Milano), ricostruendo l’incredibile storia: <La morte è stata l’unica a portarle rispetto. Miriam Schillaci, 3 anni, è morta sabato mattina, nella casa dei nonni paterni, in Sicilia, stroncata da un tumore che era stato scambiato per uno stupro del quale era stato sospettato ed accusato, ingiustamente, il padre. E’ una storia di errori: medici, giudiziari, giornalistici.

Il calvario di Miriam inizia il 9 aprile 1989.E’ domenica. Nel piccolo appartamento di Limbiate dove vive con la moglie Maria Capa e la figlioletta, Lanfranco Schillaci festeggia i suoi 34 anni. Miriam però non è vivace come al solito. Ha la febbre alta. E i genitori, entrambi insegnanti, preoccupati, la portano all’ospedale di Garbagnate. La mattina, dopo un consulto, viene trasferita a Milano....E’ lunedì. Per Schillaci è l’inizio di un incubo. Dieci giorni dopo, aprendo i giornali, Lanfranco Schillaci, professore di matematica in un istituto tecnico, scoprirà perché sua figlia è da 10 giorni in quel letto d’ospedale...Violenza sessuale su una bimba di 2 anni. Terribile sospetto, il padre avrebbe abusato di lei. I giornali sparano in prima pagina: <Una bimba di due anni violentata dal padre>. Cosa è successo? Sintetizzando in poche righe un calvario che in due mesi ha distrutto la reputazione di un uomo e la pace di una famiglia. E’ successo che troppi medici, troppi magistrati, troppi giornalisti non hanno avuto dubbi...

La perizia medico legale non lascia dubbi. Non c’è stato violenza, non sono stati i genitori, il padre,  a procurarle le lesioni. Passano mesi prima che il caso venga archiviato...Ma la serenità ritrovata dura poco. Gli Schillaci, in cerca di pace, si trasferiscono a Piazza Armerina, in provincia di Enna, dai genitori di Lanfranco. E portano la figlia al Santa Marta di Catania perché non sta ancora bene. Radiografie, ecografie, tac. E infine la diagnosi: teratoma congenito. Il tumore viene asportato ma è maligno. Sabato mattina l’epilogo. La morte.

Il magistrato Borgonovo ha trasmesso il fascicolo alla Procura presso la Pretura ipotizzando la violazione del segreto d’ufficio nei confronti di medici e magistrati. Restano aperte le cause per diffamazione a mezzo stampa che gli Schillaci avviarono nei confronti di alcuni giornali>.

Anche il “Giornale” di Milano a 6 colonne,il 5 maggio 1989, a firma di Peter Gomez (oggi firma di prestigio dell’Espresso per importanti inchieste e scrittore di libri), racconta come <medici, investigatori, giornalisti siano stati smentiti dalla perizia che scagiona completamente il padre>. Parla del grande merito e del ruolo avuto dal prof. Bruni.

Sempre il Giornale il 6 maggio, a 8 colonne, a firma di Emanuela Mastropietro, descrive il ritorno a casa di Miriam e dei genitori che hanno potuto riabbracciare la piccola, dopo le infamanti accuse. Nel servizio si sottolinea che il prof. Luigi Bruni si schierò subito, senza esitazione e con estrema determinazione,  a fianco della mamma e del padre della piccola e contro l’ipotesi della violenza carnale..> La stessa giornalista il 5 giugno 1990 dal titolo “Chi ha infangato papà Schillaci? Ancora aperta l’inchiesta>.  La reazione allergica a supposte di Tachipirina, subito individuata dal prof, Bruni di Savona, aggravata da un’ispezione rettale maldestra, furono scambiate per violenza...

Lo stesso giorno a firma di Saretto Magrì, si descrivono i funerali della piccola. Con le parole del vescovo Vincenzo Cirrincione: “La breve vita di Miriam una lezione per tutti”.

Altro articolo - questa volta commento- di Paolo Granzotto dal titolo: <Sulla piccola Miriam il pianto di un padre calunniato>. Altro commento, ed è ancora il Giornale, con Geno Pampolini. Titolo significativo: <Se il mostro in prima pagina è un padre innocente>.

Altre citazioni da parte di “Repubblica”, a firma di Franco Monteverde. Poi Francesco Viviano, a tutta pagina, col titolo “Addio Miriam, la tua morte accusa”. Cossiga al padre sospettato di violenza “Perdonate l’Italia”.

Ma Luigi Bruni, a Savona e in Liguria, aveva già fatto notizia per aver salvato vite umane, condannate dal morbo di Lyell.

Il Secolo XIX del 23 settembre 1988: <Gabriele, Salvatene altri. Il ragazzo di Varese guarito al San Paolo>.

Ivo Pastorino su La Stampa: <San Paolo, non tutto è negativo. Il caso della giovane genovese salvata dall’equipe del reparto di dermatologia diretto dal professor Bruni>. Con il racconto di Laura Morese, 22 anni, di Genova: <Avevo un dolore alla spalla, il mio medico curante ha diagnosticato un reumatismo e mi ha prescritto un farmaco. Sul corpo sono cominciati a spuntare puntini rossi, nel giro di 48 ore è come se tutta la pelle fosse ustionata...>.

Sandro Chiaramonti, oggi caporedattore, il 23 settembre 1988, ancora su La Stampa: <Professionalità di alto livello valorizzano il San Paolo sempre più al passo con i tempi. Il professor Bruni: Abbiamo curato nove casi, spesso disperati, e sempre con successo. Speriamo di farcela anche con il decimo...>.

Sono trascorsi quasi 20 anni da quei giorni, dai servizi giornalistici. Savona poteva essere fiera di quel suo “primario”. A nessuno è venuto il dubbio di averlo “dimenticato”in fretta? C’è un “premio”, un riconoscimento che la “città di Savona” poteva riservargli, magari col suggerimento e l’iniziativa degli stessi giornali e giornalisti, testimoni, cronisti, di un’eccellenza senza etichette? A proposito, sempre che Luigi Bruni lo accetti.

Luciano Corrado