C'È UNA FOTO bellissima, opera di Mario Stellatelli, che
racconta di lui più di tante parole: un uomo che cammina,
sullo sfondo della sua Savona, delle Funivie, del porto. Era
una delle sue caratteristiche. Di più: una delle sue grandi
passioni, diventata una salutare abitudine quotidiana dopo
l'infarto che lo aveva colpito nei primi anni Settanta. Così
tanti savonesi, del resto, lo ricordano: di piccola corsa,
la schiena dritta, il passo inconfondibile. Un simbolo,
anche, il suo camminare. Meno nota, forse, l'altra grande
passione con la quale la sua famiglia preferisce ricordare
l'uomo privato, il padre e il nonno, più che l'uomo
pubblico: la vela. Sintesi di un uomo capace di rapporti
autentici, senza fronzoli e ghirigori, come il mare
pretende: la sua barca, usata sino a non troppo tempo fa, è
ancora ormeggiata in porto a Savona.Carlo Russo si è spento
ieri mattina. Aveva 87 anni. Una vita spesa per l'Italia,
per l'Europa, senza mai tagliare il cordone ombelicale con
Savona. Ministro, sottosegretario, giudice alla corte
europea di Strasburgo, dopo essere stato un cattolico nella
Resistenza, membro del Cln, "figlio" di quella Dc
degasperiana fondata su un laicissimo senso dello Stato. Uno
di quelli dalla «schiena dritta». Un curriculum infinito ha
trasformato questo allievo degli Scolopi e poi del liceo
Chiabrera - due esperienze delle quali continuava a sentirsi
debitore - in un uomo di Stato, probabilmente il più
importante espresso da Savona dopo Paolo Boselli. Da tanti
anni aveva lasciato la politica attiva. Ma non la politica
in senso alto: continuava ad animare i dibattiti, le riviste
scientifiche, la riflessione politica in senso ampio. La sua
battaglia, da tanto tempo, aveva un nome: Europa. Da
cattolico popolare, come sempre.
Se ne è andato ieri mattina. Sino all'ultimo ha vissuto come
amava: ancora domenica è uscito. Ha lavorato. Poi, ieri, si
è alzato molto presto - nella sua casa di corso Italia 13 -
per quello che rimarrà come un ultimo gesto di premura alla
moglie Elena: accendere il riscaldamento perché, al momento
di alzarsi, lei trovasse la casa già calda. Poi è tornato a
dormire. Non si è più svegliato: a lanciare l'allarme la
moglie stessa, che ha chiamato il nipote Carlo, medico: il
nonno non si sveglia. Inutile la corsa sua, la corsa del
118. L'onorevole era già morto. Erano da poco passate le
otto. Neppure un'ora dopo la notizia aveva fatto il giro
della città e di Celle, della quale i Russo sono originari.
Una famiglia notissima, una delle principali nella vita
pubblica della provincia: il fratello Nanni, già senatore,
la sorella Nora. La moglie Elena, la figlia Maria Nilde, i
tre nipoti - Carlo, Andrea Enrico - i due bisnipoti Michele
e Giovanni. Ieri pomeriggio, alle 18, il rosario nella
chiesa di San Domenico in via Mistrangelo, dove era di casa,
insieme alla moglie, per la messa vespertina del sabato e
anche nei giorni feriali. Stamattina, dalle 11.30 si aprirà
la camera ardente nella sala consiliare della Provincia.
Sarà aperta sino alle 20. Domani, alle 10, in San Domenico,
i funerali solenni.
Tante, una pioggia, le attestazioni di omaggio. Sentita
quella dell'assessore alla cultura Ferdinando Molteni: «Ha
camminato molto, nella vita pubblica e sulle strade
cittadine. Ora si è fermato, ma la sua morte non è che il
necessario, anche se doloroso, passaggio ad un'altra
dimensione, quella della Storia del nostro Paese». Il
sindaco Federico Berruti, di rimando: «Carlo Russo ha
rappresentato gli ideali della resistenza e un modo di fare
politica improntato all'etica dei padri della Costituzione,
un savonese illustre al quale tributiamo oggi il
riconoscimento più solenne». Il presidente della Provincia
Marco Bertolotto: «Ho un ricordo di un grande uomo che ha
saputo mettere a disposizione della comunità le proprie
competenze, la sua passione ma soprattutto le doti umane,
rappresentando un esempio di coerenza della vità politica».
L'assessore regionale Carlo Ruggeri: «È stato un punto di
riferimento per la politica savonese e ligure per l'alto
senso dello Stato». Parole tutt'altro che di circostanza
quelle del vicario diocesano Andrea Giusto: «Un cristiano
esemplare. Mi piace sottolineare, fra le sue qualità più
belle, la sua capacità di non dissociare mai l'essere
credente dall'impegno sociale e politico, la sua rettitudine
e onestà e il suo coraggio». Almerino Lunardon guidava la
Società savonese di Storia patria quando questa dedicò un
volume di studi a Russo, suo presidente onorario, in
occasione del settantacinquesimo compleanno: «Il modo in cui
se n'è andato rispecchia il suo stile, sempre improntato
alla signorilità. Lo dico con profonda commozione: ho perso
un amico sincero e un uomo illuminato. Come presidente della
Società savonese di storia patria ricordo la sua vicinanza
ed il suo appoggio, senza di lui non sarei riuscito a
portare a Savona la "scuola di Braudel"».
Antonella Granero
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