versione stampabile 

CLINICA PRIVATA AL SANTA CORONA

ARRIVANO GLI ANGELUCCI, I  “RE DI ROMA”        

Trucioli Savonesi svela i nomi dei quattro gruppi che concorrono alla gara di aggiudicazione della futura casa di cura al Santa Corona. Sorgerà sull’area dell’ex convitto delle suore, con 70 posti letto per riabilitazione, due sale operatorie, ambulatori per specialisti. Un investimento di 15 milioni di euro. Trucioli rivela come è cambiato il bando di gara nelle clausole parasociali.  E perché. Tra i favoriti ci sono gli Angelucci, proprietari del quotidiano Libero (centro destra), ma anche de Il Riformista (sinistra) e probabili neo editori de L’Unità. Il cuore del loro impero è rappresentato dalla Tosinvest Sanità che fattura 173 milioni di euro, conta 26 cliniche con 3500 posti letto e oltre duemila dipendenti. Che ruolo hanno i politici liguri e savonesi? Di destra e di sinistra? Gli Angelucci sbarcano in Riviera, col sostegno di Mediobanca e dell’amico Cesare Geronzi, dopo altri big di peso massimo del mondo industriale: Ligresti (porto turistico) e Percassi (Castello dei Doria) a Loano, Colaninno (ex Cantiere Navale) a Pietra Ligure.

 PIETRA LIGURE-  Una casa di cura privata, al Santa Corona, nell’ex convitto delle suore. La notizia l’aveva data, con risalto, Il Secolo XIX-Savona del 13 gennaio 2007. Poi non si è più saputo nulla.  Che fine ha fatto quel progetto? E’ vivo e vegeto. Con molte, inedite, sorprese.

Sono trascorsi mesi con l’ospedale al centro della mobilitazione generale, la battaglia persa sulla deaziendalizzazione. Ovvero la perdita dell’autonomia e il suo inglobamento nell’Asl 2 di Savona. Con ciò che comporta, più in negativo che in positivo. Soprattutto perché la politica non ne vuole sapere (contrariamente a quanto chiede  invano Valter Veltroni, segretario del neo Pd) di rinunciare all’occupazione “militare” della Sanità pubblica. Non da oggi serbatoio clientelare, di poteri e introiti più o meno inconfessabili. Potrebbero restare in vita le Asl, ma con ospedali indipendenti (e direttori indipendenti) in grado di decidere, senza condizionamenti, come avviene  nei paesi del Nord Europa. Con meno “buchi” in bilancio, meno sprechi, più produttività e razionalizzazione dei servizi, più rigore in ogni direzione, più meritocrazia tra medici e paramedici. Vera attenzione (non propaganda) ai bisogni del malato sempre più vessato dalla strategia dei risparmi.

 


La famiglia Angelucci

QUATTRO GRUPPI IN GARA

Casa di cura al S. Corona, dicevamo. Ecco chi spunta tra gli aspiranti pronti a realizzare questo (primo?) intervento edilizio. Una moderna clinica a quattro stelle.  La Tosinvest s.a. della famiglia Angelucci di Roma.

 Chi sono gli Angelucci? Il Sole –24 ore del 30 ottobre titolava a 6 colonne: "L’Unità, asse Angelucci-D’Alema”. Occhiello: <Editoria. Freddezza del leader Pd, Veltroni, per l’operazione che ha portato il proprietario del quotidiano Libero ad acquistare lo storico giornale Ds>.  A corredo la mappa di un impero immobiliare, nella sanità, nei giornali. Il quotidiano La Stampa del 1° novembre, a sua volta, titolava: <Angelucci, i nuovi re di Roma>. Con la foto di famiglia: papà Antonio, i gemelli Andrea ed Alessandro, Giampaolo, 37 anni, il più “esposto” anche al prezzo di finire agli arresti domiciliari (poi revocati), faceva notare lo stesso servizio su La Stampa, per una storia di tangenti pugliesi venuta a galla nel 2006.

Un potente gruppo imprenditoriale che guarda a destra  (il quotidiano di Vittorio Feltri decisamente orientato sul centro destra), e a sinistra, passando dai Ds (dalemiani), fino al giornale il “Riformista” (5 mila copie) <ponte ideale – ha scritto Paolo Baroni su La Stampa – con l’area migliorista del vecchio Pci, impersonata da Emanuele Macaluso e soprattutto da Giorgio Napolitano>.

