L'ira dei negozianti «Così chiuderemo pronti a mobilitarci»  IL SECOLOXIX
il caso dell'ex metalmetron
Inchiesta a campione tra gli esercizi commercialinei quartieri: spaventa e fa rabbia l'arrivo di Conad
PRIMA L'IPERCOOP, ora la minaccia del nuovo gigante Conad in via Stalingrado benché gli accordi sul recupero della Metalmetron avessero escluso la presenza dei generi alimentari nel centro commerciale che prenderà il posto dell'ex fabbrica. Un'inchiesta a campione nei vari quartieri testimonia, tra i commercianti, di una rabbia che monta.
«Noi titolari di alimentari? Galleggeremo, cercheremo di sopravvivere - dice Enrica Adonide dell'Adonide Adolfo di corso Mazzini - continuano a spuntare supermercati ma non c'è lavoro in città. È questo il problema». Per ora, i titolari e gestori di piccoli alimentari spiegano di rimanere in piedi grazie al rapporto fiduciario con il cliente e alla qualità dei prodotti: «Ma è certo che perdiamo lavoro con queste operazioni - afferma Olimpia Violante dell'alimentari Simona di Murgia Renzo in zona Santuario - un altro Ipercoop non serve a portare ricchezza alla città. Anzi: la impoverisce». E propone: «Perché non investire di più sul turismo? È lì che Savona deve puntare». «Così non va bene, ci rimettiamo tutti. Non parlo solo come negoziante ma anche come savonese», dice Filomena Chirico dell'omonimo negozietto di via San Lorenzo a Villapiana. C'è anche qualche titolare indifferente rispetto a quanto sta accadendo nell'ex area industriale, come la signora Buzzone de Al Frutteto di via Montenotte o Danilo Ercole de Il canestro dei fratelli Danilo e Claudia Ercole di vico Gara che però sbotta: «Fortunatamente il centro sorgerà lontano da noi». Anche al Mercato Civico montano i malumori: «Per noi andrà sempre peggio - afferma Antonio Macrì di Mafran di via Giuria - noi del Mercato ci sentiamo abbandonati, probabilmente perché gli interessi sono altrove. Perché, invece che i centri commerciali, non sostenere mercatini di prodotti locali e artigianali in modo da stimolare la curiosità del turista che fa tappa a Savona?». Ivan Antonini lavora come dipendente al Discount Nume di via Montesisto e ha una proposta in merito: «Perché non creare delle reti, delle catene di piccoli negozi? L'unione potrebbe fare la forza Soli contro i centri commericali scompariamo». E infatti qualcosa pare muoversi e la settimana prossima i titolari dei negozi alimentari di Savona potrebbero fare sentire forte la loro voce. «Savona si lancia in operazione inutili e anzi dannose. Siamo neri per quest'ultima novità? afferma Roberto Puiia dell'omonimo negozietto di via Buozzi - sono stato contattato da altri colleghi e nella prossima settimana prenderemo delle posizioni in merito». «Chiamerò il presidente della Confesercenti - assicura Viviana Trovabene de Il frutto alimentare di via Labriola - e farò qualsiasi cosa per contestare questa tegola sia come negoziante che come savonese. La nostra città si sta degradando». Ma conclude con un richiamo di battaglia: «Se vogliono affossarci non staremo a guardare».
Sonia Cosco
Poche settimane per sciogliere i nodi
palazzo sisto
 
PALAZZO SISTO ha poche settimane per sciogliere una matassa che, di giorno in giorno, sembra sempre più intricata. Ora che la New.Co. di Unieco e Barbano ha depositato il suo progetto - che contempla la presenza di generi alimentari nel futuro centro commerciale, contrariamente a quanto previsto dagli accordi politici stipulati nel 2005 quando il consiglio comunale diede il via libera all'operazione - la giunta dovrà vagliare la variante urbanistica, poi la palla passerà alla conferenza dei servizi. La quale dovrà giudicare le proposte del dirigente di settore, sulla scorta di quanto le normative prevedono. Le tesi in campo sono due: la proprietà, sulla scorta di una new diligence realizzata da uno dei più noti studi di diritto amministrativo d'Italia, è convinta di poter ottenere anche l'alimentare. La delibera presa il 28 novembre 2005, in effetti, non fissa le tabelle merceologiche (di cui si era parlato invece a livello di accordi politici e sindacali) e anzi ha tra gli allegati una scheda di Puc che, nei fatti, consentirebbe l'operazione. I contrari - come il vicesindaco Paolo Caviglia che ieri ha tuonato dalle colonne del Secolo XIX - invece sottolineano che il consiglio comunale ha approvato un "progetto in variante" e quindi, se cambia il progetto, decade anche la variante. «E si torna - ha minacciato Caviglia - alla destinazione industriale dell'area». Sindaco e assessori sono in queste ore impegnati a studiare le carte, poi si vedrà. Intanto, infuria la polemica. In particolare, i sindacati si sono scagliati in modo compatto contro l'improvvisa novità: a sottolineare l'importanza assegnata all'argomento e agli impegni presi nel 2005, sono scesi direttamente in campo i segretari provinciali di Cgil-Cisl-Uil a sostegno dei segretari delle categorie del commercio.