PRIMA L'IPERCOOP, ora la minaccia del nuovo gigante Conad in
via Stalingrado benché gli accordi sul recupero della
Metalmetron avessero escluso la presenza dei generi
alimentari nel centro commerciale che prenderà il posto
dell'ex fabbrica. Un'inchiesta a campione nei vari quartieri
testimonia, tra i commercianti, di una rabbia che monta.
«Noi titolari di alimentari? Galleggeremo, cercheremo di
sopravvivere - dice
Enrica Adonide dell'Adonide
Adolfo di corso Mazzini - continuano a spuntare supermercati
ma non c'è lavoro in città. È questo il problema». Per ora,
i titolari e gestori di piccoli alimentari spiegano di
rimanere in piedi grazie al rapporto fiduciario con il
cliente e alla qualità dei prodotti: «Ma è certo che
perdiamo lavoro con queste operazioni - afferma
Olimpia
Violante dell'alimentari Simona di Murgia Renzo in zona
Santuario - un altro Ipercoop non serve a portare ricchezza
alla città. Anzi: la impoverisce». E propone: «Perché non
investire di più sul turismo? È lì che Savona deve puntare».
«Così non va bene, ci rimettiamo tutti. Non parlo solo come
negoziante ma anche come savonese», dice
Filomena Chirico
dell'omonimo negozietto di via San Lorenzo a Villapiana.
C'è anche qualche titolare indifferente rispetto a quanto
sta accadendo nell'ex area industriale, come la signora
Buzzone de Al Frutteto di via Montenotte o
Danilo Ercole
de Il canestro dei fratelli Danilo e Claudia Ercole di
vico Gara che però sbotta: «Fortunatamente il centro sorgerà
lontano da noi». Anche al Mercato Civico montano i malumori:
«Per noi andrà sempre peggio - afferma
Antonio Macrì
di Mafran di via Giuria - noi del Mercato ci sentiamo
abbandonati, probabilmente perché gli interessi sono
altrove. Perché, invece che i centri commerciali, non
sostenere mercatini di prodotti locali e artigianali in modo
da stimolare la curiosità del turista che fa tappa a
Savona?».
Ivan Antonini lavora come dipendente al
Discount Nume di via Montesisto e ha una proposta in merito:
«Perché non creare delle reti, delle catene di piccoli
negozi? L'unione potrebbe fare la forza Soli contro i centri
commericali scompariamo». E infatti qualcosa pare muoversi e
la settimana prossima i titolari dei negozi alimentari di
Savona potrebbero fare sentire forte la loro voce. «Savona
si lancia in operazione inutili e anzi dannose. Siamo neri
per quest'ultima novità? afferma
Roberto Puiia
dell'omonimo negozietto di via Buozzi - sono stato
contattato da altri colleghi e nella prossima settimana
prenderemo delle posizioni in merito». «Chiamerò il
presidente della Confesercenti - assicura
Viviana
Trovabene de Il frutto alimentare di via Labriola - e
farò qualsiasi cosa per contestare questa tegola sia come
negoziante che come savonese. La nostra città si sta
degradando». Ma conclude con un richiamo di battaglia: «Se
vogliono affossarci non staremo a guardare».
Sonia Cosco
Poche settimane per sciogliere i nodi |
palazzo sisto |
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PALAZZO SISTO ha poche settimane per
sciogliere una matassa che, di giorno in
giorno, sembra sempre più intricata. Ora
che la New.Co. di Unieco e Barbano ha
depositato il suo progetto - che
contempla la presenza di generi
alimentari nel futuro centro
commerciale, contrariamente a quanto
previsto dagli accordi politici
stipulati nel 2005 quando il consiglio
comunale diede il via libera
all'operazione - la giunta dovrà
vagliare la variante urbanistica, poi la
palla passerà alla conferenza dei
servizi. La quale dovrà giudicare le
proposte del dirigente di settore, sulla
scorta di quanto le normative prevedono.
Le tesi in campo sono due: la proprietà,
sulla scorta di una new diligence
realizzata da uno dei più noti studi di
diritto amministrativo d'Italia, è
convinta di poter ottenere anche
l'alimentare. La delibera presa il 28
novembre 2005, in effetti, non fissa le
tabelle merceologiche (di cui si era
parlato invece a livello di accordi
politici e sindacali) e anzi ha tra gli
allegati una scheda di Puc che, nei
fatti, consentirebbe l'operazione. I
contrari - come il vicesindaco Paolo
Caviglia che ieri ha tuonato dalle
colonne del Secolo XIX - invece
sottolineano che il consiglio comunale
ha approvato un "progetto in variante" e
quindi, se cambia il progetto, decade
anche la variante. «E si torna - ha
minacciato Caviglia - alla destinazione
industriale dell'area». Sindaco e
assessori sono in queste ore impegnati a
studiare le carte, poi si vedrà.
Intanto, infuria la polemica. In
particolare, i sindacati si sono
scagliati in modo compatto contro
l'improvvisa novità: a sottolineare
l'importanza assegnata all'argomento e
agli impegni presi nel 2005, sono scesi
direttamente in campo i segretari
provinciali di Cgil-Cisl-Uil a sostegno
dei segretari delle categorie del
commercio.
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