L’Angelucci group interessata in molte attività, come vedremo più avanti, è tra gli aspiranti più quotati ed accreditati  per aggiudicarsi la futura casa di cura privata al S. Corona. Un ingresso in punta di piedi. Il resto si vedrà. Sta di fatto che all’orizzonte il gruppo romano può contare su rapporti che spaziano (fonte La Stampa) da An ai Ds, passando per l’Udc; vanno da Gianfranco Fini, suo fratello Massimo lavora alla Tosinvest dal 1986, a Francesco Storace, sino a Massimo D’Alema.


Flavio Neirotti

  PAROLA DI FLAVIO NEIROTTI
In cosa consiste l’intervento? Silvia Andreetto, sempre informata da diligente corrispondente di ciò che accade di positivo in ospedale, aveva scritto tra l’altro: <La casa di cura privata sarà dotata di due sale operatorie e quindici posti letto per degenti, nuovi ambulatori dove i medici potranno esercitare  l’attività di libera professione intramoenia ed una cinquantina di posti letto per la riabilitazione>.

 Nel frattempo saliti, da indiscrezioni, a 60-70. E aggiungeva: <La volontà del direttore generale Flavio Neirotti è già stata messa nero su bianco ed approvata dall’amministrazione del S. Corona, ottenendo un parere positivo della Regione Liguria che si è detta favorevole all’intervento (governata dal centro sinistra, col centro destra all’opposizione n.d.r.). Quattromila metri quadrati è l’area complessiva dell’edificio, composto da tre piani di 1.500 mq. ognuno.>

Come sarà realizzato l’intervento? Sempre dallo stesso articolo del Secolo XIX veniva anticipato: <La ristrutturazione sarà attuata da una società pubblico-privata di cui il S. Corona resterà il maggiore azionista con il 51 per cento. Verrà costituita una Spa che gestirà, in convenzione con il S. Corona, la Casa di Cura privata. In questo modo – aveva detto Neirotti – potremo potenziare il servizio per cui il S. Corona vanta un’assoluta professionalità. Si tratta di un’operazione importante che ci permette di recuperare un edificio da troppo tempo abbandonato e solo in parte utilizzato come deposito. Recupereremo un immobile in stato di degrado, conferendo un valore aggiunto all’azienda ospedaliera S.Corona e nuovi servizi per gli utenti e per i medici>.

Nino Miceli

INTERROGATIVI SUL BANDO DI GARA
Come sarà scelto il socio privato? Una questione non da poco, come vedremo nel corso dell’articolo. Neirotti sempre sul Secolo XIX del 13 gennaio aveva dichiarato: <Sarà indetta una gara d’appalto pubblica, a livello europeo, con cui l’amministrazione del S. Corona potrà scegliere il partner privato che proporrà la soluzione progettuale più appetibile>.

A meno che non ci sia sfuggito, né sul sito dell’azienda ospedaliera, né sui ritagli stampa (175 da gennaio ad oggi) si è più letto della sorte della Casa di Cura e soprattutto del bando di gara.

Non ne hanno parlato i Ds, ora Pd con Nino Miceli, presidente della Commissione Sanità e Servizi Sociali della Regione Liguria (considerato a torto o ragione il braccio “armato” nel savonese del quartetto Burlando-Montaldo-Ruggeri-Zunino). Silenzio dal tandem di ferro: Bertolotto (presidente della Provincia per la Margherita e primario al Santa Corona) e ancora Miceli (curriculum, sindacalista e politico di professione. Dunque, la “cupola” della Sanità  ligure sarebbe rimasta alla larga dalla “casa di cura story”.

I boatos sussurrano che nei santuari dei poteri (malelingue?) ed  in alcuni ritrovi dove si indossa il grembiulino massonico, si è discusso di quel bando di gara e dei suoi probabili aspiranti e possibili vincitori con sponsor. Si prepara, come si suole dire, il terreno adatto. Si mettono in campo le pedine giuste, con molta discrezione.

Sul “sito” del S. Corona non abbiamo trovato (ma forse c’è stato) il bando di quella gara. E neppure abbiamo letto notizie sui vari “media” che compaiono, sempre nel sito del S.Corona, come diffusori di informazioni sull’attività dell’azienda ospedaliera.  Coincidenze? Dimenticanze? Disattenzione? Forse c’era interesse, in questa fase, a mettere il silenziatore, per non disturbare.

Sappiamo però che quattro sono stati i partecipanti. 1)Tosinvest degli Angelucci. 2) American Hospital dei fratelli Falez. 3) Un gruppo di cui fa parte la famiglia Giorgi (medici) che gestivano fino a pochi mesi fa la clinica San Michele di Albenga e ora convenzionata con il S. Corona per i ricoveri di riabilitazione post operatoria. 3) Un gruppo in cui figura maggiore azionista il prof. Lorenzo Spotorno, già vice presidente del consiglio regionale in quota Psi (uscito assolto, dopo il massacro giudiziario e di stampa di cui fu vittima fino al giorno dell’assoluzione nel novembre del 2001).
Tra i coinvolti nelle aggregazioni ci sono anche cooperative.


