La rubrica di Gloria Bardi "Disincanto"
Mah? La
scena politica sembra disperante: mi vergogno di aver dato il mio voto a
Mastella e compagni ma del resto sono disillusa anche sulla “politicità”
della così detta cittadinanza, per cui mi sembra da confermarsi il vecchio
adagio che “ogni popolo ha i politici che merita”. Non so il popolo, che è
un concetto poco chiaro e meriterebbe una mezza tonnellata di distinguo, ma
certo l’elettorato sì. L’impolitica da noi non è quella che
inventa Beppe Grillo ma è la regola del gioco, se così non fosse la
mediazione non tralignerebbe in trasformismo come da noi fa minimo
minimo da Depretis in giù. Da noi non si tratta di contrapporre
impolitica a politica, ma un’impolitica di un certo tipo a un’altra
impolitica di altro tipo. Non amo affatto le volpi presuntuose
che pendono dai baffi di D’Alema ma non amo nemmeno l’alternativa a
botte di Vaffanculo. Né mi arridono ormai i martiri e i
santi del “resistere-resistere-resistere”: dopo l’articolo in cui mi
chiedevo se sono ancora di sinistra –quella alternativa- nel momento in
cui trovo Il Caimano un brutto film e Santoro un presuntuoso, mi è
precipitata in testa Sabina. Sì, insomma: ieri da Fazio la
Guzzanti senza la maschera mi è parsa, quanto ad arroganza e modo di
porsi, anche peggio dell’Annunziata! Non capiva nemmeno la domanda e non
riteneva di doversi spendere per capirla: questa domanda è senza senso!
Mi sembra di essere nel vortice di
un circo, dove non trovo riferimenti e dove non mi è chiara la parte che
mi è riservata. A me e a tante persone migliori, e molto, di me ma forse
proprio per questo più disincantate. Sono il pagliaccio che le busca? O
sono la tigre rabberciata e istupidita da troppi sedativi che
contribuisce con la sua umiliazione a far brillare i lustrini da vecchia
battona del domatore di turno? Si chiami Berlusconi, si chiami
Mastelloni. Insomma: cazzo ci faccio qui? A
cercare brecce in un potere impastato di non senso? A brandire l’arma
affilata dell’argomentazione contro i mulini a vento dell’ “è così
perché è così”? Chi rappresento? Ci sarà pure un giudice a Berlino?
La magistratura non c’è e se c’è non si degna di dare uno straccio di
risposta quale che sia a qualcuno che l’interpella dal paese di Lilliput.
Aspetto ancora quella sulla bandiera della pace!!! (Il primo esposto non
si scorda mai). E che dire di una Sovrintendenza che
fa passare cose come una strada in zona archeologica con il non essere
del silenzio assenso? L’ho detto e lo ripeto: siamo
costretti a prendercela col silenzio?????? E poi ci dicono che i mulini
a vento sono una metafora trita e ritrita! Il rischio del Vaffanculo è forte,
mi freme in gola, mi scalcia sulla tastiera ma se lo dico ho perso!
Lo sfogo sostituisce la ragione, che
si alimenta di discorsi e di programmi. Allora tanto vale il vudù di cui
mi parla un caro (e molto intelligente) amico. E quale altro sfogo?
Quale altro ancora? Ma questo è il paese dove si conta
ESCLUSIVAMENTE in ragione del danno che si può fare e quelli del mio
“volume politico” possono solo fare qualche dispetto alla maggioranza:
poco di più. E l’alternativa dov’è?
