PRIMO atto formale verso il trasferimento del carbone da
Vado a Savona, condizione necessaria perché venga data "luce
verde" alla costruzione della piattaforma contenitori. Con
una forte accelerazione, entro la fine di settembre sarà
costituita la nuova società concessionaria del terminal
rinfuse agli Alti Fondali. L'iniziativa, che vede
protagonisti gli attuali concessionari, guidati da
Campostano Group, e il gruppo australiano Babcock & Brown,
che ha rilevato la società Terminal Rinfuse Italia, è stata
sollecitata e "benedetta" dall'Autorità Portuale di Savona.
L'intesa quadro siglata quando ancora TRI era controllata
dall'imprenditore modenese Antonio Barone prevedeva la
scissione della Funiviaria Alto Tirreno in due distinte
società, di cui una candidata a ottenere in concessione le
linee funiviarie e i parchi interni (la Funivie Spa, già
costituita), l'altra titolare della concessione marittima
sul Terminal Alti Fondali. Quest'ultima avrebbe avuto come
soci Campostano Group ed i suoi partner riuniti nella
vecchia compagine di Funiviaria Alto Tirreno (51% delle
quote) e la società TRI (49%). Tra reciproche diffidenze, il
progetto, fino a quando TRI era controllato da Antonio
Barone, non aveva fatto molti passi avanti.
Ma il passaggio delle attività di Barone alla multinazionale
Babcock ha rimesso in moto i meccanismi e le diplomazie.
Soprattutto per le sollecitazioni giunte dal presidente
dell'Authority Rino Canavese, che ha diversi e buoni motivi
per chiudere in fretta il discorso rinfuse.
Una prima ragione è che non sono ancora cadute le incertezze
sull'assetto definitivo della nuova logistica del carbone,
nonostante sia in corso la gara per l'assegnazione della
nuova concessione sulle linee funiviarie Savona - San
Giuseppe, che vede in pole position la società Funivie (Campostano,
Ascheri, Compagnia Chiesa e Autorità Portuale), costituita
per gestire il "cavo" e i parchi interni.
La costituzione della società per il Terminal Alti Fondali -
l'intesa prevede che le attività operative e commerciali
siano affidate a Babcock - potrebbe preludere ad un
riassetto globale. La linea funiviaria collega oggi i parchi
di Cairo al terminal di Miramare. L'impianto verrà dismesso
quando sarà completato il collegamento sottomarino con il
Terminal Alti Fondali. Ma quest'ultimo è dotato di raccordo
ferroviario e può funzionare anche senza utilizzare le
funivie, contando sulla capacità di traino dei locomotori
dell'Autorità Portuale ("prestati" al porto di Genova, in
sei mesi hanno portato da Voltri a Milano 400 mila
tonnellate. di merci).
La seconda ragione è che lo "sbarco" degli australiani nel
terminal di Savona è indispensabile per consentire il
trasferimento agli Alti Fondali dei traffici di carbone
destinati all'Italiana Coke di Cairo, oggi movimentati al
pontile San Raffaele di Vado e stoccati nei parchi di San
Genesio.
Si tratta di un tassello fondamentale per ottenere dal
comune di Vado il via libera alla piattaforma, dove oltre ai
contenitori troveranno spazio anche gli impianti di sbarco
del carbone (solo quello destinato a Tirreno Power), dei
cereali e dei prodotti petroliferi. Un ulteriore motivo per
coinvolgere il gruppo australiano negli affari portuali di
Savona è che l'Authority punta sulla realizzazione nella
zona 33 (diga foranea) di un riempimento dove sarà insediato
un secondo terminal per rinfuse "bianche".
Si tratta di un'iniziativa rilevante, che l'Authority
intende affrontare con l'intervento di capitali privati e
che sembra "tagliata su misura" per Babcock.
Sergio Del Santo
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