L' assessore Claudio Montaldo

NOVITA’ NEI PATTI PARASOCIALI
In questo lasso di tempo, dal 13 gennaio ad oggi, “silenzio perfetto”. Eppure una cosina (piccola, piccola?) è accaduta. C’è stato, quasi a fine estate, un cambiamento che avrebbe fatto sobbalzare sulla sedia alcuni dei partecipanti.

Cerchiamo di spiegare in parole semplici il complesso linguaggio tecnico dell’iter, inserito nei patti parasociali del bando di gara. L’azienda ospedaliera che inizialmente doveva sborsare la quota parte di capitale come detentore del 51 per cento delle quote, ha ritenuto di modificare quell’impegno e non tirare fuori dei soldi, pur mantenendo la maggioranza delle quote. E in previsione il diritto ad incassare gli utili.  Il socio di minoranza deve invece investire denaro ed accontentarsi?

I quattro gruppi partecipanti alla gara sarebbero stati informati della modifica con una lettera e di fronte a rimostranze, il direttore generale Neirotti avrebbe fatto capire che non era farina del suo sacco. Imput dall’alto. Cambio di strategie, insomma. A favore di chi?

Tra l’altro c’era il dubbio che modificando i patti parasociali, in corso d’opera, potrebbero scaturire ricorsi, controversie. Cause che il privato investitore, senza volpe sotto l’ascella, teme. Chi investe denaro ha soprattutto bisogno di certezze, tempi rapidi. Stare lontano da lacci e laccioli, sempre pericolosissimi quando si tratta di investimenti di questo natura e spessore. Nel caso in questione il costo della nuova struttura si agirebbe sui 13-15 milioni di euro (30 miliardi delle vecchie lire). Con una garanzia di gestione-convenzione di 50 anni. Va da se che come accade nell’immobiliare (e nella costruzione di porticcioli) i soldi li anticipa (e volentieri) la banca. Con gli utili si dovrebbe ammortizzare l’investimento in meno di dieci anni.

Tra gli interrogativi sorti: era il caso di rifare il bando di gara, visto che è stato modificato il “capitolato”?

Ai dubbi pare siano state date, dal vertice del S. Corona, ampie assicurazioni. Spiegando per quale ragione, anche con pareri legali, non bisognava rifare la gara, il bando di partecipazione. Insomma tutto secondo legge e giurisprudenza.

Cè chi si è chiesto se era una strategia per dissuadere qualche partecipante, indurlo a ritirarsi.

Proviamo a fare una previsione?

Stando così le cose abbiamo chiesto al consulente di un gruppo italiano proprietario in diverse regioni di 14 case di cura di fare un pronostico.

Non ha avuto dubbi. Il gruppo meglio piazzato, sotto ogni aspetto, è quello che fa capo agli Angelucci. Questo l’affresco di famiglia che Il Sole 24 Ore (quotidiano della Confindustria) e La Stampa (Fiat degli Agnelli)  hanno disegnato: <Un impero di immobili, sanità e giornali> scrive Il Sole. La Stampa: <Mattone, cliniche e giornali>.

Massimo D' Alema

L’IMPERO DEGLI ANGELUCCI
Segue l’elenco delle società che fanno capo a Tosinvest s.a., sede in Lussemburgo: Tosinvest Properties, Tosinvest Reale Estate srl, Finanziaria Tosinvest Spa, Tosinvest Italia sas, Residenza dei Renai srl, Casa di Cura Villa Patrizia Spa, Rsa San Raffaele Sabaudia srl, Consorzio San Raffaele, Tosinvest Sanità Spa, Roma Globals Service, Tosinvest Editoria srl che comprende il Riformista, Libero, Sanità, edizioni Pandora srl, free press.

E come scrive, finora non smentito, Il Sole-24 Ore, gli Angelucci stanno entrando nello storico giornale del Pci, L’Unità, grazie all’asse con Massimo D’Alema (eminenza grigia delle cooperative rosse e delle inchieste che, secondo il giudice di Milano, Cristina Forleo, le sarebbero costate pressioni istituzionali e minacce, ora al vaglio del Consiglio Superiore della magistratura). <La trattativa – ha scritto Il Sole 24 Ore – con gli Angelucci, in piedi da sei mesi, è andata a buon fine, due diligence permettendo. Mentre le altre trattative o non sono mai decollate o sono fallite (con Massimo Moratti, Salvatore Ligresti, Pierluigi Toti).>

Salvatore Ligresti

POTERI FORTI IN RIVIERA
Dopo Salvatore Ligresti, diventato patron del porto di Loano, dopo i fratelli Percassi che sempre a Loano hanno comprato Il Castello dei Doria (rigorosamente al riparo dall’interesse dei “media”) e ristrutturano con decine di annesse seconde case, costruite con gusto e “rispetto ambientale”.

