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Antipolitica, populismo o vera e nuova politica?
di Nonna Abelarda

 

Gentile professoressa Pira,
mi scuserà se la chiamo in causa direttamente, ma... il suo pezzo sull’ultimo numero di Trucioli... scritto prima che il famoso V-day avvenisse, rispecchia anche troppo bene un certo tipo di dubbi, opinioni e prevenzioni su Beppe Grillo e il suo movimento. Non so se ora, a manifestazione avvenuta, lei abbia cambiato idea o meno, e neppure pretendo di discutere o di convincerla.

  Solo di esprimere un differente punto di vista: quello di chi aderisce come attivista al movimento degli Amici di Beppe Grillo, era presente al gazebo a raccogliere firme, e ne era e rimane  assolutamente fiera, convinta di aver fatto qualcosa di nuovo e positivo.

Capisco che chi è ancorato a un’idea sacrosanta di rettitudine, valori,  educazione, ideali e movimenti del passato che li hanno generati, e non ha modo di conoscere bene dall’interno il blog e le persone che vi si riconoscono, possa farsi un’idea parziale e non positiva dell’insieme, basandosi sulla protesta gridata, sulle parolacce, (da molti considerate espressione di protervia fascista!) e su Grillo come simbolo e profeta. Senza sapere niente dei grandi temi trattati, ambiente, lavoro, energia, giustizia sociale,  della rete propositiva, giovane e carica di energie e competenze che si sta creando. E’ comprensibile questa diffidenza in tante brave e giuste persone, in chi non ha tutti gli elementi per giudicare o ha solo i più vistosi ed evidenti, gli unici, del resto, che emergano dalla generale omertà dei media. Non a caso tutti si concentrano sul personaggio (che cosa vuole, entrerà o no in politica), pochi sul movimento, del quale al massimo si tentano sprezzanti e sbrigative analisi sociologiche (da “grillisti” a “smanettoni di internet” a “futuri picchiatori”).

Meno comprensibile, o almeno, non giustificabile è invece che chi questi elementi li ha o li dovrebbe avere tutti, e cioè intellettuali, politici e giornalisti, soprattutto gli ultimi, argomenti e sentenzi in modo superficiale, distorto, parziale e scorretto, in chiara malafede. Con grande frustrazione di coloro che erano in piazza e non vedono minimamente riconosciute le loro ragioni e le loro autentiche verità.

A dimostrazione che la nostra è, sì, effettivamente, un’informazione semilibera. Che l’emergenza in questo paese esiste già.

Pazienza i Fede e i Casini, dai quali ci si poteva aspettare qualsiasi nefandezza. Pazienza le TV, che prima colpevolmente tacevano, convinte di contribuire al flop, nell’idea che ciò che non è TV non esiste, e ora tentano affannosamente di correre ai ripari a modo loro, distorcendo e spettacolarizzando. Ma i peggiori, ingiusti e velenosi commenti sono arrivati proprio da quei giornali e giornalisti “progressisti” che avrebbero dovuto essere sensibili alle istanze del V-day, anzi, spesso le portano avanti in proprio. Forse sono gelosi di questa invasione del loro orticello, ne pretendono l’esclusiva? O non piuttosto esiste un’orchestrazione di settori e poteri, una specie di gioco delle parti, un muro compatto di interessi intrecciati, economici, politici, imprenditoriali, di accordi sotterranei e finte litigate, un sistema monolitico, impermeabile a qualsiasi vera riforma e critica, che adesso subisce degli scossoni impensabili fino a poco fa?

 

Ecco, è quest’ultima cosa che cominciano a sospettare in tanti, appoggiandosi su molte prove e dati di fatto, non su malcontento generico. E sono stufi, frustrati, non si sentono minimamente rappresentati, vorrebbero un cambiamento. Su questo si basa il nuovo movimento. E’ qualunquista dire “sono tutti ladri”, è invece allarme civile e informazione dire, come i media dovrebbero fare e non fanno, esattamente come, dove , perché e a opera di chi avvengano i “furti”. E cosa si può fare per cambiare rotta.

 

Un malcontento e una tensione generale in Italia esistono, inutile nasconderlo, e ha ragione chi ne teme le conseguenze. Derivano dai guasti del berlusconismo, guasti morali e civili e culturali oltre che materiali, come dal sostanziale allineamento della sinistra moderata, debole coi forti e forte coi deboli, inossidabile e impermeabile a ogni cambiamento. Dai beceri xenofobi della Lega come dai veterobuonistioperaistichic della sinistra radicale. In questo senso si dice né destra né sinistra: poiché nessuno sta al passo coi tempi, occorre non una rinuncia agli ideali, appunto qualunquista e pericolosissima, ma nuovi e più moderni obiettivi in termini di lavoro (i precari stanno peggio degli operai!) , ambiente (non possiamo continuare a questi ritmi di cementificazione e “sviluppo”!), energia ( con le fonti rinnovabili siamo indietro da morire e questi rilanciano il carbone!) e, sì, anche dignità, morale, sobrietà della politica e dei politici (da cui l’esigenza di facce nuove e più giovani!)

Si continua a equivocare, citare parzialmente, interpretare frettolosamente. La frase di Grillo “dal ’43 a oggi non è cambiato niente”, liquidata da Michele Serra come “una belinata”, senza darne spiegazioni, non è altro che uno slogan per dire che, allora come oggi, il paese si trova in uno stato di grave emergenza, di disfatta morale, e che non si può continuare a ignorarne i segnali, pena gravissime conseguenze: pericolose svolte autoritarie, ricerca di capri espiatori, razzismo d’accatto, giustizialismo verso i più deboli o al contrario estrema debolezza dello stato, anarchismi, ulteriore sfaldamento di regole e strutture.

