TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

La storia & racconti inediti

 

SUCCESSI E SCONFITTE

DI UN COMANDANTE:

TINDARO TARANTO

34 ANNI IN PRIMA LINEA

TRA I VIGILI DI ALASSIO

 

 

PERCHE’ FALLI’ IL PROGETTO DI POLIZIA CONSORZIALE

TRA COMUNI, DA SPOTORNO AD ANDORA.... PERCHE’ NON DECOLLO’ IL PROGETTO PER UNA SVOLTA NELLA VIABILITA’ ALASSINA.... CHI SONO I SINDACI CHE IL “COMANDANTE” ELOGIAVA? L’ASSOLUTO RIGORE DI UN ASSESSORE DI FERRO: IL DOTTOR SCOFFERI. INFINE I RICONOSCIMENTI CON L’”ALASSINO D’OROE IL “BACIO D’ARGENTO”.

 

ALASSIO - Per chi indossa la divisa è lo “storico” comandante. E’ indicato a esempio di professionalità, esperienza, grande equilibrio umano. Il personaggio è Tindaro Taranto per 34 anni al vertice dei vigili urbani di Alassio, diventato un “corpo di elite” nel panorama ligure.

Il “comandante” Taranto ha ricevuto i massimi riconoscimenti che la sua città adottiva riserva ai concittadini più meritevoli: “Alassino d’oro” (Comune) e “Bacio d’argento” (caffè Balzola). Aveva preso il comando, dopo aver vinto il concorso pubblico (11 gli aspiranti), all’età di 26 anni. Curriculum: maturità classica, tre anni di scuola allievi sottufficiali, vinto il concorso per l’Accademia,  infine l’opzione che lo porterà a trasferirsi nella “Baia del sole”. Non era ancora laureato (lo farà più tardi). Ha avuto i massimi gradi, ma è stato anche chiamato (nel 1993) a dirigere l’ufficio “Personale” e del Turismo. E ancora, nominato dirigente di struttura (nel 1973) e due anni vice segretario generale.

Da pensionato, per due anni, ha svolto consulenza al Comune di Pietra Ligure, su invito dell’allora sindaco Giacomo Accame, leghista. <Ha rimesso in piedi una struttura, ridando efficienza e credibilità – furono allora i commenti – con la collaborazione dello stesso comandante>.  

Ora Tindaro Taranto è vice pretore onorario, col ruolo di coordinatore, alla sezione distaccata del tribunale di Albenga. Ha 70 anni, agli amici ha confidato di volersi ritirare (rinunciando alla “finestra” di ulteriori 5 anni) per dedicarsi al suo hobby preferito: l’amore per l’orto, per le fasce-frutteto di famiglia a San Damiano (frazione di Stellanello), terra che ha dato i natali alla moglie.

Tindaro Taranto ha sicuramente il merito della “resistenza”, senza R maiuscola, unito alla lungimiranza. Un’eccezione, purtroppo, nel mondo dei comandanti dei vigili urbani. Ha resistito, sempre a testa alta, con dieci sindaci che si sono alternati nella burrascosa storia politico-amministrativa alassina. La città che prima della riforma elettorale (elezione diretta dei sindaco, con una maggiore stabilità) deteneva il primato provinciale delle crisi di giunta, dei ribaltoni, dell’alternarsi di sindaci, anche per brevi periodi.

 

HA RESISTITO CON 10 SINDACI

QUADRELLI E SCOFFERI  ASSESSORI SUPER

Taranto aveva esordito con il sindaco Balduzzi, poi Arduino, Sisto Pelle, Ferrando, Gaibisso, Traiano Testa, Dino Grollero, Giraldi, Schivo e ultimo Avogadro che gli scrisse una lettera bellissima, da incorniciare, con il grazie della città, senza distinzioni. E tracciando un bilancio della sua storia di comandante, Taranto confidava che furono Arduino, Pelle, Testa, Grollero, a lasciare un “segno” positivo. Mentre con Avogadro arrivò la svolta. Grazie a lui furono tolte quelle che Taranto definiva “incrostazioni”.

E gli assessori alla polizia urbana? Taranto ricordava, sempre agli amici, lo scrupolo, la serietà, la coerenza del comm. Egidio Quadrelli (padre di Giancarlo, contitolare con la sorella del G.H. Diana) e del dottor Scofferi, un assessore che arrivava a segnare il suolo pubblico personalmente, facendo segni in modo che nessuno potesse farla franca ed era estremamente rigoroso per l’ordine, la città pulita.

