Il mio Socialismo DOMENICO MAGLIO |
|
Parlare di Socialismo non è sempre semplice come potrebbe sembrare, la sua stessa storia che ci dice che questo modo di intendere una società non può essere considerata come un cammino uniforme. Sotto la bandiera del Socialismo, sotto la primogenitura socialista si sono sviluppate vicende diversificate, |
sotto i suoi gonfaloni si sono radunati e mischiati tra loro una serie di elementi e situazioni molto diverse, spesso confuse, distinte, a volte persino antitetiche, in un luna park vago e spesso incomprensibile nella perimetrazione ideologica, basti pensare all’anarchismo e all’autoritarismo, oppure al collettivismo e all’individualismo, o ancora allo statalismo e l’antistatalismo. La confusione esiste anche oggi dove sedicenti socialisti militano in partiti di destra o governano con la destra. Bisogna dire con chiarezza che il socialismo non sta a destra, il socialismo vero sta dall’altra parte, il socialismo sta a sinistra. Ma anche all’interno del movimento operaio a partire dai suoi inizi altre tendenze si sono incontrate e spesso scontrate, una contrapposizione che ancora oggi si percepisce e si nota, addirittura sono sfociate in guerre fratricide vere e proprie in certe circostanze tramandateci dalla storia, anche del nostro paese. Per questo spesso tutte le forze politiche, le varie scuole di pensiero intellettuale, le correnti politiche più diverse hanno sintetizzato comunemente, ma a mio parere confusamente, il richiamo al socialismo, proponendosi come fronte unico e antagonista al capitalismo senza però riuscire ad eliminare le loro divisioni interne e le loro contrapposizioni trascinate fino ad oggi. Tutto questo ha comunque una spiegazione ed è che i vari modelli che indicavano, e indicano ostinatamente ancora oggi, come società alternativa a quella capitalistica sono modelli agli antipodi uno dell’altro. Certo la tesi è personale, ma si potrebbero citare molti esempi come supporto alla discussione, già Proudhon – per il quale non nascondo una certa condivisione di molti suoi enunciati - nelle sue difese della società operaia contro lo sfruttamento capitalistico definiva una differenza, un contrasto tra le società prospettate, quella indicata dalla via comunista e quella indicata dalla via socialista, la prima tendeva alla soppressione del mercato e alla statalizzazione integrale con la cancellazione dell’individualismo mentre la seconda progettava un controllo sociale del mondo economico potenziando la società rispetto allo Stato, rafforzando la personalità individuale. Ma l’istituzionalizzazione del primo modello non poteva avere vita lunga, come in effetti non ha avuto, non si è riuscito ad affermare a causa della sua debolezza intrinseca, perché la sfera pubblica avrebbe rappresentato la fine di ogni proprietà, la fine della concorrenza, si sarebbe generato come avvenne specialmente nell’Est Europeo, un accentramento burocratico e un annullamento del pensiero individuale. Io non sono in grado di dare giudizi
storici di qualità al pari degli studiosi del Socialismo e
degli sviluppi che ha avuto, però dall’analisi della storia
vediamo che il socialismo di Stato, mette da una parte tutti
i valori e i principi di una società moderna, e non sarebbe
perseguibile un’idea simile oggi anche se ancora ci sono
sacche di resistenti che mirano a questo modello, una
prospettiva che deve essere rispettata ma non credo possa
essere perseguita. Il Socialismo come io lo intendo parte da alcuni presupposti ai quali non si può derogare, come l’esistenza di una pluralità di centri di potere economico, politico e anche religioso che siano in concorrenza tra loro, dialogando e confrontandosi facendo venire meno la possibilità e il rischio di un unico potere, restituendo alla società civile la sua autonomia rispetto alle Istituzioni dello Stato, una società dove gli individui abbiano zone franche dove esercitare la loro autonomia rispetto allo Stato e la sua burocrazia oggi alla sbarra come mai prima era accaduto. Una società di questo tipo, socialista, non può che rappresentare una società laica, laica senza alcuna filosofia o verità obbligatoria, politica o religiosa che sia, una società dove il pluralismo non sia solo economico ma anche politico, che possa tuffarsi nel campo delle idee, dell’innovazione, quindi una laicità dello Stato intesa come l’istituzione democratica che non avochi a se l’esercizio monopolistico della gestione politico-economica. Potremmo sintetizzare così :l’assenza del monopolismo rappresenta l’essenza per pluralismo. Il socialismo deve quindi non rimanere imbrigliato in un conformismo accentratore spesso dispensatore di immeritate rendite di posizione, ma andare nella direzione opposta e contraria, diffondendo al massimo non solo poteri politici ed economici in modo limpido, ma anche diffondere poteri culturali, il socialismo non può coincidere con lo statalismo, ma deve essere la rappresentazione della democrazia al suo più alto grado di sviluppo, non cancellando ma superando lo storicismo del pluralismo liberale, adattandolo, facendolo crescere come concezione della società futura. Credo sia questa la via per far crescere i processi di innovazione, per far radicare il concetto di riformismo proprio dell’idea socialista, solo così aumenteranno i livelli di libertà dei singoli e della collettività, oltre che quelli di benessere e di uguaglianza strettamente collegati e conseguenti. Il socialismo italiano, inteso come organizzazione politica, oggi sta provando ad uscire da una nicchia minoritaria che francamente non merita, ed è una operazione non semplice nonostante