Ma di tutto questo Grillo non è la causa, né il colpevole e neppure la conseguenza: semmai, se proprio vogliamo, un tentativo di cura. Una persona che cerca di utilizzare il suo potere mediatico per esercitare un diritto all’informazione, alla critica, alla proposta costruttiva, attraverso il suo movimento che definirei piuttosto “transpolitico”. Che non è di adoratori del capo, di fan emozionali, ma di persone che condividono in tutto o in parte i suoi argomenti. Non è un esercito monolitico che esegue gli ordini, ma una specie di simbiosi, un mutuo scambio: Grillo usa i Meetup per amplificare la portata e gli effetti delle sue battaglie, i Meetup usano il richiamo mediatico del personaggio per le proprie azioni di critica, informazione capillare, proposte, collegamento fra persone, tecnici, gruppi, su temi locali e generali. Con particolare riguardo a politica, energia, ambiente. Battaglie difficili.

Tutto questo è l’estrema antitesi del qualunquismo, dell’antipolitica. Che sono prima di tutto ignoranza e comodo disimpegno. Nulla di più distante dal torpido egoismo del movimento Uomo Qualunque, in queste persone motivate e concrete, coraggiose e spesso ammirevoli. In questa partecipazione alla attività politica, appunto “governo della polis”, dal basso.

Il qualunquismo, in Italia, quello deteriore, esiste già: lo dirige il Cavaliere, ammazzando la cultura a colpi di veline, calcio e paparazzi, con le ottuse frange leghiste. Non c’e’ alcun bisogno di crearne un altro.

Il movimento di Grillo lo favorisce, danneggia soprattutto la sinistra? E’ la sinistra a doversi fare l’esame di coscienza, a chiedersi cosa sia rimasto degli ideali di un tempo, in queste scalate bancarie e cementificazioni selvagge. A non pretendere più di essere votata a priori, per fedeltà di tessera o per lo spauracchio dell’ “altro”. La cambiale in bianco, purtroppo, è in scadenza, e il disastro è alle porte, anche solo come assenteismo elettorale. Lo abbiamo già iniziato a verificare, ben prima dell’esplodere del fenomeno Grillo. Dar la colpa a lui, adesso, o  identificare in  lui la minaccia, solo perché fra i tanti che lamentano lo scollamento della politica è il più ascoltato, è semplicemente puerile.

Serra lo ha definito per certi versi un isolato. Un isolato? Forse dai salotti ingessati della politica, con l’eccezione, non si sa quanto “pelosa”, di Di Pietro e Pecoraro Scanio. Ma per il resto gode dell’appoggio e dell’apprezzamento di intellettuali, di tecnici, di esperti internazionali, di movimenti, e lui stesso appoggia cause importanti, come quella per la non-privatizzazione dell’acqua portata avanti da padre Zanotelli, il movimento no-TAV e anti raddoppio base di Vicenza,  il microcredito nei paesi emergenti, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la lotta al sistema finanziario, al consumismo, all’indebitamento, i movimenti antimafia e molti altri. In un’ottica, per di più, globalizzata, non rinchiudendoci nel nostro piccolo.

Tutto questo è qualunquismo, chiassosità becera, antipolitica, nichilismo, protesta urlata, violenza?

Le immagini, le testimonianze parlano da sole. Basta guardare la foto di Savona, e mi si dice che dappertutto era così. Sabato pareva un miracolo: belle facce di gente sorridente, non un attimo di tensione, non un insulto, un estremismo. Code ordinate, tutti in fila con il loro documento, informati e decisi: gente di tutte le età e provenienze, operai e laureati, a dimostrazione che il vecchio sistema delle classi sociali  funziona ormai solo per Bertinotti, che ci sono nuove ricchezze nascoste e dubbie, e nuove e purtroppo diffuse povertà trasversali,  specie nel precariato. Pensionati, famigliole con bambini, giovani, ragazzi.

I giovani! Questo è il vero miracolo, quelli che è difficile coinvolgere, quelli, sì, indifferenti alla politica, ora vengono attirati dal movimento, si interessano, capiscono questo linguaggio di ironia, spettacolo, energia, speranza, più di tante astrusità di quella città fra le nuvole che è diventata la politica. Addirittura dei diciassettenni ci sono rimasti male di non poter firmare! E’ un pericolo, questo? O non è piuttosto un pericolo e un danno enorme vederli istupiditi fra discoteca, happy hour, Lucignolo, Studio aperto e De Filippi?

E’ la politica, che deve tornare a comunicare e agire, su temi concreti, moderni e urgenti. Non noi, come pretenderebbero in tanti, che dobbiamo adeguarci a loro e ai loro oscuri minuetti, secondo la frase di Guzzanti: “gli elettori non accettano più i partiti? E cambiamoli, ‘sti elettori!”

Mio nonno era un comunista della prima ora, di cui conservo ancora gelosamente le tessere del partito. Mio padre era un partigiano. Io venero la loro memoria, e in tutta coscienza, non sento affatto di averla tradita. Anzi, sento che mi approverebbero.

Sono altri, come dicevo, che hanno dimenticato da dove vengono. Altri, che prima di sentenziare e criticare e lanciare allarmi su bersagli sbagliati, dovrebbero prima farsi un bell’esamino di coscienza personale. E cambiare rotta, prima che sia troppo tardi per tutti.

Nonna Abelarda