L’INDISCRETO di Trucioli SavonesiNOTIZIE RISERVATE? "SI, GRAZIE...." di LUCIANO CORRADO
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![]() Foto d’archivio, in primo piano Franco Vazio, vice sindaco di Albenga e avvocato, con Pietro Taramasso |
PIERO
TARAMASSO, CAUSA VINTA: SAVONA - La battaglia è stata lunga e difficile, alla fine Piero Taramasso, volto assai noto a Savona e provincia per la sua attività in campo politico-amministrativo (è stato, tra l’altro, presidente della prima circoscrizione), di insegnante, di perito legale, ha ottenuto un maxi-risarcimento dall’Ente scuola edile – Cassa Edile |
di 312 mila euro, oltre alle spese processuali. Il popolare Taramasso aveva citato in giudizio l’Ente Scuola Edile della Provincia di Savona, emanazione diretta della Cassa Edile Provinciale di corso Ricci, in seguito ad un “benservito”, chiedendo che gli fosse riconosciuto il lungo rapporto di lavoro subordinato, con annessi e connessi, quale insegnante e per un certo periodo coordinatore. Una normale causa di lavoro con tesi contrapposte che si è tramutata, anche per la caratura dei legali delle parti in causa, in un vero e proprio scontro senza esclusione di colpi, non escluso il fronte dei cavilli giuridici. Sono scesi in campo lo studio Germano (la causa fu iniziata da Angelo Luciano Germano per conto di Taramasso e conclusa dal figlio Giuliano), lo studio Pugliese di Genova (con l’avvocato Antonio uno dei maggiori esperti di cause di Lavoro della Liguria che tutelava l’ente scuola) e la Cassa Edile (con lo studio legale di Paolo Marson, il padre Guglielmo per anni fu dinamico presidente). Si arrivò persino ai pignoramenti, dopo i “precetti”. Ente Scuola e Cassa Edile non intendevano pagare, cavillando sull’esecuzione delle sentenze e sui rispettivi obblighi. Attivando ricorsi, contro ricorsi, mosse tattiche. Tra primo grado, appello, Cassazione. Non solo per guadagnare tempo, ma evitare un salasso per l’Ente scuola lavoratori dell’edilizia. C’è voluto qualche anno, alla fine davanti all’Ufficio provinciale del Lavoro è stata siglata la transazione, con la tenace resistenza della Cassa edile con l’avvocato Marson. Ha prevalso la volontà di chiudere una pagina dolorosa, per tutte le parti in causa
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BORGIO, RESTANO UN
“GIALLO” |
scrupolo con cui seguiva l’incarico, ha deciso lo scorso settembre di lasciare la commissione edilizia comunale. In un momento, tra l’altro, dove sono in ballo alcuni progetti di notevole portata edilizia privata, con molte discussioni e vivaci polemiche. Con accuse, nemmeno troppo velate, della minoranza consiliare. Non solo, gli Accinelli rappresentano lo zoccolo duro e puro di una famiglia finalese di imprenditori edili con ruoli di primo piano a livello provinciale e regionale. Silvio Accinelli fa parte del “libro d’oro” degli ex presidente dell’Unione Industriali, con Antonio Catanese, Aldo Dellepiane, Riccardo Genta, Marco Sabatelli, Stanislao Sambin, Mauro Fresia. Cugina di Silvia è Francesca Accinelli, presidente del Comitato Regionale della Piccola Industria della Liguria, componente cooptata nella Sezione Imprenditori Edili della Provincia di Savona. Una voce autorevole, professionale, stimata per il suo equilibrio. | |
| Tornando al “caso Borgio-Accinelli”, tra l’altro, grazie alla tenacia e alla lungimiranza del suo “storico” sindaco, Enrico Rembado, la cittadina è in buona parte scampata allo scempio ambientale. Borgio Verezzi, insomma, è rimasta a “misura d’uomo”, pur con qualche eccezione che risale ai primi anni sessanta. E neppure Giancarlo Vadora, già alto funzionario Carige, da pensionato diventato sindaco, ha dimostrato di sposare |