Sull’opposizione ulivista finalese preferisco stendere il solito velo
pietoso. Ma pietoso ben. In un paese dove tutto è
prostituzione al potere. Potere anche solo di farti fare o non fare un
dehor, farti pubblicare o meno un opuscolo finanziato pubblicamente,
fare intitolare un budello a tuo nonno ch’era tanto un brav’uomo… Non resta che togliersi il naso di
plastica rossa e dedicarsi seriamente alla letteratura. O alla scienza. Ammesso che… Greta è la mia figlia maggiore: ora
la chiamo in causa. Ora nepotizzo anch’io. Cara Greta, voi avete sempre
rivendicato il tempo che dedicavo alla politica sottraendovelo,
danneggiando l’attività lavorativa di vostro padre, che in effetti ha
pagato più di ogni altro il prezzo del mio impegno. E invece trovate i Mastella e
compagni…e proprio non so cosa si possa fare. Non me la sento più di
dirvi che le cose si possono cambiare. Eccoti quindi il mio atto di
dolore. Eccomi. Fino a non molto tempo fa mi sarei
rifiutata,qualora tu me lo avessi chiesto,di contribuire ad un tuo
pezzo,dato l’antagonismo che da molti anni ormai mi contrappone al tuo
computer,ma ora sono pronta a cedere nella convinzione che se oggi me lo
hai chiesto in qualche modo ho vinto io. Mi presento ai lettori: mi chiamo greta, ho vent’anni,e sono
nauseata dal modo politico e pseudo tale che mi gira attorno. Sono cresciuta in una famiglia molto
politicizzata e questo oltre ad inquadrare le mie idee già in tenera
età,data l’ omogeneità politica dei miei genitori,dei loro amici,dei
loro conoscenti e di chiunque con cui entrassaro in contatto-si, lo
ammetto nella mia famiglia manca il contraddittorio-, probabilmente ha
anche creato in me un certo senso di aspettativa nei confronti di
soggetti in grado, nel breve periodo, di infiammare gli animi e
alimentare speranze ma che poi, nel medio-lungo, tendono a scomparire
adagiandosi,dopo le manifestazioni e i comizi, su ben più comode e
ristoratrici poltrone. Dove sono andati a finire i
Cofferati e i Moretti –che ho fedelmente seguito nel loro periodo
eroico- Ma per rispondere a questa domanda
non dovremmo spremerci più di tanto le meningi ma seguire il corso, che
temo analogo, della vicenda Grillo. Questa convinzione, oltre ad essere
conseguenza della nausea di cui sopra, è anche frutto di un’
osservazione empirica, per quanto carente di dati data la mia età: fatto
sta che Cofferati, Moretti, e ora Grillo, ci hanno entusiasmato,
seppur in maniera molto diversa- diplomatica il primo, roteante il
secondo, fanculizzante il terzo- ci hanno chiamati anche a distanza di
chilometri e noi abbiamo risposto temerari all’invito pur di esserci, e
una volta lì abbiamo gridato tutta la nostra indignazione. Abbiamo
sudato per il caldo e ci siamo bagnati a causa della pioggia, e poi? E poi di punto in bianco quando
dalla fase distruttiva si doveva passare a quella costruttiva le
manifestazioni sono finite così come i comizi , e così come le
aspettative e le speranze di tanta gente che qualche mese prima avrebbe
giurato su questo messia, su questa svolta. Già: mi chiamo Greta , ho
vent’anni, sono nauseata dal mondo politico e pseudo tale che mi gira
intorno, ma frequento la facoltà di giurisprudenza. E proprio perchè ho e avrò a che
fare con la legge ho ancora più bisogno degli altri di credere nella
politica, ne avrò bisogno per dare una dignità al mio mestiere, alla mia
vita. Con grande rammarico ho visto
ragazzi che hanno abbandonato questa via convinti che quello con il
mondo della politica è e resterà sempre e comunque uno squallido
compromesso con cui non vogliono avere niente a che fare, e come dargli
torto? E la politica conosce queste sue
vittime? Io stessa ho pensato spesso a
mollare tutto, ma in fondo sono un’idealista o forse un’ingenua e penso
che se molla anche chi come me è davvero motivato,dalle idee ovviamente,
e non dallo studio legale di mamma o papà, allora non cambierà davvero
mai nulla. Ricollegandomi al testo di mia
madre, avrei da ridire su questa moda dilagante di individuare in
Mastella il primo rappresentante di questa vecchia ma perdurante casta
politica; devo infatti dissentire dall’accanimento mediatico, anche di
alcune rispettabilissime trasmissioni come Ballarò e Anno Zero, che sono
cadute nella trappola di accanirsi su un capro espiatorio che la stessa
casta politica aveva già designato. Mastella infatti, nel suo essere
caricaturale non si è preoccupato di non ostentare i tanto citati
privilegi ma nella sua totale e “candida” trasparenza si è occupato
della famiglia,che in italia è sempre un valore, e tutti ha piazzato, e
lo dice come se avesse fatto volontariato: la moglie Presidente del
Consiglio Regionale, il figlio suo Consulente giuridico e il cognato
Segretario dell’Udeur. Alla politica in questo momento
serviva un capro espiatorio su cui concentrare tutto il malcontento
dell’opinione pubblica quasi si parlasse della casta Mastella e non
della casta politica,un diversivo che potesse consentire agli altri, a
tutti gli altri, di essere scagionati senza processo dato che il
colpevole c’è già. Penso che da questo mio discorso si
evinca una certa disillusione nei confronti della politica, tuttavia non
penso che questa sia una buona ragione per arrendersi,lo sfacelo del
mondo politico ha già mietuto troppe vittime soprattutto e
paradossalmente tra noi giovani, credo che anche mia mamma non lo debba
fare,non solo egoisticamente perché in tal caso ci avrebbe sottratto
tempo inutilmente, ma anche perché il giorno che persone come lei che
hanno la forza e la capacità di esprimersi dovessero arrendersi, quello
sarà il giorno in cui smetteremo di pensare ad un futuro migliore, in
terra ovviamente.
GLORIA BARDI FOGLI MOBILI
sonata a quattro mani