il pensiero personale porti alla convinzione che i numeri non sempre rispettino la realtà. Costruire un Partito Socialista come esiste in ogni grande democrazia europea è un processo ambizioso ma realizzabile, da perseguire però con convinzione, senza quell’arroganza dell’autosufficienza che altrove traspare in una visione che penso non sia corretta e porti ad una lettura sbagliata della politica italiana. L’Italia non è un paese dove un partito riesce a governare da solo, bisogna che chi sogna questo se ne faccia una ragione. Tutte le grandi imprese sono state frutto dell’ostinazione di una iniziale minoranza, a partire dalle lotte della Resistenza che ci hanno portato a quelle libertà delle quali godiamo oggi, grazie a questa minoranza, al loro coraggio e al loro sacrificio in Italia si è mantenuta viva l’idea di un socialismo democratico, liberale, riformista, un percorso mai interrotto che oggi vede in Europa lo sbocco principale, dove tutte le forze progressiste e riformiste sono insieme nel Socialismo Europeo, elaborando una visione globale calzante con il futuro che ci aspetta. Ritengo un’assurdità estraniarsi da tutto questo come pare avverrà per buona parte dei politici italiani, avranno qualche difficoltà a spiegare ai loro elettori le ragioni di questo che si annuncia un repentino dietro front. Ma la capacità di leggere la società in divenire è una delle caratteristiche socialiste fondamentali, una delle caratteristiche del riformismo socialista, nonostante molti sotto questo ombrello tentino oggi di ripararsi con predicazioni varie e a volte discutibili, ma la realtà è che le ideologie oggi mostrano la corda nonostante nessuno possa negare l’esistenza di elementi validi. Ma tuttavia, nonostante questa secolarizzazione degli ideali, alla quale comunque ho difficoltà a credere, ci sono valori che non deperiscono, valori che non possono essere superati, valori che sono la spina dorsale, i fondamenti del pensiero socialista, sono i valori di libertà e di giustizia sociale, di libertà e di solidarietà decisivi in una società che si avvia ad essere sempre più irreversibilmente multi etnica. Il socialismo che nascerà dalla Costituente Socialista non potrà che esercitare un monopolio di questi valori. Tutta la sinistra italiana da troppi anni è stata un campo di battaglia aperto, con una serie di lotte, di divisioni, di scissioni alle quali nessuno può ritenersi estraneo, dove tutti in un modo o nell’altro hanno delle responsabilità, ma ora l’unità delle forze che si richiamano ad Socialismo moderno, europeo può essere realizzata, l’alternativa socialista può prendere forma, l’unità socialista può compiere un passo decisivo sia per rafforzare l’imprescindibilità da quei valori sopra richiamati, ma soprattutto per rendere un servizio al nostro paese. Proporrei inoltre di smetterla di tormentarci con la ricerca e l’analisi dei fatti avvenuti negli anni scorsi, ora credo sia giunto il tempo di compiere azioni coraggiose, di ritrovare la voglia di fare, la capacità di interpretare bisogni e situazioni, ritrovare il senso costruttivo che è la funzione principale della politica, ridare forza ad una morale pubblica che pare segnare il passo, aprirsi ai cambiamenti, compiere percorsi comuni sulla via della socialdemocrazia. Rinunciare a tutto questo sarebbe una colpa grave, inammissibile, il messaggio socialista deve giungere al nostro paese con lo stesso impeto e la stessa forza dei più moderni paesi europei, più avanti di noi in questo senso. Molto più avanti. L’alternativa Socialista, l’unità socialista può essere molto ma può anche restare nel nulla, e dipenderà da tutti coloro che ne faranno parte, dipenderà dalle idee innovatrici che saprà portare all’interno di questo progetto, un partito dove ognuno possa dire ciò che pensa, dove ognuno dica ciò che crede, e possa dirlo forte, ad alta voce, senza perdere mai di vista il senso e l’importanza dell’interesse collettivo, dell’interesse comune, del rispetto delle opinioni. Un partito moderno, un socialismo moderno la cui costruzione che sembrava possibile alcuni anni fa è naufragata dietro i vari niet che sciaguratamente da più parti giungevano. L’alternativa Socialista che nascerà non sarà la copia di ciò che altre forze politiche hanno in cantiere, non una semplice somma di apparati, ma una generazione nuova di socialisti, consapevole delle responsabilità verso i cittadini, un nuovo socialismo che difenda la propria autonomia, la propria funzione e quindi il proprio futuro, un socialismo che sappia costruire un avvenire rispondendo alle troppe domande senza risposta che salgono dalla società. Se ho una mela e un amico ha una mela e ce le scambiamo abbiamo sempre una mela ciascuno, ma se ho un’idea e il mio amico ha un’idea e ce le scambiamo, abbiamo entrambi due idee. Un socialismo delle idee, che sappia amalgamarle, diffonderle e metterle a disposizione di un paese che ne ha veramente bisogno. Le unioni, le costituenti, le fusioni non si fanno perché non esistono strade alternative o perché si teme una legge elettorale, non si costruisce un partito più grande perché si ha l’ambizione di avere più consenso o perché si pensa di poter egemonizzare una società e le sue istituzioni dispensando a destra e a manca le famose rendite di posizione, un Partito nasce indipendentemente da queste prerogative, cresce e si forma nelle coscienze dei popoli quando questi popoli chiedono più certezza per il loro futuro, più sicurezza sociale, pari opportunità, un partito nasce quando crede di essere in grado di ascoltare e di dare risposte. E’ questo il Socialismo. DOMENICO MAGLIO
|