IL TEMA DEL GIORNOIL PROCURATORE E IL PRESIDENTE: I RETROSCENA DELLA CEMENTIFICAZIONECosa si nasconde dietro e dentro le vicende edilizio-urbanistiche al centro del dibattitto dopo la pubblicazione del libro di Bruno Lugaro? Chi ha interesse a creare polveroni? Quale ruolo hanno avuto i partiti, la politica? Che sorte toccò alle inchieste promosse dall’allora procuratore della Repubblica, Renato Acquarone? Chi andrà ad abitare, a comprare casa al Crescent? Il presidente della Provincia, Marco Bertolotto, primario senza concorso al Santa Corona, mette sotto accusa “i giornalisti che cercano il sensazionalismo”, ma omette i nomi. Avrà il coraggio di indicarli? | |
| SAVONA – Ha suscitato scalpore e clamore la presa di posizione di Vincenzo Scolastico, procuratore della Repubblica con le valigie in mano per fine mandato, su “Savona cementificio per ricchi”, in occasione della presentazione del libro, dal titolo “Il fallimento perfetto”, di Bruno Lugaro. |
Non sappiamo, invece, quale sarà la reazione del magistrato se un domani si avverasse ciò che sussurrano in certi ambienti. Al Crescent, ex aree demaniali Italsider, baciate dal mare, al centro di inchieste archiviate, polemiche, sospetti, illazioni, oltre a quell’assessore di Savona che l’ha dichiarato pubblicamente, potrebbero trovare casa altri cittadini, più o meno illustri, a partire da chi magari vorrebbe aspirare alla successione dello stesso Scolastico. Come? Acquistando, opzionando un doppio alloggio, possibilmente ai piani nobili. Cosa ne pensa il procuratore Scolastico di una simile eventualità? Il Consiglio Superiore della Magistratura direbbe “motivi di opportunità sconsigliano a chiunque procuratore, in pectore o non, una simile scelta”. Vedremo. Ma la reazione più curiosa e immediata al dibattito sollevato da Scolastico, forse è quella del presidente della Provincia, Marco Bertolotto (Margherita da ieri Pd) che al Santa Corona occupa tranquillamente un primariato senza aver mai fatto il concorso, ma per chiamata diretta, sotto la regia del ras politico di turno. Primario e dirigente di settore. Controllore e controllato. E siamo non in una struttura privata, di libera scelta, ma pubblica, pagata col denaro dei contribuenti. Ecco il pulpito. La coerenza. Ebbene Bertolotto sostiene, tra l’altro, nelle dichiarazioni riportate da Antonella Granero sul Secolo XIX del 9 ottobre: <La colpa è nostra, politici e magistrati, che litighiamo pubblicamente, ma anche dei giornalisti (udite! udite! n.d.r.) che cercano il sensazionalismo>. | |
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Dunque hanno detto castronerie in un pubblico dibattito personaggi come l’avvocato Nanni Russo che ha puntato il dito soprattutto contro il silenzio dei giornali locali nelle maxi operazioni edilizie, una davvero sconcertante per l’humus in cui si è sviluppata, della zona portuale di Savona. L’ex senatore Ds é andato oltre, ha accusato Secolo XIX e Stampa di aver a lungo “sponsorizzato” i promotori con un sistematico tam tam in cui si decantavano tutti i benefici, il paradiso, mettendo la sordina alle problematiche e a chi non condivideva quelle che lo stesso Scolastico ha definito “edilizia per ricchi, che non tiene conto dei problemi connessi, dalla viabilità ai parcheggi, alla vivibilità urbana, all’equilibrio sociale”. |
Non solo, Bertolotto smentisce di fatto la testimonianza choc del giornalista-docente Mediaset, Mimmo Lombezzi e del presidente del Tribunale dei minori di Genova, Adriano Sansa, che hanno pubblicamente parlato di pressioni esercitate addirittura sugli editori di giornali proprio sulla questione del cemento a Savona, nelle zona portuale. Pressioni per non far pubblicare prese di posizione contro quelle scelte, decise dalla maggioranza del consiglio comunale, di ieri e di oggi. Un distratto Marco Bertolotto, ai vertici di un’istituzione come la Provincia, capovolge parte dei fatti e parla di “giornalisti in cerca di protagonismo”. Ecco il problema. In una provincia dove, ritagli dei giornali alla mano, per anni era persino sparita la voce, dalle cronache locali, “speculazione edilizia”. Niente inchieste, approfondimenti sugli