IL SECOLOXIX |
L'ACTS si difende con le unghie e con i denti dopo la bufera
politica sulla consulenza da 20 mila euro all'ex presidente
Luca Delbene. Il presidente Paolo Marson riunisce l'intero
management nel suo lussuoso ufficio di via Pia per
rispondere agli attacchi della Provincia e alla richiesta di
dimissioni da parte di Forza Italia e An. Puntualizza che i
famosi 20 mila euro non sono mai stati liquidati a Delbene,
poichéè venuto meno il presupposto per il quale la somma era
stata accantonata dal cda: è cioè che l'ex presidente
fornisse informazioni su quanto era accaduto nella
precedente gestione dell'azienda.
«La delibera non ha avuto seguito e non so se l'avrà in
futuro. E poi la scelta di stipulare o no un contratto non
dipende dall'etica del contraente ma dai vantaggi che il suo
servizio può rendere all'azienda», spiega Marson con grande
pragmatismo. E mostra anche una lettera a lui inviata, nella
quale Delbene conferma di non aver ricevuto quel denaro.
«Povero ragazzo», si lascia sfuggire il presidente.
Ma il "povero ragazzo" e chi gli stava intorno ha spinto
l'azienda trasporti fin sull'orlo del baratro. E lo stesso
Marson a raccontare: «Quando ci siamo insediati abbiamo
verificato una situazione di grande confusione
organizzativa. Buona parte della contrattualistica era
orale, molte cose erano gestite da Delbene direttamente».
L'Acts, insomma, era un baraccone pieno di debiti. E
nonostante ciò i suoi dirigenti si trattavano molto bene.
«Allora i consiglieri erano quindici, oggi sono scesi a 7 -
rivela Marson -. Il costo complessivo del consiglio
d'amministrazione è sceso del 25 per cento, anche grazie al
sacrificio del sottoscritto che ha oggi un'indennità di 26
mila euro contro i 72 mila del suo predecessore. Gli stessi
consiglieri hanno rinunciato a 6 mila euro a testa. Abbiamo
abolito tutti i rimborsi spese automatici, paghiamo di tasca
nostra le spese di rappresentanza...».
Marson parla un'ora di fila, ironizzando più volte sui
«moralisti» che hanno messo in croce lui e il suo cda.
Risponde così a Forza Italia e An che hanno chiesto la
revoca della delibera o, in alternativa, la sua testa: «C'è
qualcuno che non vuole che l'Acts cambi. Noi siamo invece
qui per cambiare le cose. E nessuno ci fermerà». Critiche
erano arrivate anche dal presidente della Provincia, Marco
Bertolotto. Marson non le ha gradite: «Noi non abbiamo mai
formulato giudizi su come altri fanno il loro lavoro - dice
-. Pretendiamo, quindi, lo stesso rispetto e diciamo a
tutti: abbiate la pazienza di attendere il risultato finale.
Abbiamo ricevuto una società al tracollo. Qui non si tratta
semplicemente di mettere a posto i conti, come ha detto
qualcuno, ma creare un'impresa pubblica, partendo da quello
che abbiamo trovato. E nessuno di noi lo fa per soldi -
aggiunge il presidente - perché ciascuno ha un proprio
lavoro ed io, come avvocato, prendevo cinque volte lo
stipendio di Delbene, mentre oggi prendo un terzo del
presidente della Provincia». Riferimento non causale, perché
Marco Bertolotto è fra coloro che ha criticato l'impegno di
denaro a favore di Delbene.
Il manager ha invece apprezzato «la professionalità del
sindaco e della Cgil», unici a non soffiare sul fuoco della
polemica. I risultati della cura Marson sui conti
dell'azienda? «Abbiamo ragione di credere, sulla base di una
proiezione contabile, che a fine anno la perdita d'esercizio
scenderà di circa il 25 per cento: da 2,1 a 1,6 milioni. Per
l'equilibrio economico dovremo attendere il 2010. Ma nel
frattempo saremo in grado di investire 6-7 milioni di
risorse nostre per potenziare il parco automezzi».
Ieri, intanto, si è ascoltata anche la voce dei Ds: «Se si
vuole fare la "caccia all'untore" non siamo disponibili - ha
detto il segretario Giovanni Lunardon - .Sull'Acts si sta
sollevando un polverone che mi pare decisamente strumentale.
Da poco sono stati nominati i vertici, non solo riducendo
drasticamente il numero dei consiglieri, ma mettendo in
campo un presidente e un cda con un taglio tecnico di grande
autorevolezza, a cui noi, ovviamente, rinnoviamo la nostra
fiducia».
Infine, la Cub trasporti:: «Ai lavoratori vengono
continuamente chiesti sacrifici ma i soldi per i manager non
mancano mai. Ci chiediamo: ma se i soggetti destinatari di
tali rilevanti somme sono coloro che sono stati sostituiti,
dopo essere stati individuati come responsabili della
precedente gestione fallimentare, che cosa mai potranno
suggerire ancora?».
Bruno Lugaro
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