Società pubbliche cura dimagrante  IL SECOLOXIX
Cala la scure sui posti nei cda. Obiettivo: ridurre i costi della politica
LA PRIMA AD ADEGUARSI è stata Ata, la società che si occupa di gestione dei rifiuti, verde pubblico, ambiente. L'altra sera l'assemblea dei soci ha deliberato l'abbattimento del capitale sociale - una scelta conseguente alle difficoltà di bilancio denunciate durante l'estate - per quasi due milioni di euro, portandolo a poco più di 800 mila. Contestualmente, è stato approvato il nuovo statuto, subito depositato alla Camera di Commercio per la procedura di registrazione: «Ci vorranno all'incirca 20-25 giorni - ha spiegato il presidente Nanni Ferro - Poi diventerà operativo a tutti gli effetti e il consiglio di amministrazione si dimetterà immediatamente». Via, così, alla cura dimagrante: il prossimo cda conterà appena 3 membri.
Intanto, Palazzo Sisto ha dato incarico al vicesindaco Paolo Caviglia di effettuare una ricognizione sulla situazione di tutte le società partecipate. Tutto ciòè la conseguenza di una norma della Finanziaria 2007 e del decreto attuativo emesso alla fine dello scorso giugno dal governo: le società interamente pubbliche dovranno limitarsi ad un cda di 3 membri, elevabili a 5 nel caso il capitale sociale sia superiore a due milioni di euro. Nelle società miste, invece, i consiglieri di nomina pubblica all'interno del cda non potranno essere superiori a 5. Sono norme volute per dare una prima risposta concreta alle esigenze di risparmio e razionalizzazione nella gestione delle società pubbliche, ma anche per varare quel taglio ai costi della politica invocato dalla "pancia" del Paese.
Meno poltrone, insomma, qualche risparmio (a volte incisivo, a volte meno), ma comunque un segnale: unghie tagliate alle richieste dei partiti negli enti e nei posti di sottogoverno.
A Savona, uno dei primi indirizzi impressi all'amministrazione dal sindaco Federico Berruti era stato del resto proprio relativo alle società partecipate. Una svolta alla cui base c'era la volontà di dare un indirizzo tecnico e manageriale alla guida di queste società. La linea è stata: vertici tecnici (in Ata e in Acts soprattutto), in cda parzialmente ancora politici (in Ata, ad esempio, ottennero compensazione alcune forze di maggioranza rimaste fuori dal consiglio comunale quali Verdi, IdV, Udeur). Il Consorzio per il Depuratore è senz'altro atteso dalla mannaia delle nuove norme, ma sarebbe sottoposto comunque ad un radicale restyling, in vista dell'ingresso del comune di Finale e dell'assunzione anche della gestione del ciclo completo delle acque. La riforma voluta dal Comune lo trasformerà in Spa. Ci sarà spazio per il controllo e per l'indirizzo di tipo politico con il Comitato di sorveglianza (5 membri, a gettone). Il cda, o meglio il comitato di gestione, sarà invece di 3 membri di impronta tecnica. Insomma, per la nuov società si profila una guida cosiddetta "duale". Acts supera i 2 milioni di capitale sociale ed ha un cda, rinnovato da alcuni mesi, composto da 5 membri: non dovrebbe essere toccata dalla rivoluzione. Situazione fluida nelle altre principali società. Ips (Insediamenti produttivi Savonesi) ha attualmente nove membri (alcuni sono però di nomina dei soci "privati"). Dovrà probabilmente dimagrire a 7 o, secondo alcune ipotesi, addirittura a 5: «Ma stiamo ancora studiando la situazione», ha detto il presidente Roberto Grignolo». Spes (la società di gestione dell'Università) ha a sua volta 5 membri, ma anche in questo caso alcuni membri sono di tipo "privato". Dovrà forse dimagrire a 3.
Antonella Granero
 
«tagliare non sempre significa efficienza occorrono bandi pubblici e trasparenza»
il vicesindaco caviglia
 
IL VICESINDACO Paolo Caviglia, che alle società partecipate ha la delega, sostiene: «Ritengo che il problema dei costi della politica, che pure è importante, autentico ed anche molto sentito dai cittadini, non si risolve soltanto tagliando qualche posto nei cda delle aziende pubbliche. Sono iniziative tutto sommato marginali rispetto ai probemi che abbiamo sul tavolo». D'altronde, è evidente anche all'osservatore meno smaliziato che tagliare non basta se l'obiettivo è l'efficienza e la razionalizzazione delle società pubbliche. Non basta tagliare né le poltrone, né gli stipendi. Molti fanno un esempio: la Fiat è certamente soddisfatta dell'appannaggio milionario che riconosce all'ad Sergio Marchionne. È l'uomo che, con una rete di collaboratori, l'ha portata fuori dalle secche di una crisi storica: denari ben spesi, quelli che gl i sono stati destinati. Dunque, conta il quanto, ma soprattutto conta il come. E contano i risultati che si ottengono dal punto di vista della gestione, della salute dell'azienda, del servizio finale che si eroga all'utente (questo non è un dato puramente economico, ma è la missione di un'azienda pubblica). Per quanto riguarda gli stipendi, a Savona i più alti, se così si può dire, sono quelli di Nanni Ferro all'Ata (41.500 euro l'anno) e Paolo Marson all'Acts (45 mila euro). Moltini al Depuratore ne prende 18 mila. Grignolo ad Ips e Schiesaro a Spes 28 mila. Tra i consiglieri, si va dal semplice gettone di Ips agli 8 mila di Acts, per finire ai 16 mila di Ata. Cifre non certo da urlo. Certo, semplificando il risparmio è garantito, ma non si tratta forse della spinta decisiva alla razionalizzazione vera di queste società: «Il problema non sono i soldi, ma l'efficienza e la trasparenza - dice Caviglia - La politica deve avere un suo ruolo di indirizzo, poi i criteri di selezione nelle aziende pubbliche devono essere quelli dei bandi. Tutti devono poter accedere, sulla base dei curricula». Caviglia, in tema di razionalizzazione e risparmi, torna poi a proporre un suo cavallo di battaglia: «Creare la Provincia-Prefettura, con i presidenti trasformati anche in ufficiali di governo».
A. G.