attori, primari e comprimari. Sulla girandola di società, prestanomi, intrecci a destra e sinistra. Al massimo era concesso scrivere di “speculazione immobiliare”, polemiche dei soliti ambientalisti. Insomma, per fortuna, c’è l’archivio a testimoniare, documentare il “silenzio perfetto” sugli scempi, sui migliaia di nuovi vani (e non solo metri cubi) che hanno letteralmente distrutto Riviera e primo entroterra, messo a repentaglio il sistema idrogeologico (ci risentiamo al primo alluvione), il turismo alberghiero favorendone le trasformazioni (compresi 5 alberghi a quattro stelle), gli sfratti. Regalandoci una Riviera che soffoca in certi periodi da superaffollamento, scoraggiando quel turismo di qualità sempre sbandierato. A tutto vantaggio dei concorrenti, delle località montane o marine che hanno valorizzato il paesaggio, mantenuto un equilibrio tra infrastrutture e densità abitativa. Dove il caos, insomma, non è di casa. E non c’è un’Aurelia impercorribile. | |
![]() Plastico del Crescent |
Un direttore di giornale, in pensione, nei giorni scorsi mi ha scritto una nota per fare presente che: <Nelle polemiche, talvolta di basso profilo, spesso insinuanti di questi giorni, nessuno a Savona ha messo nel giusto rilievo che le varie operazioni, tutte con regolari licenze edilizie, sono state avallate dalle amministrazioni comunali che si sono succedute>. |
Ad avviso dell’autorevole osservatore <la questione è soprattutto politica. Gli imprenditori fanno il loro mestiere, che è fare business. Spetta alla politica vigilare, programmare, controllare, verificare. Cosi il tardivo intervento di Scolastico rischia di essere frainteso o strumentalizzato. Il procuratore contesta il modello di città, contesta la politica che non fa politica e va al traino degli imprenditori>. E ancora: <Chi ha seguito tutto il dibattito sul progetto Fuksas-Margonara, sa che si sono detti favorevoli tutti i gruppi consiliari di maggioranza ed opposizione, tranne “A Sinistra per Savona” (un voto) e Rifondazione comunista (tre voti). Nelle audizioni si sono detti favorevoli, pur con qualche distinguo, soprattutto per quanto riguarda la viabilità (Aurelia bis): Camera di Commercio, Unione Industriali, Ordine degli ingegneri e dei geometri, i tre maggiori sindacati, artigiani, Ascom, tanto per citare i più significativi. Contrari solo Italia Nostra, il gruppo formato da Campanassa, Storia Patria, Istituto di Studi Liguri. Attenti, dunque, ad alzare polveroni che rischiano di nascondere ed attenuare le vere responsabilità. Sono infatti i piani regolatori ed i Puc a programmare il futuro delle città. Strumenti che escono dalle amministrazioni comunali>. Che hanno nomi e cognomi, indirizzi. Vincenzo Scolastico ha dato una bella lezione di moralismo, in un pubblico dibattito. Non era mai accaduto, almeno in quel di Savona. Si è detto indignato, ma ha precisato per completezza di informazione che nelle operazioni su cui ha finora indagato (torre Bofill e soprattutto aree Italsider-Omsav) non sono emersi reati, né ci sono stati indagati. Le indagini furono svolte dalla polizia, Digos compresa. Non dalla tributaria che forse, in certe questioni, potrebbe andare più fondo, anche a distanza di tempo. Bisogna tener conto, inoltre, dell’ipotesi di reati prescritti per evitare sprechi di tempo e denaro. Del resto anche l’allora procuratore della Repubblica di Savona, Renato Acquarone, indagò in quella direzione (aree Italsider, finanziamenti pubblici, fallimento, vendita). Indagò più in generale (su vari tronconi) nei rapporti tra l’allora Pci-cooperative rosse, appalti e forniture pubbliche. Non ebbe molta fortuna, anzi innescò una serie di reazioni che di fatto si ritorsero contro di lui e la sua specchiata onestà, riconosciuta dalla stragrande maggioranza dei savonesi che lo conoscono e lo stimano. Finì nel tritacarne, con pesanti ripercussioni sulla salute. Come tutti, pure lui può aver commesso errori di valutazione, ma non meritava di essere “messo al muro”. Ha vinto chi voleva punirlo per aver osato? Lui è rimasto, nella sua città, alle prese con amarezza e delusione. Luciano Corrado
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