Votare ha sempre reso liberi e così sarà anche questa volta
LE DUE REALTA’
                di Sergio Giuliani    versione stampabile

   In questi giorni pare di rileggere i romanzi, ovvero l’unico romanzo-cronaca che abbia scritto, in parecchie puntate, come a prender respiro, di Primo Levi. Lo scienziato scrittore si è chiesto, per tutto il tempo dalla liberazione alla morte, se fosse vero il mondo ritrovato o se egli fosse ancora rinchiuso nel lager coi compagni rimasti “sommersi”

 Meno drammaticamente, certo, ma in modo molto grave, ci si presenta una realtà incredibile, contraddittoria e di continuo discussa. Mi è parsa addirittura commovente la prova di serietà data dagli iscritti al sindacato che hanno capito, a stragrande maggioranza, le ragioni esposte dai loro rappresentanti al tavolo delle trattative, hanno ripiegato l’inevitabile scontentezza per certe misure che NON possono piacere e le hanno avallate, consci del valore primario dell’unità di intenti ed anche del fatto che il lavoro è cambiato e che impone nuove, dolenti regole che solo la solidarietà, quella zitta, e non quella sguaiata dei vaffa, rende digeribili. Eppure, gran canea: prima per la speranza (tiè!) di una spallata che si crede da un anno e mezzo dietro l’angolo, poi, a risultato acquisito, gran botte di brogli e di “ignoranti-che-si-lasciano-fregare”!

Ci insegnavano alle elementari che, quando disegni un angolo, in realtà ne disegni due: dipende da te privilegiare quello interno o quello esterno: sono ambedue legittimi, solo che a te ne serve sempre e soltanto uno per il tuo esercizio.

C’è, questa classe lavoratrice ed ex, sindacalizzata; certo delusa e che rampogna anche i propri partiti, ma che, all’atto pratico, non perde fiducia (chè, allora, non voterebbe) e accetta di ragionare sulla inevitabile dialettica tra pensioni e possibilità di nuove assunzioni, sui costi delle riforme e sulla fatica che un esecutivo a numeri bloccati e a tante mosche cocchiere dura per avviare qualcosa che assomigli al programma-libro-dei-sogni di felice partenza.

Destra e sinistra unite nel dispetto, nel gran clamore: le solite periferie sbraitano, come se avessimo assistito ad una gran pagliacciata (serie sono soltanto le iniziative che li premiano; poche, invero!) Tutti come donna Prassede dei “Promessi sposi” che aveva scambiato il suo cervello per il tetto del mondo intero. La macchina dell’insulto mediatico fa un pastone di veteroutopie e di difese sempre e comunque del profitto.Tutti abbiamo visto che in tv i più presenti,fino all’ossessione,sono stati Montezemolo e…..Giordano (!).

I lavoratori non sono confusi, frastornati, ringhiosi e basta. Ma il resto della società italiana?

Scrivo venerdì sera, a quarantott’ore dai dati delle “primarie” del Pd. Ancora i massmedia: è una novità; è un trucco verticistico per non mutare nulla e non rifare le elezioni, è tutta una montatura poco seria; è una chiamata retorica ad approvare spettacolarmente un’operazione di puro tatticismo di vertice; è un episodio di “statu nascenti” etc.

Io andrò a votare, come ho firmato per il referendum che affossi questa putrida, tatticistica, roba d’affaristi legge elettorale Calderoni. I due angoli: se qualcuno ha fatto il furbo per adescarmi, io spero nell’altro angolo, quello che lui (se pur c’è)non legge. Magari nascerà poco di nuovo; magari è anche una manovra per dare il rovescio a Prodi. Ma votare ha sempre reso liberi e così sarà anche questa volta.

“Nella misura in cui….” si diceva nel ’68. Ed è pur valido il fatto che l’elettorato entra in gioco a partito da farsi e non soltanto a partito fatto.

E anche a destra, poi….Altro che voglia di loro, nel popolo italiano. Certo, domani Fini riempirà la piazza di Roma, dove per lui è sempre stato facile. E Berlusconi manda l’inesistente, virtuale proiezione da schermo Brambilla perché ha capito che quello gli taglia il tubo dell’ossigeno.

Se è passato l’entusiasmo per il Prodi delle prime primarie (costretto da tutti a navigare a vista ed a non poter mai lasciare la costa, come riforme impongono), è passata di più la speranza su “quel” centrodestra, Alle insufficienze di Prodi non c’è rimedio certo con la classe politica che partorì Cirami e Cirielli. Anche a centro e a destra (le scrivo volutamente senza trattino, queste due diversissime entità politiche) sono in corso problemi di leadership e chissà se qualcuno ha detto al riccone di Arcore che il suo tempo s’avvia a scadere, che altri, più veri politici, meno illusionisti, più capaci, certo, e coerenti si preparano a responsabilità importantissime, perché la democrazia (e penso che non si torni indietro dal bipolarismo) ha bisogno del calcestruzzo e delle forme in cui contenerlo e farlo rapprendere. Solo così, con queste due attente ed esperte funzioni, nasce il muro ben progettato e solido.

Sergio Giuliani