Dibattito in Comune
per il libro sull’Omsav
«Il fallimento perfetto»

MARCO RAFFA
Due magistrati contro il cemento
“Basta case soltanto per i ricchi”

SAVONA  LA STAMPA
Due autorevoli magistrati prendono posizione contro la cementificazione. Il dibattito sul libro del giornalista Bruno Lugaro del Secolo XIX «Il fallimento perfetto» presentato venerdì sera nella Sala Rossa del Comune, ha offerto al procuratore capo di Savona Vincenzo Scolastico e al presidente del Tribunale dei minori di Genova Adriano Sansa la possibilità di intervenire sul tema delle grandi operazioni immobiliari che hanno caratterizzato nell’ultimo decennio la Liguria. Di fronte a una sala gremita, si è partiti dal fallimento dell’Omsav per approdare ai temi più generali dello sviluppo urbanistico delle città e agli equilibri fra politica e magistratura.
Sono intervenuti, fra gli altri, i giornalisti Mimmo Lombezzi e Peter Gomez, ma è stato Sansa a tornare su uno dei temi che gli sta maggiormente a cuore: «Dalla platea che vedo, posso essere fiducioso per il futuro della città. Per questo vi propongo di avviare stasera stessa una raccolta di firme per impedire la costruzione della ‘’torre rossa’’ progettata dall’architetto Fuksas». Sansa ha poi ricordato il recente scontro con il presidente della giunta regionale Claudio Burlando sul porto della Margonara e il colloquio che ne era seguito con il procuratore Scolastico.
Il magistrato savonese si è spinto oltre, parlando di urbanistica e dei rapporti fra i poteri costituzionali. «Le scelte degli amministratori pubblici in fatto di uso del territorio non sono sanzionabili se non ci sono violazioni di regolamenti o norme di legge: c’è una discrezionalità molto alta che porta spesso a scelte che sollevano grosse perplessità ma che non hanno rilievo penale. In due casi savonesi, la Torre Orsero e il Crescent, sono stati comunque fatti accertamenti anche da periti venuti da fuori regione: sono risultati assolutamente regolari». Ieri Scolastico è tornato sull’argomento: «Ciò non toglie che un cittadino possa chiedersi se non c’erano altre opportunità. Chiedersi che senso abbia sostituire un fabbricato brutto ma che aveva un senso pratico, economico e occupazionale come l’Italsider, realizzata “a filo d’acqua” proprio per facilitare gli imbarchi di materiale, con un palazzo di otto piani che nasconde la vista del mare, oppure che utilità abbia costruire case di alta fascia certamente alla portata di pochi, oppure porti che sono in quantità superiore alle necessità e favoriscono solo l’inquinamento ambientale legato alle grosse imbarcazioni, impedendo ai cittadini di godere di beni primari quale le spiagge e il mare».
Secondo Scolastico, in sostanza le scelte che riguardano la città sono un problema di sensibilità politica, non di rilievo penale: «L’ampliamento delle città sembra esistere al solo scopo di creare un grosso profitto per gli imprenditori. A Caserta i Borboni ci hanno dato Palazzo Reale con tre chilometri di parco, a Savona abbiamo avuto piazza Mameli, piazza del Popolo, enormi. Mentre oggi gli spazi si restringono sempre più e mentre gli imprenditori fanno grossi profitti, al “pubblico” restano gli oneri: la gestione di un traffico sempre più caotico, l’inquinamento atmosferico dovuto alle auto in coda. Basta del resto osservare cosa accade in corso Mazzini tutte le mattine: mezz’ora di coda per arrivare da corso Tardy&Benech alla Torretta. E succederà lo stesso con il progetto della Margonara: già oggi tra Savona e Albisola il traffico sull’Aurelia è al limite, figuriamoci in futuro: un danno per tutta la collettività».
Il procuratore capo di Savona è un fiume in piena. «L’unico organo rimasto davvero autonomo e indipendente è la magistratura, ma ha armi spuntate: la prescrizione, che oscillava tra dieci e quindici anni si è ridotta a cinque-sei anni mentre l’abolizione dell’abuso d’ufficio ci impedisce di agire, come si poteva fare prima, quando la “discrezionalità disinvolta” di chi governa il territorio è dannosa per la pubblica amministrazione».
E ancora: «Il caso Speciale deve far riflettere: la rimozione del grado più alto della Guardia di Finanza, con motivazioni giudicate risibili dall’autorità giudiziaria, potrebbe essere interpretato come un “messaggio” che il potere politico rivolge a quanti hanno un incarico di dirigenza».
Ce n’è anche per il V-Day di Grillo: «La cosa che allarma è che si senta il bisogno di affidarsi a fenomeni come quello del comico per affermare principi di civiltà e buona amministrazione. Che ci sia un movimento che “sente” queste cose, però, è dimostrato proprio dal seguito che ha Beppe Grillo».