Taranto, fuori dai confini comunali, si è occupato dell’addestramento vigili a livello regionale. Era tra i promotori di un gruppo di comandanti di capoluoghi di provincia della Liguria. Con il sostegno di personaggi come il generale dei carabinieri Nicolò Bozzo (già braccio destro, all’epoca delle Brigate Rosse, di Carlo Alberto Dalla Chiesa) che, andato in pensione,  assunse nel 1998 il comando dei vigili urbani di Genova. Una scuola regionale che, con l’abbandono per limiti di età dello stesso Bozzo e Taranto, non è però decollata. Il comandante alassino veniva chiamato nelle scuole e da altri corpi di polizia municipale. Il suo “vangelo” era di rispettare sempre “chi ti sta davanti” e dare la possibilità al cittadino “di difendersi, di esprimere la sua versione dei fatti”. Oppure: <E’ un errore credersi dei potenti perché si indossa la divisa>.

 

FALLITO IL CONSORZIO DI POLIZIA URBANA

(TRA I COMUNI) DA SPOTORNO AD ANDORA

Quante volte sindaci, assessori, consiglieri comunali parlano, soprattutto sui giornali, della lotta agli sprechi, della necessità di razionalizzare le spese, giustificano l’aumento delle tasse locali e dei servizi scaricando colpe sullo Stato  per il taglio nei trasferimenti di fondi? Ma l’incoerenza di questi “eletti dal popolo” spesso non ha limiti, né pudore. A volte spendono e spandono in malo modo. Ad esempio trovano sempre i soldi per i fuochi artificiali, ma non arrivano a tappare le buche sulle strade. Fatevi un giro da Andora a Varazze, se non ci credete. Un consigliere comunale di Albissola di Forza Italia ha dichiarato ai giornali di aver trovato quasi 500 buche nel suo comune.

Molti Comuni  sono alle prese, nel corso degli anni, con centinaia di richieste danni soprattutto da parte di conducenti di moto e ciclomotori, ma anche di biciclette e di pedoni che lamentano incidenti, di aver subito lesioni per colpa dell’asfalto dissestato. Con cause civili che finiscono davanti ai giudici. Con le assicurazioni dei Comuni, pagate con soldi pubblici, interessate solo a guadagnare tempo, litigare. 

Sprechi e maggiori costi quando si rinuncia, come nel caso dei vigili urbani, a creare forme (consorzi centralizzati) capaci di assicurare economie e garantire soprattutto l’efficienza di un servizio a vantaggio della comunità, del turismo, della convivenza civile.

Quante volte, in Riviera, si telefona ai vigili e ci si sente rispondere: <siamo in pochi..., siamo tutti impegnati...>. Ci sono località dove il servizio cessa in alcune ore del giorno o c’è solo un vigile o due per turno. Altre dove è in funzione il risponditore automatico.

Si racconta che Tindaro Taranto aveva avviato e messo a punto un progetto di polizia urbana consorziale da Spotorno ad Andora. L’iniziativa si doveva sviluppare in due fasi . La prima fase vedeva Finale Ligure, comune capofila, con un consorzio che avrebbe compreso Spotorno, Noli, Borgio Verezzi, Pietra Ligure, Loano. Il passo successivo sarebbe stato con Borghetto, Ceriale, Albenga, Alassio, Laigueglia ed Andora.

 

TUTTI I RISPARMI ANDATI IN FUMO

SENZA LA CENTRALE OPERATIVA UNICA

Le linee guida del “progetto” non lasciavano dubbi o incertezze. La razionalizzazione, la centralizzazione avrebbero migliorato l’efficienza del servizio, la copertura del territorio sulle 24 ore e, ripetiamo, un considerevole risparmio di soldi e mettendo più uomini sulle strade, di conseguenza anche maggiore prevenzione. Da sempre tanto sbandierata.

Come? Intanto creando un’unica centrale operativa come sta facendo il tanto vituperato Stato centrale con i comandi dei carabinieri, della polizia e della finanza. E nel campo della salute: il “118” con il coordinamento provinciale delle autoambulanze e delle emergenze.

Tra i comuni rivieraschi non è stato possibile. E non è difficile immaginare che l’iniziativa avrebbe coinvolto alcuni paesi dell’entroterra interessati da un notevole sviluppo urbano (soprattutto seconde case ed emigrazione di residenti). Basti pensare a centri come Villanova, Ortovero, Cisano sul Neva, Toirano, Boissano, Tovo San Giacomo, Calice Ligure, Vezzi Portio.

