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AL SECOLO XIX DI SAVONA

ARRIVI E PARTENZE DI SPICCO

L’agonia di una redazione in attesa del rilancio: torna Pellissone, lasciano Costa e Lugaro destinato a Genova. I rinforzi con Mordeglia e Famà. In pensione dall’estate Verrando e La Corte che ieri ha firmato uno scoop per Repubblica-Il Lavoro sulle aree dell’Ippodromo di Villanova.

di Luciano Corrado

 

Savona – Ci sono importanti novità nella “famiglia” della redazione savonese de Il Secolo XIX. Torna a Savona, dopo quasi quattro anni d’assenza, Maurizio Pellissone, ex insegnante, con la dura gavetta di collaboratore, poi praticante, infine giornalista iniziata proprio a Savona.

Era stato mandato a dirigere la redazione di Sanremo dove ha svolto con il suo solito impegno, rigore morale e professionale, senza conflitto di interessi, un ruolo non facile in una provincia che tra potentati economici e massonici, oltre che politici, gli slalom sono pratica assai diffusa nel mondo dell’informazione locale.

Restano comunque scolpiti, negli archivi, alcuni servizi ed articoli che la redazione di Sanremo ha riservato a potenti di turno, inciampati in inchieste giudiziarie. Scomode ed irriverenti.

Maurizio Pellissone, sposato, moglie con laurea in legge, ma non praticante, due figli, a Savona, sarà il vice del capo cronista Roberto Sangalli che, nel 2004, aveva preso il posto del capo redattore Roberto Onofrio.

Per un ritorno di “peso”, una partenza che a molti farà sorgere interrogativi. Dopo 19 anni lascia Savona un altro “figlio” della redazione, Bruno Lugaro, tra i cronisti più impegnati, ma anche tra coloro che negli ultimi anni si sentivano più a disagio. Succede, del resto, in ogni posto di lavoro. In un giornale le conseguenze e l’impatto assumono proporzioni maggiori. Così un anno e mezzo fa, Lugaro, vice capo servizio, aveva chiesto di essere trasferito a Genova. Ora è arrivato l’ok e da lunedì, 8 ottobre, prende servizio nella redazione centrale, settore Interni ed Esteri. Al posto di un altro savonese, Nicola Stella, che aveva retto la redazione di Savona (anche lui reduce da una dura gavetta) e finì per pagare un certa indipendenza (leggi soprattutto vicende Carisa-Carige) e disubbedienza. Stella, destinato alle web del Secolo XIX, era stato anche l’unico ad inviare un esposto all’Ordine dei giornalisti raccontando, con tanto di allegati, che un collega riceveva pagamenti per prestazioni a favore dell’ente porto di Savona.

Ci sono “cugini”che farebbero anche peggio, attraverso uffici in rapporti continui con Comuni, enti, associazioni di categoria, società di spettacoli e manifestazioni.

Lascia Savona per tornare nella sua “terra”, Chiavari, Aldo Costa. Come a Savona ricoprirà, anche lui da lunedì, il ruolo di vice capo della redazione. A Savona era considerato lo stacanovista del desk, lontano dai riflettori, ma di vitale importanza per la confezione quotidiana del prodotto-giornale. Tra l’altro, il meticoloso e diligente collega è sposato con Paola Pastorelli, già addetta stampa al Comune di Albenga, una capacità professionale e di scrittura non comune, grande intuito, molto apprezzata dai lettori.

Se Costa viene sostituito da Pellissone (il capo abituato a far le ore piccole in redazione), Lugaro lascia il posto a Stefania Mordeglia, una carriera iniziata a Savona da collaboratore pagata a notizia, poi una peregrinazione per l’Italia, Roma compresa, in diversi giornali, quindi il rientro da professionista alla redazione centrale di Genova. Stefania, ottime doti, è figlia dell’ex comandante dei vigili urbani di Celle Ligure.

Da Imperia arriva anche un redattore storico delle sede imperiese, Natalino Famà, da fotografo a cronista di successo. Un mastino che in questa nuova esperienza redazionale spera di riprendere voglia e grinta di lavorare. Famà prende il posto di Angelo Verrando, 29 anni al Secolo XIX di Savona, che ha liberamente scelto la pensione anticipata per “riprendere a vivere” nella sua Varazze.

Infine un’altra partenza per il prepensionamento per un cronista di lungo corso, già caposervizio e responsabile dell’edizione del Basso Piemonte, l’alassino doc che molti vorrebbero sindaco, Daniele La Corte (per anni a Imperia ed inviato in Costa Azzurra). La Corte negli ultimi tre anni ha seguito la cronaca soprattutto tra Finale ed Andora, con particolare riguardo ad Alassio. A poco più di un mese dalla pensione ha deciso di firmare, come collaboratore, per “Repubblica-Il Lavoro”. Proprio ieri nell’edizione ligure ha fatto un grosso scoop (complementi Daniele, continua così perché ce n’è bisogno come dimostra il servizio sul libro di Lugaro) sulla sorte delle aree dell’ippodromo di Villanova d’Albenga.

I giornali, solitamente, con l’eccezione del cambio del direttore (o del condirettore come accadde quando lasciò per la pensione il savonese Luciano Angelini) non parlano mai della loro cronaca interna (se non per lutto). Arrivi e partenze di redattori e capi. Cambio di funzioni, di incarichi. Con poche eccezioni che risalgono agli anni ’80. La regola vale anche per il ligure Decimono che è passato da una tiratura-vendita di 160 mila copie (sotto la direzione di Giancarlo Rognoni, divenuto parlamentare Ds, ora nel consiglio di amministrazione della Rai) ad un dimagrimento robusto (secondo L’Espresso vende 107 mila copie). Le voci di corridoio riducono, però, a parecchie migliaia di copie in meno, soprattutto il lunedì. Le cause è meglio lasciarle ad altre occasioni. Soprattutto se si ascoltano alcune campane. Tra tagli di redattori, scelte sbagliate e qualità del prodotto,  asserite difficoltà di bilancio, susseguirsi di prepensionamenti (compresi quelli targati Lega Nord dell’allora ministro del Lavoro, Maroni), nonostante gli sforzi e la svolta popolare impressa del direttore Lanfranco Vaccari, la sofferenza sembra destinata a diventare cronica. E c’è chi teme il peggio, con chiusura di redazioni ed accorpamenti.

Mentre sembra rafforzarsi, proprio in Liguria, l’impegno della concorrente La Stampa, soprattutto col direttore Giulio Anselmi, già vice direttore de Il Secolo XIX che conosce assai bene la realtà locale e le potenzialità.

Tra l’altro proprio in estate è avvenuto il divorzio della concessionaria della pubblicità Publirama, dalla Stampa, edizione ligure. Ora è tornata, come ai vecchi tempi la Publicompass (per La Stampa), con l’intero staff di Publirama. Con la solitaria esclusione di Marco Caruzzo, tornato alle origini, al vecchio amore per il Secolo XIX, con ufficio Publirama in via Paleocapa, sede della redazione.

Luciano Corrado