la lobby dei cementieri e degli affari. Seppure il suo credo-obiettivo sia quello di realizzare opere pubbliche, promuovere scelte concrete e di ampio respiro, imprimendo una svolta allo sviluppo economico e turistico della città. Sviluppo che, a volte, entra in conflitto con la tutela del paesaggio e il suo patrimonio, evitando quella concentrazione di cemento-vani abitabili che, nel tempo, ha dimostrato di impoverire il tessuto urbano e sociale della Riviera. Il turismo, ad esempio, alla prova dei fatti, sta pagando proprio lo scotto del “troppo che stroppia” – leggi seconde case, con monolocali, bilocali. Con carenza di servizi ed infrastrutture. La coerente Silvia Accinelli ha lasciato e nessuno ha reso noto le ragioni. Al suo posto è stato chiamato l’architetto Ezio Ravera di Savona. Tra le “patate bollenti” figura il progetto (in fase preliminare, ma già finito sui banchi della commissione edilizia) sulle aree “Douglas”. L’ipotesi è un insediamento di 18 mila metri cubi lungo la via Aurelia, a ponente del cimitero di Finalmarina. Una zona attigua alla linea ferroviaria, di gran pregio soprattutto in vista del futuro trasferimento a monte dei binari. E’ il caso di ripetere un discorso fuorviante. Non sono i metri cubi in più o in meno a creare problemi agli interessi collettivi, ma il peso abitativo che con le metrature oggi di moda crea enormi squilibri, a partire dalla viabilità e dai parcheggi, verde pubblico. Difficile, improbabile il calcolo di un’auto per alloggio, quando spesso sono due, tre. Il secondo progetto riguarda l’ipotizzato cambio di destinazione d’uso dell’area antistante il municipio dove si vorrebbe realizzare le nuove scuole. L’attuale complesso scolastico sarebbe ceduto ai privati che realizzano alloggi (seconde case?) in cambio della costruzione del moderno edificio adibito a scuole. E ancora, una residenza turistico ricettiva nella zona di via Trento e Trieste, con 32-35 alloggi (riportava Augusto Rembado su La Stampa del 27 maggio scorso). Infine la trasformazione in residence dell’ex hotel Lido (già di proprietà del petroliere finalese Federico Casanova). Nello stesso articolo, Enrico Rembado, dichiarava: "Quando sono diventato sindaco a metà degli anni ’70 avevo bloccato interventi per 100 mila metri cubi. In 25 anni, a Borgio sono stati edificati solo 45 mila metri cubi. Oggi si prospetta in un solo colpo, 35 nuovi mila metri cubi, con varianti al piano regolatore in scadenza. Sono stato accusato di aver bloccato lo sviluppo del paese, si ricorse alla denigrazione personale e persino agli attentati".
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![]() Foto d’archivio, Angelo Viveri discute con Stefano Picasso (di spalle) della Rai di Genova |
ALBENGA,
EREDITA’ VIVERI: ALBENGA – Hanno fatto bene, anzi benissimo gli amici di Albenga che hanno acquistato mezza pagina di giornale per ricordare Angioletto Viveri, un sindaco che |
ha lasciato tanti simpatizzanti e gli immancabili avversari. Un primo cittadino che la storia di Albenga non potrà dimenticare tanto in fretta. Mezza pagina affinché il sindaco "più perseguitato d’Italia" con le inchieste giudiziarie e condannato solo per l’uso di una Viacard (viaggi in auto in autostrada con la tessera pagata dal Comune), resti un “faro” della vita politica ed amministrativa cittadina. Sindaco eletto e rieletto, nonostante avversato da frange di “poteri forti”, morto senza essersi arricchito. Anzi, finendo per dissipare involontariamente e per una serie di sfortunate coincidenze, tra cui un’operazione edilizia andata male a Palau (Sardegna), il patrimonio immobiliare e non, che avevano lasciato il padre, Emidio (amatissimo sindaco di Albenga del Pci) e la mamma. | |
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A pagarne più di ogni
altro le conseguenze ha finito per essere il fratello minore Igi
Viveri, per anni vissuto nell’ombra. Con Angioletto ha voluto
“riappacificarsi” nei giorni durissimi dell’arresto del fratello,
del carcere a Cuneo, degli interrogatori in tribunale a Savona.