Un’operazione che era sempre stata negata, anzi ebbe mille guai con la Soprintendenza addirittura per restaurare il castello, al precedente proprietario Max Frey, ex editore svizzero, descritto dai giornali come il terzo uomo più ricco di quel paese e che fu anche proprietario (“taglieggiato”) del porto di Loano.

Frey ha voluto essere sepolto, con la presenza della banda al funerale, nel vecchio cimitero loanese dove già riposava la mamma.

Altro nome, altra famiglia potente dell’imprenditoria industriale (i Colaninno) interessati alla trasformazione delle aree del cantiere navale di Pietra Ligure. Palazzi al posto dell’industria navale, ma anche un grande albergo che non manca mai quando c’è in ballo una “meravigliosa” operazione immobiliare.

Mancavano gli Angelucci nella Riviera savonese, regina delle seconde case e killer di alberghi,  con le loro corazzate soprattutto nel mondo dell’informazione  (il quotidiano Libero viaggia sulle 132 mila copie, erano 144 mila nello stesso mese di settembre del 2006, piazzandosi all’ottavo posto della graduatoria, dopo aver superato anche Il Secolo XIX, ora a 106.459 copie; si aggiunga ”liberoNews” con 5 milioni e 543.995 utenti unici,  al quarto posto dopo repubblica.it, corriere.it, gazzetta.it). Gli Angelucci ras del mercato immobiliare e delle cliniche private, diverse sono convenzionate col servizio sanitario nazionale.

Burlando-Montaldo-Miceli e C. (Bertolotto?) hanno dimostrato, non da oggi, di non far parte della famiglia degli “sprovveduti”. Miceli è riuscito a soffiare il Comune di Boissano al trio Vaccarezza-Cenere-Oliva.


Sergio Lugaro

PROFEZIA DI SERGIO LUGARO
Sembra quasi un profezia quella lanciata da Sergio Lugaro, consigliere comunale di Rifondazione comunista a Savona, il 6 maggio scorso che ad Augusto Rembado (unico giornalista attivo con la memoria storica del S. Corona e della sua Pietra Ligure) dichiarava:

<Il cemento non miete solo vittime nel verde della Riviera. Non si accontenta ed allora ecco pronta la prossima vittima. Padiglioni interi del S. Corona destinati all’edilizia privata. In agguato il pericolo di assistere allo scempio dei reparti buttati in aria dopo anni di grande lavoro e finanziamenti regionali e statali. Ostetricia e ginecologia sono già pronti allo sfratto. Destinazione Albenga. Quanto guadagneranno coloro che hanno deciso di investire nell’edilizia privata nel Santa Corona?>


Luigi De Vincenzi

SINDACO CON LE MANI PULITE
E non si illuda l’onesto sindaco di Pietra Ligure, Luigi De Vincenzi, geometra comunale di lungo corso, ora a Borghetto, quando sostiene sempre sulle colonne de La Stampa:

<Il giorno dopo la mia elezione, tre anni fa,  ho subito tolto di mezzo il progetto di creare edilizia al posto di una parte dell’ospedale. Non se ne parla neppure>.

De Vincenzi è in buona fede, ma forse finge di non sapere che il mondo immobiliare della nostra Liguria (e non solo) conosce ben altre realtà. Seconde case, uguale profitti che nessun altro investimento può assicurare. Con l’estroso Vittorio Sgarbi costretto a gridare: <Non fingete di scandalizzarvi, dove circola il denaro facile, ci sono soldi sporchi da riciclare, la corruzione diventa sistema, capace di piegare uomini, partiti...>.

Il sindaco De Vincenzi non è certo solo nella lotta “cemento lontano dal S. Corona” ma l’ultima parabola sulla deaziendalizzazione che vedeva anche i sindaci di Forza Italia, fautori di proclami e manifestazioni di piazza e poi ridotti a pecorelle, dovrebbe far riflettere. Non c’è bisogno di caccia alle streghe, parlano i fatti. E per fortuna ci sono i ritagli dei giornali, altrimenti si potrebbe pensare di aver fatto un sogno. Un brutto sogno. 

Luciano Corrado