Demerito dei sindaci, delle giunte, dei governi di destra, di sinistra o di centro, incolori, che si sono succeduti nelle città, ai quali nessuno chiederà mai conto. Ciò che invece molti sindaci sanno fare assai bene è la “politica degli annunci” sui giornali o in televisione. Aiutati dal fatto che i giornalisti hanno solitamente la memoria corta. Non verificano (per ora avviene solo su “Striscia la notizia”) le promesse, i progetti,i ritardi, anche di decenni.  Bravissimi, i nostri sindaci, impeccabili, invece, nelle “passerelle” e a mettersi in mostra. La definiscono strategia della comunicazione di scuola berlusconiana.

C’è chi si dedica a creare consorzi intercomunali (altro che liberalizzazioni!) per sicuri posti (pagati) di sottogoverno lottizzati. C’è poi il discorso delle municipalizzate, con Alassio ai primi posti, dopo Savona, nella “graduatoria” provinciale della spartizione, mai a costo zero (vedi quanto pubblicato nella primavera scorsa da L’Alassino, a firma di Daniele La Corte).

Tra l’altro nel “caso vigili” esiste una legge nazionale che favorisce l’associazione tra Comuni, conservando qualifiche e stipendi dei Comuni stessi di appartenenza.

In occasione della consegna di “riconoscimenti”, Taranto ha avuto modo di esprimere soddisfazione per il lavoro svolto ad Alassio <che amavo ed amo per essere diventata la mia città>. Ha spiegato quali erano state le sue priorità: <C’erano degli obiettivi sensibili da proteggere in via primaria, come la tutela del territorio dagli abusi edilizi, al suolo pubblico. Non c’è stata una sola occupazione non denunciata all’autorità competente e non perseguita>.

Tanto è vero che al comando esiste una cartina con una serie di bollini, divisi per colore. E nell’ultima indagine-inchiesta dell’autorità giudiziaria (una delle tante come documentano i ritagli dell’archivio stampa) è stato facile reperire il quadro complessivo ed aggiornato del “suolo pubblico” occupato da dehors, bar, ristoranti, attività commerciali, alberghi.

Gli allievi di Taranto gli riconoscevano il carisma della personalità <unita

all’amore per la divisa, per l’onestà, al coinvolgimento nell’ideale>.

 

LE OCCASIONE PERDUTE

SUL FRONTE DELLA VIABILITA’

Tindaro Taranto aveva lasciato nel ’97 (dieci anni fa) con alcune incompiute o mai realizzate. Un tema davvero dolente sul fronte della viabilità cittadina. E’ mancato il coraggio, la forza, la capacità di decidere per il bene comune. Ha vinto il solito interesse particolare.  Moglio, nonostante il suo sviluppo, ma non solo, ha rinunciato ad avere una seconda arteria di collegamento. Quando Taranto lanciò l’idea e la portò avanti, bisognava fare un investimento di mezzo miliardo e nessuna grande opera. Bastava intervenire sotto la chiesa. E ancora si doveva assolutamente fare qualcosa, sempre in tema di viabilità, nel momento in cui fu autorizzato l’insediamento di Loreto alto.

Altro intervento sfumato. <Mi sono battuto invano – aveva ricordato in più circostanze il comandante – per creare un collegamento tra via Diaz e la strada di Solva, a monte della ferrovia. Ci troviamo con un’Aurelia bis priva di sfogo adeguato. Con la necessità di un by pass al secondo semaforo di via Dante>. Infine c’era un progetto dell’ingegner Giancarlo Garassino, studiato nei particolari, ma non finanziato e finì nel dimenticatoio.

Alassio si è  divisa per il tracciato della ferrovia anche per evidenti interessi (plausibili visti da privato cittadino), incapace di darsi una svolta, una sterzata in tema di infrastrutture stradali che continuano a penalizzarla. Sia sul fronte turistico, sia negli intasamenti quotidiani che i residenti devono subire. Tutto questo mentre, quando ormai è troppo tardi, c’è un crescente malessere per decine e decine di trasformazioni alberghiere e le continue aggressioni speculative con altre seconde case. Dopo la fascia litoranea, è la volta della zona collinare.

Tindaro Taranto, al quale è succeduto il ragionier Giovanni Casella e dopo di lui Fabrizio Pampararo, ha dato molto alla <sua Alassio>. Si è battuto per una città migliore e il modo più saggio e corretto per ricordarlo da vivo sarebbe ascoltare quei pressanti inviti perché si mettessero in moto opere stradali indilazionabili e già allora, non più procrastinabili, nell’interesse della collettività e della sola industria cittadina. Il turismo che già tanto ha perso per incuria ed incapacità, nanismo politico, miopia amministrativa.