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totale che avevo riposto nel fratello maggiore. Al punto da ritrovarsi senza alcuna eredità, con tutte le proprietà di famiglia pignorate dalle banche per un debito miliardario (lire). L’eredità Viveri (alloggi, magazzini, box, locali negozio, aree in Sardegna) è stata accettata con la formula del beneficio di inventario dalla vedova Graziella Onorato e dalla figlia Paola. Il tribunale civile di Savona, come vuole la legge in simili casi, ha nominato un curatore dell’eredità, nella persona del commercialista Silvio Auxilia di Savona. E’ suo il compito di dirimere e districarsi nell’ingarbugliatissimo mondo dei pignoramenti e delle ipoteche bancarie. Le richieste del fisco e di altri creditori. Diverse le banche esposte, tra cui la ligure Carige. Che fine faranno quei beni? In più occasioni erano già state fissate e poi rinviate le aste. Tra gli ultimi legali che hanno seguito quelle vicende figura Vittoria Fiori di Albenga. In ballo, tra l’altro, ci sono parcelle legali per oltre cento mila euro, riferibili al periodo in cui Viveri finì in carcere quando era sindaco. Oltre ad altri procedimenti penali. In un primo tempo il Comune aveva iniziato a pagare, poi un intervento del sostituto procuratore della Repubblica, Alberto Landolfi, ha bloccato tutto. L’ente pubblico non può più pagare. In teoria tocca agli eredi, in pratica è un problema del curatore che ha i crediti privilegiati (per legge) a cui deve far fronte. Neppure da morto, per Angioletto, lui che di battaglie aveva dovuto affrontarne tante, c’è la pace dell’aldilà.
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L’ILLEGALITA’ IN SPIAGGIA ALASSIO – Un mese dopo il “reportage” (primi di settembre) sulla spiaggia di Alassio dove allora si contavano più di una sessantina di “vu cumprà”, oltre a massaggiatori e massaggiatrici cinesi. Tutti tornano ogni estate, habitué ormai. C’era il racconto testimonianza di un bagnino che descriveva, nei particolari, cosa accade da quando (sei anni fa) aveva iniziato a lavorare ad Alassio. |
Il numero dei cittadini extracomunitari che praticano il commercio ambulante abusivo ha continuato a crescere. Con una particolarità: sulla spiaggia di Alassio i turisti comprano volentieri, soprattutto se benestanti. Non protestano per essere “disturbati” ogni cinque minuti. Bagnini e titolari di spiaggia finiscono per convivere, evitando tensioni e “cacciate”, come invece accade in molte altre zone del savonese. Un compromesso tacito che sarebbe un errore, una censura, far passare sotto silenzio. Conseguenze pratiche, evidenti. Venerdì mattina alle 11, sulla spiaggia di ponente, davanti ai Soleluna, e ad uno stabilimento balneare ancora aperto – come molti altri - con lettini e sdraio occupate, nell’area di libero transito sostavano quattro bancarelle, su ruote di gomma. Con merce in vendita. Abusivi. E, ad Alassio, di bagnanti nella sua stupenda striscia di sabbia ce ne sono ancora molti, soprattutto stranieri. Unica, in Riviera, in questo periodo.Vale la pena ricordare che ai primi di settembre, di bancarelle aperte, strapiene di abbigliamento, ce n’era una – o almeno così accadeva in quei giorni – oggi sono aumentate. Quattro in pochi metri.Sempre sulla passeggiata di ponente, dopo le 11 avevano steso la loro mercanzia sei diversi venditori, con le solite borse, borsette e portafogli, di firme rinomate, ma patacche. E non si sono spaventati neppure i “vu cumprà” che nel budello si sono incrociati con due ufficiali dell’Arma in divisa, con un certo stupore dei passanti.Cosa dicono gli ambulanti abusivi marocchini, alla domanda: "Le bancarelle sulla spiaggia aumentano, non avete paura dei sequestri, delle denunce, dei fogli di via?" Risposta tradotta: "Io ho una famiglia numerosa da mantenere, non vado a rubare, non vendo droga e non faccio del male, andate a vedere gli altri". Poi una frase sibillina: "Se sei una spia, va a vedere chi si fotte una marocchina di 22 anni, nonostante la posizione che occupa, che in Marocco farebbe una brutta fine". Ovvia la domanda, di chi parla? E’ una prostituta e dove accade? "Vai a Savona, non è una prostituta, ma impiegata". Misteri di un “vu cumprà” che più che un’accusa sembra voglia mandare dei messaggi. Misteriosi, incomprensibili. Luciano Corrado
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