Perché la Lega.
Mi rendo conto di essere un animale politico un po’ diverso dal genere corrente. Questo in quanto non so aderire dall’A alla Z agli articoli di fede di un solo partito: tant’è che in vita mia credo di averne votato un bel numero, a destra e a sinistra, quasi mai al centro. A mia volta considero quanti sposano una sola visione partitica del mondo come fondamentalisti, laici anziché religiosi.
Se fosse in mio potere, concederei a tutti di entrare in cabina elettorale e lasciare che ognuno dia, su un totale di 100, le percentuali di merito che meglio crede ad ogni partito. Sarà per la mia mentalità neo-scettica, ma ritengo che ogni idea abbia almeno una parte di giusto e di vero. Quindi, non ho mai sposato nessun partito. Indice di incertezza? Viviamo in un mondo dove l’incertezza è un connotato di fondo, e non vedo perché soltanto quando si va a votare, dovrebbero esprimersi incertezze.
Premesso questo, le dirò che, essendo da ormai quasi 40 anni un core ecologist, le mie simpatie più immediate siano andate ai Verdi (il primo partito verde vide me tra i più convinti fondatori, nel 1985, a Finale Ligure). Ferma restando la mia vocazione ambientalista di base, per cui non ho esitato a votare l’attuale coalizione di governo, vista che includeva i Verdi, rimasi poi esterrefatto dall’insensibilità che il tema del signoraggio riscuoteva nei vari partiti di governo: un vero muro di gomma. Tenga presente che la scoperta di questa truffa, a causa delle sue dimensioni e dell’impatto che ha sulla vita di tutti, è stato il secondo grande trauma della mia vita dopo quello della degradazione ambientale, a fine anni 60. Un trauma tale da spingermi, alla mia non più verde età, a mobilitarmi nuovamente per cercare di scuotere tante coscienze intorpidite, iniziando ovviamente dal partito verde, in quanto quello a me più vicino.
Pensavo ingenuamente che Paolo Cento, come vice-ministro all’Economia, avesse agio di discuterne col suo superiore Padoa-Schioppa. Dovetti rincorrere Cento sia per email che in vari Convegni, l’ultimo a Genova l’inverno scorso, solo per accorgermi che il signoraggio era per lui soltanto il pallino di un rompiscatole, mentre i temi importanti erano altri. Non si rendeva conto che la frode bancaria era all’origine di tutti quegli altri temi che lui giudicava così importanti.
Naturalmente non mi fermai a Cento; tentai con altri funzionari verdi. Per poi lasciar perdere e sondare altri partiti, solo per avere i medesimi risultati.
D’altro canto, anche in altri campi i partiti di governo hanno idee diametralmente opposte alle mie, tra cui quelle sull’immigrazione, per cui lei mi ha bollato di xenofobia. Credo che il termine si applichi a chi avversa gli stranieri in quanto tali, a prescindere dal loro comportamento. Non credo valga invece per chi vuole che a casa propria non vengano a comandare e/o a delinquere stranieri non invitati e non desiderati. A casa sua lei lascerebbe entrare a loro piacimento estranei senza arte né parte, che per sopravvivere non potrebbero che rubarle l’argenteria? Tutta questo pacioso solidarismo delle sinistre verso le masse diseredate mi fa pensare che sia molto facile fare i generosi a spese degli altri, ossia di noi cittadini italiani, esposti a minacce e rapine, così come è stato facile 50 anni fa inneggiare a un progresso che in pratica è stato fatto a spese della natura, con i risultati che più nessuno osa ormai mettere in dubbio.
Così, da libero pensatore, ho un mix di idee che a destra qualificherebbero di sinistra (specie sull’ambiente) e viceversa (sull’immigrazione). Bisogna forse aderire in tutto e per tutto al pacchetto di idee propugnate da una coalizione o da un singolo partito, o non si può invece scegliere quelle da condividere, un po’ da una parte e un po’ dall’altra? Ci è concesso ragionare finalmente con propria testa anziché lasciare le risposte preconfezionate a chi vorrebbe sempre pensare per noi?
La Lega, di cui già condividevo l’accento sugli usi, costumi e tradizioni locali, sull’armonia tra genti diverse, dove però i diritti dell’una finiscono dove cominciano quelli dell’altra, con ognuna padrona a casa propria, si è rivelata anche l’unico partito che in alcune, invero timide, occasioni, specie in periferia, esprime le mie stesse posizioni a proposito di signoraggio. I vertici, se ne sono informati, non lo danno a vedere; e non ho dubbi che pesi sulla loro coscienza lo squallido esperimento bancario cui lei fa cenno. Ma allora, a causa di questo, pur deprecabile, episodio, tutti i leghisti vanno mandati al rogo, condannati al silenzio per sempre? Insieme a tutti i partiti esistenti, che di Credieuronord ne hanno a bizzeffe, e non solo gli scheletri, come la Lega? O non si può invece tentare di cominciare dalla base, che ha fatto propria questa sfida, e cerca di estenderla ai suoi massimi dirigenti affinché si rendano conto di come le ruberie dei banchieri impoveriscano la nazione tutta, ben più del mancato federalismo?
Mi creda, sarei ben felice se altri partiti, di qualunque colore, si unissero alla Lega per combattere una battaglia che sarà comunque durissima e dagli esiti incerti. E vorrei che si smettesse di bollare qualcuno per una scelta fatta in buona fede per passare dalle geremiadi ai fatti, nel tentativo di estirpare i grandi parassitismi; di cui quello bancario, come spero di aver dimostrato in decine di articoli su Trucioli, batte di parecchie lunghezze persino quello della classe politica.
Scusi le tante righe spese, ma facile è la critica, molto meno l’argomentazione a difesa delle proprie scelte.
Marco Giacinto Pellifroni 29 ottobre 2007