ALBENGA DOPO
L’EPISODIO DELLA SCORSA SETTIMANA Un altro daino ucciso a Salea |
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ALBENGA LA STAMPA La Guardia forestale trova un altro daino morto al confine con Cisano e si apre la «caccia ai cacciatori». Le forze dell'ordine vogliono infatti capire chi abbia ucciso l'animale, ritrovato alle spalle della frazione ingauna di Salea. Il cadavere presentava una ferita da arma da fuoco e la bestia si sarebbe trascinata per alcuni metri prima di spirare. La carcassa è adesso al vaglio degli inquirenti per stabilire se ci siano collegamenti con l'ultima uccisione, avvenuta domenica scorsa nella stessa zona. In quell'occasione, la Forestale arrivò sulle alture di Salea pochi minuti dopo lo sparo e riuscì a fermare un gruppo di cacciatori. Il caposquadra C.P. (albenganese e noto negli ambienti venatori) si accusò dell'episodio, scagionando i compagni di avventura. Gli agenti sono al lavoro per accertare se l'abbattimento sia stato causato da un errore di valutazione da parte dei battitori oppure se sia stato un gesto volontario. In quest'ultimo caso, per il responsabile scatterebbe l'ipotesi di bracconaggio. L'ultima vittima della «strage dei Bambi» è venuta alla luce sabato. La zona del ritrovamento ha insospettito gli investigatori e non è escluso un legame con la prima morte. Soltanto l'esame balistico sui proiettili assassini chiarirà definitivamente la posizione del cacciatore finito sotto inchiesta. La carneficina illegale di daini si ripete ogni anno sulle colline del ponente savonese e le forze dell'ordine lottano costantemente per punire gli autori degli eccidi. A gennaio, la Guardia forestale di Zuccarello ha denunciato per bracconaggio tre cacciatori di Castelvecchio e Balestrino, fermati a pochi metri dai resti di un esemplare femminile di daino. Il massacro di specie protette riporta in primo piano il problema della caccia. Indubbiamente, cinghiali e daini compiono gravi danni alle colture, soprattutto nell'entroterra, rendendo la vita più difficile agli abitanti delle zone collinari e montane. Alcune categorie animali hanno raggiunto un livello incontrollabile di espansione, dopo essere stati reintrodotti in natura dagli stessi cacciatori per motivi «ludici». Il problema delle incursioni e delle razzie nei confronti delle proprietà agricole può trovare una soluzione con una regolamentazione più «flessibile» della stagione venatoria, come richiesto dalle associazioni dei coltivatori. Ma questo aspetto della vicenda non può rappresentare una scusa per i bracconieri, soprattutto quando lo sterminio di daini avviene a chilometri dai terreni agricoli. \ |