Luciano Corrado

 

 

UN RITAGLIO STAMPA “SORPRESA”:

MARIO BERRINO E PADRE PIO

 

Riproduciamo un interessante spaccato della storia alassina. Un articolo che Angelo Taranto scrisse quando era corrispondente del Secolo XIX. Allora fu un piccolo “scoop” che merita di essere riletto, a 11 anni dalla sua pubblicazione. Anche per riflettere.

Possiamo solo aggiungere, per la cronaca, che Padre Pio è stato proclamato “Santo” il 16 febbraio del 2002. E mentre ad Alassio continuano a chiudere alberghi, a San Giovanni Rotondo, racconta il libro appena uscito su Padre Pio (Einaudi editore), nel 1978 erano in attività 25 esercizi alberghieri, oggi sono 158, con oltre un centinaio di ristoranti e bar. Il paesone si è trasformato in una città ricca (non di seconde case) con una media di 7 milioni di visitatori all’anno.

E’ vero, Alassio non ha un “padre Pio”, Santo, da venerare. Ma è una città “miracolata” per il suo arenile, la sua spiaggia, unica per le caratteristiche in Liguria, nel Nord Italia. La sua baia racconta di un fascino (ambientale) non comune.

Non a caso ebbe tanto successo  e una storia da anni d’oro. Con giornali e tivu di mezza europa, forse è più giusto dire di mezzo mondo, per i quali Alassio era un punto di riferimento.

Forse il devoto Mario Berrino potrebbe invocare da padre Pio un altro “miracolo”: far cambiare mentalità a tutti quegli amministratori comunali e non, che imperterriti dimenticano che Alassio sta soffocando ormai da anni sotto il cemento, la speculazione immobiliare che contribuisce, tra l’altro, ad accrescere il divario sociale tra ricchi e chi ha difficoltà ad arrivare a fine mese. C’è un superaffollamento da “seconde case” in alcuni periodi dell’anno che allontana, senza ritorno, il turismo di qualità. Invocato da quasi tutti a parole, derubato nei fatti concreti, nelle scelte strategiche. E spesso anche nelle piccole cose, come la cura delle aiuole, dei fiori, proprio nella città dove inizia la mitica (un tempo) “Riviera dei Fiori”.

L.C.   

 

 

LETTERA-TESTIMONIANZA

QUANDO BALZOLA SCRIVEVA:

<SIAMO RIMASTI IN POCHI

A LOTTARE PER ALASSIO>

 

Egregio signor Corrado, ho appena terminato di leggere sul nostro Secolo XIX, il suo commendevole articolo apparso oggi (28 MAGGIO 1989 n.d.r.) sulla pagina dedicata alla Riviera.

L’antica amicizia e stima che lega la sua persona alla nostra famiglia ed attività,... l’apprezzamento per il suo inveterato  buon senso, il coraggio e l’intelligenza critica con cui analizza seriamente problemi e lacune che travagliano la nostra vita turistica.

Quando afferma che la nostra città può “dire grazie alla tenacia di un coraggioso gruppo di operatori economici e commerciali” afferma una verità incontrovertibile.

Sono pochi infatti coloro i quali con passione, spirito di sacrificio ed impegno costante, cercano di fare correttamente qualcosa di pregevole per migliorare l’immagine turistica di Alassio.

Dopo l’ultimo triste ammaina bandiera degli amici Berrino, con la chiusura del Night Club, penultima testimonianza della “Belle epoque” alassina degli anni d’oro, mi sento addossato della gravosa ma bella responsabilità di essere il titolare dell’ultima antica azienda turistica alassina di cui ho il piacere e l’onore di assicurare la continuità.

La volontà, l’impegno e la passione nostra è quella di sempre e anche tra mille difficoltà il nostro sacrificio ci sembra appagato.

Tra una manciata di anni, se Iddio vorrà, potremo arrivare al prestigioso traguardo del centenario di attività: stesso nome, stessa famiglia, immutato impegno.

Mi creda, non è retorica ma legittimo orgoglio.

Ecco perché mi permetto di complimentarmi con Lei, perché solo chi vede nel turismo e nel lavoro la prospettiva del proprio futuro e della propria ragione di esistere, non può non rallegrarsi con chi, come Lei, presta attenzione (da sempre!) ed in forma propositiva, continua, con onestà professionale ed umana a mettere il dito nella piaga!

Al piacere di rivederLa, Le faccio pervenire le più vive cordialità.

Pasquale Balzola                                           Alassio, 28.5.1989