È caos nel Pd a poche ore dalla chiusura delle liste Il SECOLOXIX
verso le primarie
A Savona i popolari candidano la Sorgini e fanno saltare tutti gli accordi
FAI, disfa e rifai: neppure la tela di Penelope è stata così sofferta. A scardinare il giocattolo, questa volta, sono stati i fedelissimi del vicepresidente regionale Massimiliano Costa, che, nel collegio di Savona, hanno chiesto un posto nella testa di lista per Isabella Sorgini, responsabile dello staff del presidente provinciale Marco Bertolotto. Insomma: liste unitarie nel nome di Veltroni sì, ma solo dopo aver messo in scena uno scannatoio tutto interno ai partiti. A poche ore dalla scadenza per la presentazione delle liste che dovranno correre alle Primarie del Partito democratico, infatti, la febbre tra Ds e Margherita e tra le varie componenti dei due partiti è tornata altissima e i giochi sono di nuovo tutti da fare. È a rischio, soprattutto, la mediazione cercata e trovata con pazienza certosina dal segretario provinciale uscente dei Ds - e candidato in pectore alla segreteria della formazione nascente - Giovanni Lunardon: ieri si è conclusa a tarda sera una riunione di segreteria che non ha trovato il bandolo della matassa, rinviando le decisioni finali ad oggi. Vediamo. La fazione "costiana-popolare" della Margherita ha messo sul tavolo due nomi: quello della Sorgini, appunto. E quello di Marco Russo. Sul secondo, pochi problemi: se, alla fine, il lodo Lunardon terrà, Russo avrà probabilmente il quarto posto nella lista nazionale. Ma emblematica è la vicenda della Sorgini: era nel comitato nazionale per Rosy Bindi, si era addirittura parlato di lei come possibile candidata alla segreteria regionale per conto della ministra e la stessa Sorgini aveva vantato lo stretto legame personale e il comune percorso di vita e di fede condiviso con la "pasionaria" senese. Poi la rottura e la veloce ricollocazione nell'area veltroniana, favorita - appunto - dalle fibrillazioni genovesi e dalla volontà dell'asse Costa-Bertolotto (si dice in accordo con Carlo Ruggeri) di far valere la propria voce a Savona e, se possibile, di puntare la prua contro gli uomini dell'area berrutiana. I Ds, dal canto loro, avevano forse tenuto poco conto delle richieste che la Margherita non avrebbe potuto non avanzare per l'inserimento dei suoi uomini nelle varie liste dei due collegi savonesi. Ancora tutto da decifrare, in questo senso, il destino di due superpreferenziere quali i "coraggiosi" di Rutelli, gli assessori savonesi Franco Lirosi e Rosario Tuvè. Anche loro potrebbero fare le spese dell'offensiva costiana. Ma torniamo ai maldipancia in casa Ds: la zeppa sistemata nel giocattolo dai "costiani" ha fatto riemergere la spaccatura tra l'ala ruggeriana e quella vicina a Berruti, che Lunardon era riuscito pazientemente a ricucire. Ed è tutt'altro che improbabile che proprio questo fosse l'obiettivo dell'asse Costa-Bertolotto. Infatti: è entrata in fibrillazione Lorena Rambaudi. A lungo era stata data come probabile capolista, "in quota" - oltreché rosa - all'assessore regionale Carlo Ruggeri. Il quale - nel frattempo - aveva lanciato proprio Giovanni Lunardon come candidato al vertice per l'altra lista. Il segretario, tornato dalle ferie in Africa, aveva dovuto dipanare la matassa a quel punto ingarbugliatissima e ricucire gli strappi nel partito. E sembrava riuscito nell'impresa: il suo lodo aveva convinto tutti, perché toglieva e dava alle varie parti con una equanimità riconosciuta dalle parti. I Ds avrebbero puntato su tre nomi di prestigio per ruolo istituzionale (Lunardon in quanto segretario, il sindaco Berruti come primo cittadino della città capoluogo, Rambaudi come vicepresidente della Provincia, ai quali andavano aggiunti il sindaco di Cairo Fulvio Briano e la vicesindaco di Vado Monica Giuliano) ma anche di giovane età. I senatori in panchina a sostenerli, accanto a segnali importanti di novità dalla società civile come Cristina Battaglia. Lunardon proponeva - in questo schema - che Rambaudi corresse per il nazionale dietro a Battaglia (capolista) e a Berruti (secondo). Lei, però, ha chiesto di essere la "seconda" di Lunardon sul regionale. Ora che tutto è saltato, la Rambaudi punta i piedi. Ieri sera la segreteria: tra le proposte, Rambaudi e Berruti capilista rispettivamente al nazionale e al regionale (seguiti da Lunardon e Sorgini), ma anche la Sorgini capolista al nazionale davanti a Berruti e a Battaglia, con Lunardon e Rambaudi sul regionale. I veti incrociati hanno bloccato tutte queste soluzioni. La Rambaudi ha minacciato di stare fuori dalle liste. Ma è Lunardon che potrebbe meditare un clamoroso passo indietro: un segnale a tutti. Una parola sul Ponente: le complicazioni sono nate ad Albenga (capitale del comprensorio) e da lì si sono spostate su Savona, con gli effetti dirompenti delle ultime ore. Qui, però, il quadro si è ricomposto: Bertolotto non correrà (di qui l'offensiva Sorgini) per fare posto a sindaco e vicesindaco della città ingauna. Al nazionale correranno, in questo ordine: Antonello Tabbò, Clara Brichetto e Mauro Righello. Al regionale i primi tre posti saranno occupati da Rita Olivari, Franco Vazio e Giulia Tassara, con il consigliere regionale Nino Miceli ottavo della lista, dopo aver fatto anch'egli un passo indietro. Probabile che anche a Savona finisca in modo simile: il nascente Pd non può permettersi di chiudere in un angolo il Comune capoluogo di cui ha la guida.
Antonella Granero