Alassio, assalto alla collina ma i vip si schierano contro IL SECOLOXIX
in regione cavia
Comitato già pronto alla battaglia per impedire la maxi lottizzazione
Alassio. Parte l'assalto alla collina alassina. Un assalto fatto di edilizia e di cemento, che però spaventa gli operatori turistici e gli ospiti vip di Alassio. Proprio in queste settimane è in corso un braccio di ferro tra una cordata di imprenditori romani e genovesi intenzionati ad una forte lottizzazione della collina tra Cavia e Vegliasco e i proprietari delle ville e dei terreni sottostanti.
Il progetto della cordata (che fa capo a una società con sede a Nizza) prevede la realizzazione di una decina di grandi ville, plurifamiliari, utilizzando gran parte dell'indice di edificabilità dell'intero versante collinare, che peraltro sarebbe inserito in una zona cosiddetta TE, cioè turistico-agricola. Ma una postilla del piano regolatore consente anche la realizzazione di abitazioni private (tra l'altro con un indice di 0,20, decisamente elevato), e vista la bellezza del posto c'è stato subito chi ha pensato di mettersi all'opera. Ma il primo piano attuativo presentato dalla cordata si è ben presto arenato di fronte ad una norma dello stesso piano regolatore che prevede l'accordo di tutti i proprietari dei terreni della zona. E guarda caso poco più in basso altri già da tempo si erano accorti della bellezza della collina e del panorama che se ne gode. Gente come gli Hanbury e i Levi in passato, poi i Beniscelli fino ad Antonio Ricci e altri ancora. E adesso queste famiglie o chi ha acquistato nel frattempo quelle proprietà proprio perché incastonate in una collina di macchia mediterranea incontaminata storce il naso di fronte ad un'ipotesi di cementificazione. Tra l'altro il progetto prevederebbe anche la realizzazione di una notevole (per dimensioni) rete viaria, visto che attualmente quella zona è assolutamente irraggiungibile.
Ma dopo il primo stop, la società transalpino-genovese-romana è ritornata alla carica scrivendo a tutti i proprietari dei terreni della zona chiedendo se fossero interessati a partecipare alla lottizzazione. Secondo una prima stima se tutti i proprietari della parte bassa della collina accettassero di entrare nell'affare, il numero delle ville e palazzine da costruire potrebbe quasi raddoppiare. Molti però, Ricci e Beniscelli in primis, hanno già fatto sapere di non essere interessati ed intendono rivendicare la titolarità degli indici sui propri terreni, con l'intento di "congelarli" per evitare o ridurre la cementificazione della collina. Proprio Ricci è stato tra l'altro il promotore dell'iniziativa per l'acquisto di villa Hanbury, evitando che fosse oggetto di speculazioni edilizie, ed ora sembra piuttosto seccato che qualcuno si prepari a farne una ancora più colossale a qualche centinaio di metri di distanza.
Tra le preoccupazioni espresse, oltre a quella sulla devastazione della collina, anche quelle relative ai servizi ed alle reti fognaria e di scolo delle acque bianche, decisamente inadeguate a sopportare l'impatto di nuovi insediamenti in collina. Non è escluso, tra l'altro, che nelle prossime settimane nasca un comitato civico in difesa della collina alassina e contro la cementificazione selvaggia. Insomma, sembra sia cominciato qualcosa che sta a metà tra un braccio di ferro ed una partita a scacchi dagli esiti incerti, che ha come campo di battaglia la collina di Alassio.
Luca Rebagliati
 
«cementificazionisubito un freno»
gli albergatori
Alassio. «Bisogna mettere subito un freno alle cementificazioni che stanno dando un colpo mortale alla collina e anche alla stessa economia alassina». Enrico Mantellassi, presidente degli albergatori e da qualche giorno ex consigliere comunale (si è dimesso in polemica proprio sulla gestione del territorio), non le manda certo a dire. «Il peggio deve ancora arrivare - afferma - perché dopo questa partiranno altre lottizzazioni che devasteranno completamente l'ambiente alassino, e mi domando se quando avremo distrutto la collina troveremo ancora turisti disposti a venire ad Alassio. Questi interventi non lasciano nulla di positivo sul territorio: i capitali vengono da fuori, i proprietari anche, le imprese e i lavoratori pure. A noi resterà solo il cemento».